21
Giu
2009

Nuovi dettagli sulle esercitazioni antiterrorismo del 7 luglio 2005 a Londra — 14/04/09

(Arti­co­lo tra­dot­to per Mega­chip)

di Ste­ve Watson – Infowars.com

Con una nota di com­men­to reda­zio­na­le di Mega­chip.
Peter Power rive­la il nome del­la socie­tà con cui lavo­ra­va la mat­ti­na degli atten­ta­ti londinesi

Peter Power è l’uomo che sovrin­ten­de­va alle eser­ci­ta­zio­ni su atten­ta­ti ter­ro­ri­sti­ci a Lon­dra duran­te la mat­ti­na del 7 ago­sto 2005, pro­prio men­tre era in cor­so un attac­co vero. Dopo un silen­zio lun­go tre anni e mez­zo Power, ex diret­to­re del dipar­ti­men­to Anti­ter­ro­ri­smo di Sco­tland Yard, ha rive­la­to ulte­rio­ri det­ta­gli del retro­sce­na di quei fat­ti con una dichia­ra­zio­ne che ha fat­to capo­li­no nel­la sezio­ne dei com­men­ti di un blog. Il sito, in quel momen­to, sta­va com­men­tan­do le affer­ma­zio­ni che lo stes­so Power ave­va rila­scia­to alla BBC una set­ti­ma­na pri­ma.
Come abbia­mo già scrit­to in pre­ce­den­za, l’esperto nel­la gestio­ne del­le cri­si ha rive­la­to che alcu­ne azien­de han­no sfrut­ta­to la blin­da­tu­ra di Lon­dra (occor­sa di mer­co­le­dì, a cau­sa del­le pro­te­ste con­tro il G20) per insce­na­re una eser­ci­ta­zio­ne che ave­va come ogget­to una pan­de­mia di influen­za.
Quan­do il blog di Uncen­so­red Maga­zi­ne ha posta­to un arti­co­lo riguar­do alle atti­vi­tà di Peter Power, lui stes­so ha rispo­sto con una lun­ga dichia­ra­zio­ne nel­la qua­le rive­la che l’azienda per cui lavo­ra­va il 7 ago­sto era Reed Else­vier, il gigan­te lon­di­ne­se dell’informazione.
L’azienda è per lo più cono­sciu­ta per il suo data­ba­se lega­le Lexis/Nexis, oltre che per pos­se­de­re altre fon­ti di infor­ma­zio­ne: ad esem­pio, pro­du­ce un gran nume­ro di rivi­ste scien­ti­fi­che, com­pre­si alcu­ne del­le più gran­di e rispet­ta­te. La Reed è anche un cele­bre ospi­te di impo­nen­ti mostre o even­ti. Tra le altre cose, pos­sie­de par­te dell’ExCel Cen­tre nel­la zona por­tua­le di Lon­dra, dove lo scor­so wee­kend si è tenu­to il G20.

Ecco la ver­sio­ne inte­gra­le del­la dichia­ra­zio­ne di Peter Power:
«Riguar­do all’esercitazione del 7 luglio 2005, ed i paral­le­li con l’attentato di quel gior­no, sono sta­te det­te una marea di scioc­chez­ze. Da allo­ra, ho pro­va­to ripe­tu­ta­men­te a com­men­ta­re per­so­nal­men­te sui nume­ro­si siti inter­net che, sem­pre più infer­vo­ra­ti dal­le loro teo­rie del com­plot­to, stan­no evi­tan­do ogni dibat­ti­to razio­na­le sull’argomento. Sem­bra che quan­ti sono pron­ti ad iscri­ve­re ogni coin­ci­den­za in un’elaborata teo­ria cospi­ra­to­ria non sia­no incli­ni al dia­lo­go con chi vuo­le offri­re una diver­sa pro­spet­ti­va. Cio­no­no­stan­te, non ho anco­ra per­so ogni spe­ran­za. Quin­di spe­ro, for­se inge­nua­men­te, che sia rima­sto qual­che let­to­re inte­res­sa­to a leg­ge­re un rac­con­to one­sto e fat­tua­le dell’esercitazione che la mia azien­da ha svol­to quel gior­no di tre anni fa.
Sfor­tu­na­ta­men­te, nel 2008 la BBC ha rin­via­to un pro­gram­ma tele­vi­si­vo (del­la sua serie sul­le cospi­ra­zio­ni) che avreb­be dovu­to far luce su que­sti even­ti. Sic­co­me il pro­dut­to­re ese­cu­ti­vo e il suo staff si sono dimo­stra­ti mol­to equi (mol­ti teo­ri­ci del­la cospi­ra­zio­ne sono sta­ti invi­ta­ti a par­te­ci­pa­re), già tre anni fa il nostro clien­te ha accon­sen­ti­to a cita­re il nome del­la sua azien­da nel docu­men­ta­rio. Abbia­mo addi­rit­tu­ra con­ces­so alla BBC tut­to il mate­ria­le rela­ti­vo all’esercitazione in nostro pos­ses­so. Pur­trop­po, nel 2008 la mes­sa in onda è sta­ta bloc­ca­ta, per­ché avreb­be potu­to inter­fe­ri­re con un pro­ces­so in cor­so. L’emittente è sta­ta costret­ta a riman­dar­la al 2009.
All’inizio del 2005, Reed Else­vier, un’azienda spe­cia­liz­za­ta nel mon­do del­la pub­bli­ci­sti­ca e dell’informazione, che impie­ga un miglia­io di per­so­ne a Lon­dra e din­tor­ni, ci ha chie­sto di aiu­tar­li a pre­pa­ra­re un pia­no di gestio­ne cri­si e di con­dur­re un eser­ci­ta­zio­ne che lo met­tes­se in atto. Abbia­mo svi­lup­pa­to una varie­tà di boz­ze per sce­na­ri dif­fe­ren­ti e, infi­ne, abbia­mo fis­sa­to la data dell’esercitazione: il 7 luglio alle 9:00.
L’esercitazione che abbia­mo svi­lup­pa­to con­si­ste­va in una serie di pro­ce­du­re che sei per­so­ne (il team di gestio­ne del­la cri­si) avreb­be­ro dovu­to met­te­re in atto. Abbia­mo mes­so tut­to su Power­Point. La nostra sede, e loca­tion dell’esercitazione, era un uffi­cio vici­no a Chan­ce­ry Lane, pro­prio al cen­tro di Lon­dra. Sic­co­me mol­ti mem­bri del­lo staff veni­va­no a lavo­ro in metro­po­li­ta­na, abbia­mo scel­to di basa­re l’esercitazione su un attac­co con esplo­si­vi incen­dia­ri a tre vago­ni del­la metro. Abbia­mo usa­to come model­lo un vero atten­ta­to dell’IRA del ‘92 ed altri simi­li.
La metro­po­li­ta­na lon­di­ne­se è sta­ta vit­ti­ma di ben 18 atten­ta­ti negli anni pre­ce­den­ti al 2005: sce­glier­la era una cosa logi­ca, non chis­sà che pre­co­gni­zio­ne. Se tenia­mo que­sto a men­te, non ci stu­pi­sce con­sta­ta­re che la Deu­tsche Bank ha svol­to un’esercitazione simi­le qual­che gior­no pri­ma di noi e, anco­ra pri­ma di que­sta, un’esercitazione inte­ra­zien­da­le (e mol­to pub­bli­ciz­za­ta) chia­ma­ta Osi­ris II ha simu­la­to un atten­ta­to alla sta­zio­ne Bank. Inol­tre, nel 2004 ho par­te­ci­pa­to a una pun­ta­ta di BBC Pano­ra­ma insie­me a Michael Por­til­lo, in cui abbia­mo discus­so di come Lon­dra avreb­be potu­to rea­gi­re a deter­mi­na­ti atten­ta­ti ter­ro­ri­sti­ci (che in que­sto caso era­no fit­ti­zi, insce­na­ti dal­la BBC).
In bre­ve, buo­na par­te del­la ricer­ca su cui la nostra eser­ci­ta­zio­ne si basa­va era già sta­ta fat­ta. Lo sce­na­rio che abbia­mo svi­lup­pa­to per il nostro clien­te ini­zia­va con una serie di fal­se noti­zie (pre­se dal soprac­ci­ta­ta tra­smis­sio­ne Pano­ra­ma) e gli even­ti in que­stio­ne si svi­lup­pa­va­no solo sul­lo scher­mo, come in ogni altra eser­ci­ta­zio­ne di que­sto tipo. Era­no nar­ra­ti da un faci­li­ta­to­re, sen­za ele­men­ti ester­ni o azio­ni che non acca­des­se­ro nel nostro uffi­cio. Abbia­mo inclu­so nel nostro sce­na­rio anche l’esplosione di una bom­ba nei pres­si dell’ufficio del maga­zi­ne «Jewish Chro­ni­cle»: i nostri ter­ro­ri­sti imma­gi­na­ri era­no coscien­ti che quel­lo era il luo­go in cui sareb­be­ro tran­si­ta­ti mol­ti dei pen­do­la­ri che si diri­ge­va­no al loro lavo­ro, dato che alcu­ne del­le sta­zio­ni del­la metro avreb­be­ro dovu­to chiu­de­re. Del­le otto sta­zio­ni metro che rien­tra­va­no nell’area dell’esercitazione, ne abbia­mo scel­to tre. Pro­prio le tre che sono sta­te col­pi­te dagli even­ti dram­ma­ti­ci del 7 luglio 2005. È sta­ta una con­fer­ma del­la vali­di­tà del nostro sce­na­rio, anche se avrem­mo pre­fe­ri­to far­ne a meno.
Non è inu­sua­le che un’esercitazione si tra­sfor­mi in una cri­si rea­le. Per esem­pio, nel gen­na­io del 2003, tren­ta per­so­ne sono sta­te feri­te quan­do il dera­glia­men­to di una metro­po­li­ta­na ha sca­glia­to i vago­ni con­tro un muro. Con­tem­po­ra­nea­men­te, la poli­zia lon­di­ne­se sta­va svol­gen­do un’esercitazione simi­le, che il repar­to vit­ti­me dovet­te inter­rom­pe­re per anda­re ad occu­par­si dell’evento rea­le.
Un nume­ro sor­pren­den­te di per­so­ne non rie­sce ad accet­ta­re que­ste coin­ci­den­ze come tali. Cre­do­no che deb­ba esser­ci die­tro una cospi­ra­zio­ne. Rifiu­ta­no di accet­ta­re che, se si svol­ge un’indagine appro­fon­di­ta per svi­lup­pa­re il pro­prio sce­na­rio, si otter­rà un’esercitazione i cui con­te­nu­ti sono alta­men­te pro­ba­bi­li. Comun­que, l’unico moti­vo per cui ho accon­sen­ti­to a par­la­re in TV quel gior­no, quan­do c’era anco­ra mol­ta con­fu­sio­ne sull’attentato, era quel­lo di inco­rag­gia­re altre orga­niz­za­zio­ni a pia­ni­fi­ca­re nuo­ve eser­ci­ta­zio­ni. Sap­pia­mo bene che la minac­cia del ter­ro­ri­smo è, e rima­ne, rea­le. Una con­se­guen­za di que­sto è che, sen­za meri­tar­lo, l’Islam, una gran­de fede abra­mi­ti­ca e mono­tei­sta (insie­me all’Ebraismo ed il Cri­stia­ne­si­mo), è dive­nu­ta ogget­to di odio da par­te di mol­ta gente.»

Per rica­pi­to­la­re: nel pome­rig­gio del 7 luglio 2005, Power ha rive­la­to a un inter­vi­sta­to­re alla radio del­la BBC che la sua azien­da sta­va svol­gen­do per un non meglio pre­ci­sa­to grup­po di un miglia­io di per­so­ne un’esercitazione incen­tra­ta sull’esplosione con­tem­po­ra­nea di tre bom­be in tre sta­zio­ni del­la metro­po­li­ta­na, nel­lo stes­so momen­to in cui l’attentato rea­le si è svol­to.
Ecco la tra­scri­zio­ne dell’intervista radio­fo­ni­ca.
PETER POWER: «Alle otto e mez­za di que­sta mat­ti­na sta­va­mo con­du­cen­do un’esercitazione per un’azienda che con­ta oltre un miglia­io di per­so­ne a Lon­dra, nel­la qua­le pren­de­va­mo in con­si­de­ra­zio­ne un atten­ta­to iden­ti­co a quel­lo acca­du­to sta­mat­ti­na. Ho anco­ra i capel­li drit­ti dal­la pau­ra.»
BBC: «Per capir­ci: sta­va­te con­du­cen­do un’esercitazione per vede­re come avrem­mo dovu­to rea­gi­re ad un atten­ta­to che poi è suc­ces­so real­men­te?»
POWER: «Pro­prio così. L’abbiamo pro­gram­ma­to ver­so le nove, per un’azienda che ovvia­men­te pre­fe­ri­sco non men­zio­na­re, anche se so che ci stan­no ascol­tan­do e san­no tut­to. Ave­va­mo una stan­za pie­na di esper­ti nel­la gestio­ne del­le cri­si che si era­no appe­na incon­tra­ti per la pri­ma vol­ta e così, in cin­que minu­ti, ci sia­mo resi con­to che quel­lo che ave­va­mo ela­bo­ra­to sta­va acca­den­do vera­men­te. Abbia­mo deci­so rapi­da­men­te di met­te­re in atto tut­te le misu­re neces­sa­rie per con­te­ne­re la crisi.»

Una tale coin­ci­den­za è asso­lu­ta­men­te incre­di­bi­le e, per que­sto, alcu­ni ipo­tiz­za­no che il pia­no di Power sia sta­to mes­so in atto in anti­ci­po o usa­to da per­so­ne che già sape­va­no degli atten­ta­ti pri­ma che aves­se­ro luogo.

La stes­sa cosa è acca­du­ta l’11 set­tem­bre, quan­do alcu­ne eser­ci­ta­zio­ni incen­tra­te su aerei dirot­ta­ti si sono sovrap­po­ste a dirot­ta­men­ti rea­li. Alcu­ni pen­sa­no che le eser­ci­ta­zio­ni avreb­be potu­to fun­ge­re da coper­tu­ra per l’attentato, nel caso in cui i suoi respon­sa­bi­li fos­se­ro sta­ti catturati.

Power ha allu­so alla natu­ra di que­ste simu­la­zio­ni dopo il 7 luglio, nel ten­ta­ti­vo di smor­za­re il signi­fi­ca­to di que­ste coincidenze.

Meno di una set­ti­ma­na dopo l’attentato, men­tre Power ed i con­su­len­ti del­la sua azien­da (la Visor) rice­ve­va­no valan­ghe di e‑mail e doman­de sull’esercitazione, sca­tu­ri­te prin­ci­pal­men­te dai nostri arti­co­li in meri­to, è sta­ta rila­scia­ta la seguen­te dichiarazione:

«Oltre a que­sto, non fare­mo altri com­men­ti. Dato lo straor­di­na­rio nume­ro di mes­sag­gi che ci è arri­va­to da per­so­ne disin­for­ma­te, non rispon­de­re­mo a nes­su­no che non pos­sa cer­ti­fi­ca­re una buo­na ragio­ne per chie­der­ci ulte­rio­ri det­ta­gli (ad esem­pio gior­na­li­sti o acca­de­mi­ci).»
L’eventuale coin­vol­gi­men­to di Power nell’attentato è alta­men­te impro­ba­bi­le: per­ché avreb­be annun­cia­to l’esercitazione ad una radio nazio­na­le poche ore dopo l’attentato? Ma la sua rea­zio­ne alle doman­de riguar­dan­ti l’esercitazione han­no mes­so in luce un disa­gio nel trat­ta­re que­sti argomenti.

Tra­du­zio­ne per Mega­chip a cura Mas­si­mo Spi­ga.
Arti­co­lo ori­gi­na­le: “Peter Power Reveals More Details of 7/7 Ter­ro­ri­st Bom­bing Drills“

Nel dicem­bre 2007, Power è sta­to avvi­ci­na­to da un grup­po di mem­bri del grup­po We Are Chan­ge. Con edu­ca­zio­ne, gli han­no spie­ga­to chi fos­se­ro e cosa sta­va­no facen­do. Lui ha rifiu­ta­to di rispon­de­re alle loro doman­de davan­ti ad una tele­ca­me­ra. Ha det­to che non tol­le­ra­va simi­li approcci.

Guar­da il video:

Un altro video cla­mo­ro­so:
Le impres­sio­nan­ti dichia­ra­zio­ni di Peter Power rese alla TV il 7 luglio 2005 (tra­du­zio­ne e sot­to­ti­to­li in ita­lia­no a cura di luogocomune.net):

Nota di Mega­chip:
Peter Power vuo­le dir­ci che le eser­ci­ta­zio­ni di simu­la­zio­ne sono un fat­to rou­ti­na­rio e che l’esercitazione del 7 luglio non usci­va dall’ordinario, sem­pli­ce­men­te ha ‘coin­ci­so’ con gli atten­ta­ti rea­li. Una baz­ze­co­la.
In real­tà gli sce­na­ri defi­ni­ti ‘walk throu­gh’ non han­no nul­la di rou­ti­na­rio. Nem­me­no l’esercitazione di simu­la­zio­ne d’attentati del­la socie­tà di Power era affat­to una coin­ci­den­za iso­la­ta.
Sia in occa­sio­ne degli atten­ta­ti lon­di­ne­si, sia in cor­ri­spon­den­za degli attac­chi dell’11 set­tem­bre 2001 negli USA era­no in cor­so eser­ci­ta­zio­ni che ripro­du­ce­va­no sce­na­ri mol­to vici­ni a quan­to acca­de­va real­men­te.
Per giu­sti­fi­ca­re l’impreparazione del­la Dife­sa ame­ri­ca­na di fron­te agli atten­ta­ti dell’11 set­tem­bre, i com­men­ta­to­ri ben accre­di­ta­ti pres­so i mass media a lar­ga dif­fu­sio­ne e i gover­ni, han­no par­la­to di even­ti ‘impre­ve­di­bi­li’.
Ma ci sono altri fat­ti che, lun­gi dall’accreditare impre­ve­di­bi­li­tà, sem­bra­no ecce­zio­na­li pre­co­gni­zio­ni. Eser­ci­ta­zio­ni simi­li era­no già sta­te effet­tua­te. Come si è potu­to leg­ge­re su «USA Today», nei due anni che han­no pre­ce­du­to gli atten­ta­ti dell’11 set­tem­bre « il coman­do del­la dife­sa aerea del­la regio­ne nor­da­me­ri­ca­na [North Ame­ri­can Aero­spa­ce Defen­se Com­mand, NORAD, respon­sa­bi­le del­la dife­sa aerea di USA e Cana­da] ha con­dot­to eser­ci­ta­zio­ni che simu­la­va­no quel che la Casa Bian­ca ha in segui­to qua­li­fi­ca­to inim­ma­gi­na­bi­le[…]: l’utilizzazione di aerei dirot­ta­ti come arma nel far­li schian­ta­re su degli obiet­ti­vi.» Esi­ste dun­que l’ombrello di una rou­ti­ne che toglie alo­ni di sospet­to alle azio­ni che vi si ripa­ra­no. Chi pre­pa­ra un atten­ta­to può inclu­de­re le ope­ra­zio­ni in tan­te azio­ni par­cel­liz­za­te che si inne­sta­no nel qua­dro del­le eser­ci­ta­zio­ni.
Un’ottima rap­pre­sen­ta­zio­ne ric­ca di tabel­le cro­no­lo­gi­che e con un’interpretazione mol­to inquie­tan­te del­le tan­te eser­ci­ta­zio­ni dell’11/9 è con­te­nu­ta in un capi­to­lo del libro “ZERO”. Il capi­to­lo è sta­to scrit­to da Web­ster Grif­fin Tar­pley e s’intitola “Ana­to­mia di un Coup d’État”.
Un arti­co­lo appar­so sul «New York Times» appe­na 20 gior­ni dopo i fat­ti di Lon­dra ripor­ta­va le con­clu­sio­ni di mol­ti espo­nen­ti del­la poli­zia e dell’intelligence, tese a esclu­de­re che i quat­tro pre­sun­ti ter­ro­ri­sti aves­se­ro pia­ni­fi­ca­to di sui­ci­dar­si, per­ché inve­ce furo­no «abbin­do­la­ti fino a una trap­po­la leta­le». Lo sce­na­rio che emer­ge in quest’ipotesi è che i sup­po­sti atten­ta­to­ri sia­no sta­ti in qual­che modo coin­vol­ti in un’impresa che però non con­trol­la­va­no.
Nel pro­gram­ma Day Side del cana­le FOX News del 29 luglio 2005 l’esperto di ter­ro­ri­smo John Lof­tus, già pro­cu­ra­to­re al Dipar­ti­men­to USA del­la Giu­sti­zia, spie­gò che la pre­sun­ta ‘men­te’ degli atten­ta­ti lon­di­ne­si, Haroon Rashid Aswat, era una risor­sa dell’intelligence bri­tan­ni­ca.
Sono sce­na­ri che — quan­do il dibat­ti­to era più libe­ro e per­ciò capa­ce di appros­si­mar­si alla veri­tà – sareb­be­ro sta­ti defi­ni­ti da “Ter­ro­ri­smo di Sta­to” anche nei media mainstream.