11
Ott
2012

Intellettuali pubblici

Sto leg­gen­do Shi­ve­ring Sands, una rac­col­ta di arti­co­li fir­ma­ti da War­ren Ellis, usci­to nel 2006. Incap­po in que­sto passaggio:

«Umber­to Eco: ecco un vero intel­let­tua­le pub­bli­co, una cate­go­ria che tro­ve­re­te di sicu­ro biz­zar­ra. L'Italia è quan­to di più intel­let­tual­men­te depra­va­to esi­sta in Euro­pa. Ha cin­que quo­ti­dia­ni inte­ra­men­te dedi­ca­ti al cal­cio. Il suo pre­mier è il padro­ne di varie tele­vi­sio­ni. Voi pia­gnu­co­lo­si Yan­kee fri­gna­te per Fox News, ma pro­va­te ad imma­gi­na­re cosa acca­dreb­be se Geor­ge Bush fos­se il pro­prie­ta­rio del­la CBS. Que­sta è la situa­zio­ne dell'Italia. Ogni ita­lia­no anglo­fo­no che ho mai cono­sciu­to in vita mia mi dice che uno dei moti­vi per cui ha impa­ra­to l'inglese è la pos­si­bi­li­tà di vede­re la BBC, la pri­ma fon­te di noti­zie non pale­se­men­te mani­po­la­te a cui ha avu­to acces­so. L'attuale cam­pa­gna per le ele­zio­ni poli­ti­che in Ita­lia è incre­di­bil­men­te comi­ca (per chi non è ita­lia­no, ovvia­men­te). Ber­lu­sco­ni si esi­bi­sce in pagliac­cia­te che fan­no rode­re il culo dall'invidia per­fi­no a Richard Nixon nel­la sua tomba.
E, cio­no­no­stan­te, Umber­to Eco, pro­fes­so­re di semio­ti­ca e scrit­to­re cele­bre in tut­to il mon­do, ha una rubri­ca su uno dei prin­ci­pa­li quo­ti­dia­ni. Non è l'unico. Lo stes­so Eco ha affer­ma­to che si limi­ta a segui­re una tra­di­zio­ne: gli intel­let­tua­li ita­lia­ni par­la­no alla popo­la­zio­ne. L'Italia è una nazio­ne in cui ci sono uomi­ni e don­ne, paz­zoi­di e nel con­tem­po intel­li­gen­ti, che con­si­de­ra­no par­te del loro mestie­re di intel­let­tua­le dif­fon­de­re le pro­prie idee al pub­bli­co e com­men­ta­re il mon­do che li circonda.»
Shi­ve­ring Sands, War­ren Ellis, edi­zio­ne Inter­na­tio­nal Elec­tro­pho­nic Unit, p. 95 

E' una bana­li­tà dal nostro pun­to di vista, ma io la tro­vo tre­men­da­men­te signi­fi­ca­ti­va. Tut­ti gli scrit­to­ri e/o intel­let­tua­li e/o arti­sti ita­lia­ni che cono­sco, dal micro al macro, con­di­vi­do­no que­sto assun­to di base, eccet­to una spa­ru­tis­si­ma mino­ran­za. Lo dan­no per scon­ta­to. In gran par­te dell'Europa e negli Sta­ti Uni­ti, è vero il con­tra­rio. Anche i pochi auto­ri che si espon­go­no a livel­lo poli­ti­co ten­do­no a far­lo sot­to l'ombrello di un gran­de par­ti­to, in una curio­sa for­ma di "lot­tiz­za­zio­ne" dell'intellettualità. Per una gras­sa fet­ta degli intel­let­tua­li poli­ti­ca­men­te atti­vi in que­sti pae­si, la veri­tà poli­ti­ca può esse­re espo­sta solo entro i due stret­ti cana­li di pro­pa­gan­da del par­ti­to con­ser­va­to­re e di quel­lo pro­gres­si­sta (la cele­bre fac­cen­da dell'aquila con due ali, entram­be destre).