19
Ott
2013

Intervista a me e Gianluca Floris su NYX (28/07/11)

 [Un'altro pez­zo d'archivio che ripub­bli­co qui a futu­ra memo­ria.  L'antologia NYX è dispo­ni­bi­le qui. Il mio rac­con­to è anche dispo­ni­bi­le in ebook sin­go­lo.]

Un'intervista di Valen­ti­na Usa­la (qui l'originale)
15 giu­gno 2011. Il cie­lo not­tur­no si mostra ai miei occhi in tut­ta la sua bel­lez­za e curio­sa fac­cia. Impos­si­bi­le non sosta­re per ado­rar­ne la sua volu­bi­le presenza.
Ore 22.00. Il cie­lo nero que­sta sera non s’illumina. La luna non emet­te il suo baglio­re usua­le, ma un’ inten­sa e coin­vol­gen­te luce ros­sa, che atta­na­glia i mei occhi al cospet­to di que­sta mae­sto­sa luna. Sì, poco rischia­ra, ma ren­de com­pli­ce il mio ani­mo. Sera­ta per­fet­ta per gusta­re un buon libro, sedu­ta sot­to un man­to incan­ta­to. Gio­con­da rari­tà: biz­zar­ria ecce­zio­na­le. Un’ora sol­tan­to e lo spet­ta­co­lo sarà fini­to! Al con­tra­rio il libro si fa leg­ge­re, rileg­ge­re, scru­ta­re, odo­ra­re ma soprat­tut­to nel nostro caso, susci­ta pas­sio­ne. E’ un’eclisse luna­re a far da cor­ni­ce, per­ché il pro­ta­go­ni­sta del mio intrat­te­ni­men­to è in real­tà il già cita­to libro. Ma tut­to è in sin­to­nia. Così, le memo­rie dei miei stu­di mi ricon­du­co­no nell’antica Gre­cia, dove ogni par­ti­co­la­re del­la natu­ra ave­va un nome per­so­ni­fi­ca­to e l’astrologia, un’incessante studio…di quel­li che ti ruba­no la psi­che. Nyx: una dea gre­ca. La not­te in per­so­na. Nyx, i rac­con­ti del­la not­te. Que­sto è il tito­lo del libro. Qua­le not­te potreb­be esse­re più azzec­ca­ta, per leg­ge­re di essa? Accom­pa­gna­ti da imma­gi­na­ri suo­ni di flau­ti e arpe, da dol­ci fan­ciul­le che dan­za­no avvol­te dai loro pepli, vi invi­to a alla sco­per­ta di que­sto scrit­to. Alla sco­per­ta di Nyx.
La strut­tu­ra è par­ti­co­la­re, una sor­ta di “deka­pen­ta­me­ro­ne” alla Boc­cac­cio. Quin­di­ci auto­ri, per quin­di­ci rac­con­ti, ognu­no dei qua­li rac­con­ta la not­te, secon­do la pro­pria visio­ne per un tota­le di 160 pagi­ne. “Nyx è un’antologia che nasce dall’idea di rac­con­ta­re la not­te nel­la for­ma del rac­con­to bre­ve. Ogni auto­re coin­vol­to in que­sta rac­col­ta ha potu­to rac­con­ta­re la sua not­te sen­za limi­ti di gene­re. Not­te che, in alcu­ni casi, diven­ta tema cen­tra­le e in altri momen­to, atti­mo, sogno, desti­no pri­va­to o istan­te di sto­ria. Con una tema­ti­ca aper­ta alle più diver­se decli­na­zio­ni, gli auto­ri han­no com­po­sto sto­rie che van­no dal rac­con­to fan­ta­sti­co al thril­ler vec­chia manie­ra, pas­san­do per digres­sio­ni fan­ta­scien­ti­fi­che ed il rac­con­to disto­pi­co, arri­van­do infi­ne a splen­di­di momen­ti di pro­sa dal­la for­te cari­ca poe­ti­ca. La not­te quin­di, pun­to foca­le di que­sta anto­lo­gia dove si par­la del momen­to in cui indos­sia­mo le nostre masche­re o, for­se, ce le levia­mo”. Sono que­ste le paro­le che l’editore Mostal­li­no Mur­gia di Arka­dia Edi­to­re uti­liz­za, per par­la­re del roman­zo. Edi­to nel novem­bre 2010 appun­to da Arka­dia, Nyx fa par­te del­la col­la­na Nar­ra­ti­va Micro­te­ca. (per infowww.arkadiaeditore.it). Un melan­ge di auto­ri emer­gen­ti e altri già noti, come Mar­cel­lo Fois e Miche­la Mur­gia; per pro­se­gui­re poi: Aba­te, Buo­nan­no, Dazie­ri, De Roma, Flo­ris, Gabos, Giam­mei, Ibra­hi­mi, Lino, Napo­li, Nepo’, San­na, Spi­ga. Tra que­sti, ho il pia­ce­re di chiac­chie­ra­re con due di que­sti quin­di­ci auto­ri: Mas­si­mo Spi­ga e Gian­lu­ca Flo­ris, apren­do così un’intervista doppia.
Mi par­li di lei, mi dia qual­che cen­no biografico.

Mas­si­mo Spi­ga: Sono un gran­de esti­ma­to­re dei Wu Ming, per cui anch’io mi acco­do alla loro scel­ta di non-inter­fe­ren­za e mini­ma inva­si­vi­tà nel­la vita dei libri o rac­con­ti. Pre­fe­ri­sco lascia­re che le ope­re par­li­no con la loro voce, la mia vita è un’eccedenza irri­le­van­te in que­sto contesto.
Gian­lu­ca Flo­ris: Sono nato a Caglia­ri nel 1964 e ho quin­di 47 anni. Da vent’anni fac­cio l’artista liri­co (teno­re soli­sta) e dal 2000 pub­bli­co roman­zi e rac­con­ti. Qui un cur­ri­cu­lum da teno­re, qui un cur­ri­cu­lum da scrit­to­re. Ma direi che la for­ma strin­ga­ta qui sopra potreb­be bastare.

Come e quan­do nasce Nyx?

MS: E’ una doman­da rivol­ta alla per­so­na sba­glia­ta. Io sono sta­to con­tat­ta­to dal mio agen­te quan­do il pro­get­to era già in dive­ni­re. Mi ha impar­ti­to di scri­ve­re una sto­ria bre­ve incen­tra­ta sul con­cet­to di “not­te”, sen­za aggiun­ge­re altri det­ta­gli. L’ho idea­ta, scrit­ta e con­se­gna­ta in una set­ti­ma­na. Si inti­to­la Not­te dell’Avvenire. Solo a pub­bli­ca­zio­ne avve­nu­ta, ho potu­to apprez­za­re l’ampiezza del progetto.

GF: L’idea nasce con la nasci­ta del­la col­la­na Micro­te­ca, cura­ta da Danie­le Pin­na, e quin­di con l’idea di Arka­dia di dare vita ad una col­la­na di rac­con­ti anche per vari sup­por­ti, oltre il car­ta­ceo. Io non sono sta­to coin­vol­to nel­la fase di idea­zio­ne. Sem­pli­ce­men­te un gior­no ho rice­vu­to una tele­fo­na­ta di Danie­le Pin­na che mi chie­de­va se aves­si in ani­mo di scri­ve­re per que­sta pub­bli­ca­zio­ne sul­la not­te. Ho subi­to accet­ta­to con entu­sia­smo. Pra­ti­ca­men­te subi­to mi è venu­to in men­te il mio rac­con­to: “lo squalo”.

Mi par­li del suo rac­con­to del­la not­te; lo dedi­ca a qual­cu­no in par­ti­co­la­re? Tra­mi­te qua­le aspet­to inten­de far riflet­te­re il lettore?

MS: Not­te dell’Avvenire si basa sul­la vita del­la cosmo­nau­ta rus­sa Valen­ti­na Tere­sh­ko­va, anche se la sua vita è sta­ta rimo­del­la­ta in vari pun­ti e fusa con quel­le di altri cosmo­nau­ti. Tut­ti gli even­ti in essa rac­con­ta­ti sono real­men­te acca­du­ti. Il rac­con­to è per loro, gli eroi che han­no mes­so in peri­co­lo o sacri­fi­ca­to la loro vita per esplo­ra­re il Gran­de ed Oscu­ro Las­sù. Lo svi­lup­po dell’astronautica, dal­le sue ori­gi­ni alla con­tem­po­ra­nei­tà, ha una sto­ria che moz­za il fia­to. E’ la dimo­stra­zio­ne di come il fana­ti­smo pri­va­to di visio­na­ri, spian­ta­ti ed emar­gi­na­ti spar­si per il mon­do, pos­sa far pro­gre­di­re l’umanità tut­ta e cam­bia­re la nostra con­ce­zio­ne del pos­si­bi­le. Basti riflet­te­re sul come la pri­ma fran­gia di dilet­tan­ti e soste­ni­to­ri dell’astronautica, negli anni ‘20 del Nove­cen­to, aves­se come suo testo sacro “Dal­la Ter­ra alla Luna” di Jules Ver­ne. Io ho deci­so di rac­con­ta­re un det­ta­glio di que­sta gran­de epo­pea tra i tan­ti pos­si­bi­li, appli­can­do uno sguar­do obli­quo alla tema­ti­ca in modo da evi­tar­ne i lati più reto­ri­ci o pro­pa­gan­di­sti­ci (“E’ un pic­co­lo pas­so per l’uomo…” etc).

GF: Lo dedi­co alla mia cit­tà che per tan­ti anni ho fre­quen­ta­to pro­prio e soprat­tut­to la not­te. Per mol­ti anni io sono tor­na­to a casa sola­men­te alle pri­me luci dell’alba. Tut­ti i gior­ni, tut­to l’anno. Io vive­vo la not­te: di not­te incon­tra­vo gli ami­ci, esplo­ra­vo la mia cit­tà, ama­vo, man­gia­vo, vive­vo avven­tu­re. Lo dedi­co alla mia cit­tà, Caglia­ri, che ho impa­ra­to ad ama­re pro­prio di notte.

Tre agget­ti­vi per qua­li­fi­ca­re la not­te e Nyx.MS: Sia Nyx che la not­te sono, sen­za dub­bio, impre­ve­di­bi­li, scon­fi­na­ti e deci­sa­men­te bizzarri.
GF: La not­te: inti­ma, fan­ta­sti­ca, avven­tu­ro­sa. Nyx: cora­le, indi­vi­dua­li­sta, plurale.

Il sen­ti­men­to che la not­te le sug­ge­ri­sce, con il suo cie­lo nero, nel quo­ti­dia­no.MS: Per gli aspet­ti “not­tur­ni” di Not­te dell’Avvenire, se mi pas­sa­te la ridon­dan­za, ho deci­so di paga­re un tri­bu­to ad uno dei miei pun­ti di rife­ri­men­to let­te­ra­ri: H.P. Love­craft. E’ inol­tre un modo di vede­re la not­te che ormai ho inte­rio­riz­za­to anch’io. La meta­fo­ra di base è quel­la del cimi­te­ro di stel­le, una vol­ta inco­no­sci­bi­le ed incom­men­su­ra­bi­le. Un miste­ro sen­za con­tor­ni in cui la mia pro­ta­go­ni­sta andrà ad immer­ger­si, pro­tet­ta sol­tan­to da uno shut­tle tenu­to insie­me con lo spu­to e dei com­pu­ter di bor­do che, con­si­de­ra­ti dal­la nostra pro­spet­ti­va con­tem­po­ra­nea, non sareb­be­ro suf­fi­cien­ti per la cor­ret­ta gestio­ne di una caffettiera.
GF: La not­te io vedo meglio tut­te le cose. La not­te mi è ami­ca, com­pli­ce, com­pa­gna. Con il suo cie­lo nero la not­te mi sug­ge­ri­sce inti­mi­tà e al con­tem­po estre­ma libertà.

Nyx, secon­do la mito­lo­gia gre­ca, era la per­so­ni­fi­ca­zio­ne del­la not­te ter­re­stre e sorel­la di colui che rap­pre­sen­ta­va la not­te del mon­do infer­na­le, che in que­sto caso inten­dia­mo nel sen­so figu­ra­to del ter­mi­ne: il cie­lo che ogni not­te ci sovra­sta si chia­ma Nyx o Ere­bo? Qua­le dei due cie­li pre­do­mi­na il suo racconto?

MS: Nel mio rac­con­to, Ere­bo trion­fa. Si par­la del­la disgre­ga­zio­ne di un mon­do, quel­lo sovie­ti­co, del crol­lo di un uto­pia, quel­la astro­nau­ti­ca, e del­le riper­cus­sio­ni di que­sti even­ti su una don­na fra­gi­le come noi tut­ti. Tut­to ciò è intrin­se­ca­men­te infer­na­le a livel­lo dell’immaginazione, sia per il peri­co­lo a cui allu­de che per l’ansia e l’eccitazione da esso pro­dot­te. Cio­no­no­stan­te, sap­pia­mo che dall’Inferno si esce per rive­der le stel­le, no? Vivia­mo in un mon­do stra­no ed inte­res­san­te e dob­bia­mo fare il pos­si­bi­le per­ché lo diven­ti sem­pre di più.

GF: Non pos­so dir­lo io, lo deve dire il let­to­re. A me pia­ce pen­sa­re che nei miei rac­con­ti non ci sia­no con­fi­ni defi­ni­ti e net­ti fra il bene e il male, fra la ter­ra e gli infe­ri, fra la real­tà e la fan­ta­sia. Non vor­rei che pre­do­mi­nas­se una del­le due visio­ni sull’altra. Duran­te la not­te ter­re­stre suc­ce­do­no cose che di gior­no non sareb­be­ro pos­si­bi­li, di not­te si mate­ria­liz­za­no le fan­ta­sie e diven­ta­no rea­li. Per dir­la con Liga: “Cer­te not­ti ti sen­ti padro­ne di un posto che tan­to di gior­no non c’è”. C’è da dire che la not­te che rac­con­to io è una not­te estre­ma­men­te diver­sa da quel­la del­la mito­lo­gia. Quan­do non esi­ste­va l’illuminazione pub­bli­ca del­le stra­de e del­le cit­tà, la not­te ave­va tut­to un altro signi­fi­ca­to, era ter­re­no dei devia­ti, del mali­gno. Oggi, al con­tra­rio, da quan­do abbia­mo illu­mi­na­to le nostre cit­tà (dal­la Pari­gi dell’800, la vil­le lumié­re, appun­to) la not­te è diven­ta­ta bru­li­can­te di vita, di quel pul­sa­re che non si fer­ma più con il tra­mon­to. Ma che dopo il tra­mon­to acqui­sta un nuo­vo sapore.