Alfabeti simbolici per Crisa
Sebbene i sindaci spesso accusino il writing di essere “mero vandalismo” e le signore bene continuino a scuotere il capino compunte, questo fenomeno di street art continua a sfornare artisti validi. Molti di essi seguitano a popolare la notte e le mura delle città per tutta la loro carriera, mentre altri, insoddisfatti dei limiti tecnici imposti ai writers (che, lo ricordiamo con i versi del rapper Kaos One, “non dipingono quadri: scrivono lettere”) decidono di allargare i propri orizzonti artistici alla pittura tradizionale.
E’ questo il caso di Federico Carta, meglio conosciuto con il suo nome d’arte Crisa (proveniente appunto dai suoi trascorsi da writer, come contrazione di “crisalide”). Attivo, a livello professionale, dal 2001, è ormai un veterano delle gallerie d’arte ed i suoi quadri hanno riscosso grande successo in Italia e Germania. La prossima occasione per apprezzarli sarà la terza tappa di Gesto Segno Disegno, una rassegna d’arte contemporanea a cura dell’associazione culturale Sémata. Si terrà a partire dal 30 settembre al MACC (Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta), giorno in cui l’evento sarà inaugurato alle 19:00. Le mostre saranno disponibili ai visitatori fino al 5 novembre. Tra le opere presentate, sarà in esposizione l’installazione dei due artisti Carmen Laurino e Massimo Lovisco (meglio conosciuti come ElleplusElle) intitolata I.D. # (Interno domestico), un aggregato artistico in cui l’installazione, la fotografia e la performance relazionale si combineranno al fine di mostrare il ruolo dell’arte contemporanea nelle relazioni sociali e culturali. Per farlo, gli artisti hanno dotato tre famiglie locali di un kit di opere fotografiche e le hanno sollecitate ad “arredare” la propria casa con esse. Il risultato, anch’esso fotografato, sarà esposto al MACC per il pubblico.
Al contrario di ElleplusElle, Crisa ha sempre preferito gli esterni agli interni. Dopo la transizione dal mondo del writing a quello della muralistica e della pittura, si è dedicato alla rappresentazione del disagio urbano e del ruolo salvifico che l’immaginazione può avere in quel contesto.
La sua mostra, intitolata “Dai margini…”, mira a rappresentare l’ecosistema della periferia cittadina: «In questi agglomerati urbani — dice Crisa — ormai tutto sta esplodendo. Tutto è geneticamente modificato. In questi quadri, si pone l’enfasi sul rapporto tra uomo e natura». Le sue opere, spesso realizzate con materiali di scarto raccolti per le vie della città, sono popolate da un vasto dramatis personae di personaggi o figure ricorrenti, che vengono a costituire un vero e proprio alfabeto simbolico caratteristico dell’artista. Per cui, tra industrie, mani intrappolate sotto le macerie, uomini la cui testa si è ridotta ad un occhio, antenne, frammenti di macchinari e via dicendo, lo spettatore non può non pensare alla stratificazione dei rifiuti che ormai ammorbano la nostra vita quotidiana: sono i ruderi che un tempo furono la nostra civiltà, ed ora si stanno avviando verso la discarica, sospinti da mani ignote.