Intervista a me e Gianluca Floris su NYX (28/07/11)
Massimo Spiga: Sono un grande estimatore dei Wu Ming, per cui anch’io mi accodo alla loro scelta di non-interferenza e minima invasività nella vita dei libri o racconti. Preferisco lasciare che le opere parlino con la loro voce, la mia vita è un’eccedenza irrilevante in questo contesto.
Come e quando nasce Nyx?
MS: E’ una domanda rivolta alla persona sbagliata. Io sono stato contattato dal mio agente quando il progetto era già in divenire. Mi ha impartito di scrivere una storia breve incentrata sul concetto di “notte”, senza aggiungere altri dettagli. L’ho ideata, scritta e consegnata in una settimana. Si intitola Notte dell’Avvenire. Solo a pubblicazione avvenuta, ho potuto apprezzare l’ampiezza del progetto.
Mi parli del suo racconto della notte; lo dedica a qualcuno in particolare? Tramite quale aspetto intende far riflettere il lettore?
MS: Notte dell’Avvenire si basa sulla vita della cosmonauta russa Valentina Tereshkova, anche se la sua vita è stata rimodellata in vari punti e fusa con quelle di altri cosmonauti. Tutti gli eventi in essa raccontati sono realmente accaduti. Il racconto è per loro, gli eroi che hanno messo in pericolo o sacrificato la loro vita per esplorare il Grande ed Oscuro Lassù. Lo sviluppo dell’astronautica, dalle sue origini alla contemporaneità, ha una storia che mozza il fiato. E’ la dimostrazione di come il fanatismo privato di visionari, spiantati ed emarginati sparsi per il mondo, possa far progredire l’umanità tutta e cambiare la nostra concezione del possibile. Basti riflettere sul come la prima frangia di dilettanti e sostenitori dell’astronautica, negli anni ‘20 del Novecento, avesse come suo testo sacro “Dalla Terra alla Luna” di Jules Verne. Io ho deciso di raccontare un dettaglio di questa grande epopea tra i tanti possibili, applicando uno sguardo obliquo alla tematica in modo da evitarne i lati più retorici o propagandistici (“E’ un piccolo passo per l’uomo…” etc).
Tre aggettivi per qualificare la notte e Nyx.MS: Sia Nyx che la notte sono, senza dubbio, imprevedibili, sconfinati e decisamente bizzarri.
Il sentimento che la notte le suggerisce, con il suo cielo nero, nel quotidiano.MS: Per gli aspetti “notturni” di Notte dell’Avvenire, se mi passate la ridondanza, ho deciso di pagare un tributo ad uno dei miei punti di riferimento letterari: H.P. Lovecraft. E’ inoltre un modo di vedere la notte che ormai ho interiorizzato anch’io. La metafora di base è quella del cimitero di stelle, una volta inconoscibile ed incommensurabile. Un mistero senza contorni in cui la mia protagonista andrà ad immergersi, protetta soltanto da uno shuttle tenuto insieme con lo sputo e dei computer di bordo che, considerati dalla nostra prospettiva contemporanea, non sarebbero sufficienti per la corretta gestione di una caffettiera.
Nyx, secondo la mitologia greca, era la personificazione della notte terrestre e sorella di colui che rappresentava la notte del mondo infernale, che in questo caso intendiamo nel senso figurato del termine: il cielo che ogni notte ci sovrasta si chiama Nyx o Erebo? Quale dei due cieli predomina il suo racconto?
MS: Nel mio racconto, Erebo trionfa. Si parla della disgregazione di un mondo, quello sovietico, del crollo di un utopia, quella astronautica, e delle ripercussioni di questi eventi su una donna fragile come noi tutti. Tutto ciò è intrinsecamente infernale a livello dell’immaginazione, sia per il pericolo a cui allude che per l’ansia e l’eccitazione da esso prodotte. Ciononostante, sappiamo che dall’Inferno si esce per riveder le stelle, no? Viviamo in un mondo strano ed interessante e dobbiamo fare il possibile perché lo diventi sempre di più.