Gli operai Vinyls? Ai vertici del PD — Intervista a Dario Vergassola
Lo spettacolo di domani, Sparla con Me, sarà preceduto da un’intervista agli organizzatori. E’ una scelta inusuale.
«Si tratta di una compagnia teatrale che calca il territorio sardo da 18 anni. Avremo modo di farci qualche domanda a vicenda. Per la prima volta, quella manifestazione viene aperta ad una serie di performer “del continente”, quindi sono onorato di farne parte. Inoltre, vengo in Sardegna ogni volta che mi è possibile: il problema è andare via. In serata, poi, ci sarà il mio spettacolo: è un one man show di cabaret. Canterò, racconterò aneddoti, presenterò materiale che non è potuto andare in onda a Parla con me per motivi di tempo. Sarà una sorta di calendarietto degli eventi e notizie di quest’anno.»
A proposito di Parla con me: pare che la RAI, negli ultimi anni, abbia deciso di chiudere tutte gli show di successo.
«Quell’azienda è una macchina che cammina al contrario. Anche io non riesco a capirne la logica. Eravamo molto soddisfatti dei risultati della trasmissione, anche in termini di share. Forse non ci è stato perdonato il peccato di aver superato Vespa. La chiusura, comunque, è stata politica. Le ragioni economiche ci sono sembrate capziose. Non è stata completamente inaspettata: tutti gli anni sentivamo scricchiolii e cedimenti. Inoltre, il premier ci ha citato in pubblico: quando succede c’è da toccarsi (sempre che non si tocchi lui, tra l’altro). E’ incredibile come il padrone di una TV concorrente possa gambizzare il servizio pubblico in questo modo. Pensavamo che gli alti ascolti ci proteggessero, ma non è stato così. Penso di essere stato uno dei pochi trombati da Berlusconi senza avere in cambio neanche un seggio parlamentare.»
In passato sei stato un operaio. Cosa pensi del recente rafforzarsi delle proteste di questa categoria?
«Penso non si protesti abbastanza. Sono stato un operaio fino a 34 anni ed ammetto di essere un miracolato, nonostante tutti i problemi citati. Tra i miei amici, molti dei quali operai, vedo che il disagio economico è impressionante. Io, nel mio piccolo, faccio il possibile per aiutarli: sono andato a fare uno spettacolo all’Asinara durante l’occupazione e li ho intervistati al mio programma su La7. Sono persone dignitose e preparate: vorrei vederli ai vertici del PD. Anche gli amici di destra danno segni di irrequietezza crescente: ora capiscono quanto il loro sfacelo economico sia dovuto alla leggerezza con cui hanno sorvolato sulle magagne berlusconiane. Addirittura i leghisti sono stufi. Io ne conosco alcuni increduli davanti al fatto che il loro partito, in 20 anni, sia riuscito solamente ad imporre un’ora di bergamasco nelle scuole (tutt’al più, forse il cinese sarebbe una scelta migliore, dati i tempi). Inoltre, anche la sinistra non mostra politici d’alto livello. Sarà dura. Tra le eccezioni, c’è sicuramente Soru: mi sembra un politico molto determinato. Quando ho letto dei tentativi di abolire il suo piano paesaggistico, sono rimasto esterrefatto. Si darà il via ad un sacco edilizio abominevole. Costruire sulle coste, se accade, sarà il suicidio della Sardegna. La vostra isola è un pò come un continente. Ricorda poco l’Italia: forse per questo ci vengo volentieri.»