19
Mar
2021

FASCISTI DA YUGGOTH

In que­sta mera­vi­glio­sa e biz­zar­ra anto­lo­gia, FASCISTI DA YUGGOTH, tro­va­te il mio pez­zo tra­gi­co­mi­co IL SANGUE NERO DELLA TERRA, che esplo­ra il sabo­tag­gio da par­te del­la Resi­sten­za di un impian­to petro­li­fe­ro fasci­sta nel­la Depres­sio­ne del Qat­ta­ra, det­ta "I giar­di­ni del Dia­vo­lo", tra Libia ed Egit­to. I fasci­sti, pre­gni dal vigo­re e dall'entusiasmo del­la gio­vi­nez­za, scel­se­ro di sca­va­re il poz­zo diret­ta­men­te den­tro una divi­ni­tà cthu­lhoi­de. Andrà tut­to benis­si­mo. Ecco l'incipit del pezzo:


L’oleodotto Bal­bio è una lun­ga, stor­ta vena che pom­pa il san­gue nero del­la ter­ra dal­le colo­nie fino al cuo­re dell’Impero. Dopo quin­di­ci seco­li, la glo­ria di Roma fu rico­sti­tui­ta; il popo­lo ita­lia­no la ripri­sti­nò con il sacri­fi­cio, la fecon­dò con il lavo­ro e la dife­se con le armi, ma è il petro­lio a costi­tuir­ne il siste­ma cir­co­la­to­rio. L’oleodotto col­le­ga Mar­sa­la ad Al Huwariah per poi cor­re­re lun­go la costa tuni­si­na e libi­ca, fino alla depres­sio­ne di Qat­ta­ra in Egit­to, dove sor­ge il Castro Afri­ca­no. Gra­zie all’ingegno fasci­sta, l’AGIP costruì il poz­zo petro­li­fe­ro alla fine dei Tren­ta, quan­do i legio­na­ri sen­ti­ro­no for­te risuo­na­re nel cuo­re le paro­le che ogni par­roc­chia roma­na e cat­to­li­ca dedi­ca­va loro al merig­gio: «A te, o Dio, con­se­gna­mo la nostra patria, che lag­giù com­bat­te una guer­ra giu­sta e san­ta». Se Dio fu la gui­da, il gene­ra­le Gra­zia­ni fu di cer­to la mano. Uomo di scien­za, scel­se di usa­re le più avan­za­te tec­no­lo­gie per era­di­ca­re i paras­si­ti da quel­le ter­re deso­la­te: il gas all’iprite, instru­men­tum regni ama­to e ter­ri­bi­le dell’Impero.


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