18
Lug
2011

Non il solito Hip Hop

 (Un imma­gi­ne dal video­clip Alba Tra­gi­ca degli Anni di Fan­go, crea­to da Shi­buya)

 Que­sto arti­co­lo è sta­to pub­bli­ca­to il 15/07/11 su Sar­de­gna 24


Rispet­to ai suoi pri­mi foco­lai, esplo­si tra gli anni ’80 e ’90, l’Hip Hop in Sar­de­gna ha per­cor­so un lun­go cam­mi­no che ne ha stra­vol­to la fisio­no­mia. Il decen­nio appe­na tra­scor­so ha visto fra­na­re le pare­ti che sepa­ra­va­no l’Hip Hop ita­lia­no e sar­do dal resto del mer­ca­to musi­ca­le. Per­se le sue con­no­ta­zio­ni di sot­to­cul­tu­ra (e, con essa, una cer­ta xeno­fo­bia rispet­to agli “altri gene­ri” ), si è rare­fat­to ed espan­so fino a diven­ta­re un lin­guag­gio il cui impat­to ha segna­to ogni tipo­lo­gia musi­ca­le. Un esem­pio chia­ro di ciò è la “rap­pa­ta” che ha fat­to vin­ce­re il festi­val di San Remo a Simo­ne Cri­stic­chi nel 2007. L’Hip Hop è, ormai, let­te­ral­men­te e meta­fo­ri­ca­men­te, usci­to dal “ghet­to”, anche se il pro­ces­so che l’ha por­ta­to a que­sto risul­ta­to è den­so di luci ed ombre. Ales­sio Lil­liu, orga­niz­za­to­re di con­cer­ti e tra i mas­si­mi esper­ti dell’Hip Hop in Sar­de­gna, foto­gra­fa così la sce­na attua­le: “Ormai non esi­ste più una dif­fe­ren­zia­zio­ne ter­ri­to­ria­le nell’Hip Hop. Negli anni ’90, ogni regio­ne ave­va un suo suo­no e una sua ‘ani­ma’ musi­ca­le ben defi­ni­ta. Si pen­si all’influenza reg­gae e soul del­la Puglia o al bril­lan­te Hip Hop in sar­do del­la nostra iso­la. Così, sia sti­le che con­te­nu­ti del­la mag­gior par­te degli arti­sti emer­gen­ti si sono appiat­ti­ti sul model­lo ‘mila­ne­se’ dei Club Dogo.”
“Que­sto sti­le, per come vie­ne inter­pre­ta­to dal­la gran par­te degli arti­sti emer­gen­ti, è stuc­che­vo­le.” com­men­ta Miche­le De Mur­tas, in arte Morìs, del duo Anni di Fan­go “Si ten­de ad elo­gia­re le vir­tù del ‘gang­sta’, svuo­tan­do­le dei suoi con­te­nu­ti socia­li. Que­sto approc­cio, nato per denun­cia­re il raz­zi­smo e le con­di­zio­ni degra­da­te del­le metro­po­li sta­tu­ni­ten­si, ormai pro­po­ne sol­tan­to una filo­so­fia di vita vici­na agli ste­reo­ti­pi ber­lu­sco­nia­ni: don­ne ogget­to, osses­sio­ne del lucro e del pote­re sen­za freni.”
Seb­be­ne abbia con­tri­bui­to a con­qui­sta­re nuo­ve fet­te di pub­bli­co, que­sto nuo­vo cor­so ha anche reci­so il lega­me diret­to tra il pub­bli­co e gli arti­sti, inter­po­nen­do l’ingombrante pre­sen­za del­le gran­di case disco­gra­fi­che. L’Hip Hop è più “popo­la­re” di pri­ma, ma, in real­tà, “popo­la­re” è l’artista sup­por­ta­to da una major. “E’ para­dos­sa­le” spie­ga Lil­liu “Rap­per come i Men­hir, atti­vi dal 2000, non ven­do­no più i loro dischi ai ragaz­zi­ni che ascol­ta­no Hip Hop, ma han­no un pub­bli­co com­ple­ta­men­te diver­so. Seb­be­ne sia un feno­me­no cicli­co nell’Hip Hop sar­do, stia­mo viven­do una sor­ta di ‘care­stia’ arti­sti­ca, in cui sia la doman­da che l’offerta di pro­dot­ti ori­gi­na­li sono in costan­te diminuzione”.
E’, comun­que, da tene­re in con­si­de­ra­zio­ne che, come il Punk, l’Hip Hop sia un gene­re “demo­cra­ti­co”, aper­to a chiun­que. “E’ suf­fi­cien­te ave­re un com­pu­ter, un pro­gram­ma adat­to ed una sche­da audio da 300 euro” dice Lil­liu “ per poter pro­dur­re musi­ca a livel­li pro­fes­sio­na­li, con una qua­li­tà supe­rio­re a quel­la che nel ’95 ti pote­va for­ni­re uno stu­dio”. Aggiun­ge Morìs: “Una vol­ta, Truf­faut dis­se che la gene­ra­zio­ne del­la nou­vel­le vague ave­va deci­so di fare cine­ma dopo aver visto Quar­to Pote­re. La nostra ha deci­so di fare rap dopo aver sen­ti­to SxM dei San­gue Misto. Que­sto è un pun­to di vista imprescindibile.”
Quin­di, anche in Sar­de­gna, è in atto una muta­zio­ne ambi­gua e dif­fi­cil­men­te cate­go­riz­za­bi­le in manie­ra chia­ra. I muri che deli­mi­ta­va­no (ed iso­la­va­no) una comu­ni­tà (o una set­ta), sono crol­la­ti ed ora que­sta navi­ga nel più ampio mare del mer­ca­to musi­ca­le e del­le sue dina­mi­che. “Pro­prio per que­sto nuo­vo con­for­mi­smo, il nostro grup­po ” dice Nic­co­lò Fal­chi, in arte Neke, degli Anni di Fan­go “si sen­te più pros­si­mo alla sce­na Rock che non a quel­la Hip Hop, sia a un livel­lo sti­li­sti­co quan­to uma­no. Abbia­mo un approc­cio più curio­so nei con­fron­ti di tema­ti­che e di sono­ri­tà alter­na­ti­ve. Mol­ti altri arti­sti, come Sal­mo e Assal­ti Fron­ta­li, per fare un esem­pio regio­na­le ed uno nazio­na­le, pro­ce­do­no nel­la nostra dire­zio­ne. Fre­quen­tia­mo qua­si un gene­re distin­to rispet­to all’Hip Hop”. Com­men­ta Morìs: “Sia­mo con­vin­ti che l’Hip Hop sia, a livel­lo for­ma­le, il gene­re mag­gior­men­te adat­to a com­men­ta­re l’Italia dei nostri gior­ni, pro­prio per la tra­sver­sa­li­tà del pub­bli­co. Inol­tre, la sua strut­tu­ra per­met­te di descri­ve­re e com­men­ta­re la socie­tà in manie­ra più pre­ci­sa ed arti­co­la­ta di altre tipo­lo­gie musicali.”
Auto­ri di testi sfer­zan­ti nei con­fron­ti del­la cor­ru­zio­ne dif­fu­sa e del­la cri­mi­na­li­tà del­le clas­si diri­gen­ti, gli Anni di Fan­go sono con­vin­ti che il groo­ve, fon­da­men­to musi­ca­le mutua­to, da par­te dell’Hip Hop, dal Funk, sia meglio espres­so dal­la musi­ca elet­tro­ni­ca oggi­gior­no. Infat­ti, la sua capa­ci­tà di coin­vol­ge­re le emo­zio­ni, di sti­mo­la­re i sen­si e di por­ta­re al bal­lo deve esse­re usa­ta per scuo­te­re la socie­tà, oltre che il cor­po. Per cui, nono­stan­te i som­mo­vi­men­ti dell’Hip Hip iso­la­no, è sem­pre pia­ce­vo­le sape­re che c’è chi con­ti­nue­rà a pro­ce­de­re in dire­zio­ne osti­na­ta e contraria.