3
Feb
2014

Re degli Orchi (1 di 4) — Testimonianza di un tossico di World Of Warcraft

Allo­ra, recap: qual­che tem­po fa, su Mega­chipGiu­liet­to Chie­sa si è lan­cia­to in una invet­ti­va con­tro GTA V ed, in gene­ra­le, alcu­ni effet­ti nega­ti­vi da lui riscon­tra­ti in alcu­ne mani­fe­sta­zio­ni del medium video­ga­me (atten­zio­ne: eufe­mi­smo gigan­te in cor­so). La pole­mi­ca è si è svi­lup­pa­ta in quat­tro contributi:
1) Pez­zo ori­gi­na­le di Chie­sa a que­sto link, al che
2) io ho ten­ta­to di dimo­stra­re la mia con­tra­rie­tà alle sue tesi a que­sto link
3) poi Pao­lo Bar­to­li­ni ha dato il suo con­tri­bu­to a que­sto link 
4) ed, infi­ne, Giu­liet­to Chie­sa ha rin­ca­ra­to la dose a que­sto link, rispon­den­do al mio pez­zo e svi­lup­pan­do ulte­rior­men­te il suo ragionamento. 
Ora, la mia rea­zio­ne natu­ra­le sareb­be sta­ta quel­la di rispon­de­re con un quin­to pez­zo, ed anda­re ad enu­me­ra­re le varie occa­sio­ni in cui Chie­sa, nel suo ulti­mo testo, frain­ten­de le mie tesi in vari pun­ti (for­se per una mia caren­za argo­men­ta­ti­va), oppu­re sostie­ne assun­ti che io riten­go infon­da­ti, oppu­re ela­bo­ra del­le rico­stru­zio­ni fan­ta­sio­se, oppu­re espri­me altre idee con cui mi potrei even­tual­men­te tro­va­re d'accordo. 
Ho scel­to di non far­lo, per­ché, fran­ca­men­te, dubi­to che a qual­cu­no impor­ti di una len­zuo­la­ta d'autopsia testua­le scrit­ta con l'unico obiet­ti­vo di Dimo­stra­re Che Ho Ragio­ne. Dopo­tut­to, ho già espres­so il mio pun­to di vista a gran­di linee ed il let­to­re potrà con­sul­ta­re i vari arti­co­li del­la bagar­re in que­stio­ne e far­si la sua idea. Al posto di una enne­si­ma rispo­sta, voglio coglie­re l'ultimo spun­to di Giu­liet­to, ovve­ro quel­lo di par­te­ci­pa­re al dibat­ti­to. Per cui, pri­ma rego­la del dibat­ti­to: capia­mo di che stia­mo par­lan­do. Il mio con­tri­bu­to è la tra­du­zio­ne di una testi­mo­nian­za diret­ta di uno "zom­bie" (come lo chia­ma Chie­sa), che rac­con­ta la sua dipen­den­za da World Of War­craft ed il modo in cui il video­ga­me ha defor­ma­to la sua vita. Ho scel­to pro­prio que­sto arti­co­lo per­ché non mostra un caso estre­mo: chiun­que abbia gio­ca­to a WoW ci si può, alme­no in par­te, iden­ti­fi­ca­re. È un lun­go pez­zo appar­so su Kill Screen, che io riten­go esse­re una del­le miglio­ri rivi­ste "alte" sul tema video­ga­me. Vedia­mo di cono­scer­li, que­sti zom­bie, e vedia­mo cosa loro stes­si han­no da dire. Data la sua lun­ghez­za, ne pub­bli­che­rò un pez­zo al gior­no. Ah, dimen­ti­ca­vo: natu­ral­men­te, FOR THE HORDE!
 
P.S. Mi per­do­ne­ran­no i gio­ca­to­ri di WoW, ma ho dovu­to ade­gua­re in cer­te par­ti il lin­guag­gio per ren­der­lo com­pren­si­bi­le agli esse­ri uma­ni (un esem­pio tra i tan­ti: il tito­lo ori­gi­na­le è "King of Ogres").

Re degli Orchi
Una sto­ria d’amore
Par­te 1 di 4
(di J. Nicho­las Gei­st, tra­dot­to da Kill Screen #1 — No Fun)

Pro­lo­go


Non rie­sco ad ascol­ta­re più la musi­ca dei Kings of Leon sen­za che la men­te rie­vo­chi il grind (NdT: atti­vi­tà lun­ga e ripe­ti­ti­va all’interno di un video­ga­me, mira­ta ad accu­mu­la­re risor­se da uti­liz­za­re in-game per otte­ne­re un equi­pag­gia­men­to miglio­re). Non appe­na la voce di Caleb Fol­lo­will emer­ge dal mio iPod, tor­no a Dusk­wood, nel con­ti­nen­te di Aze­roth. Là ho tra­scor­so gior­na­te a rac­co­glie­re gli ingre­dien­ti per crea­re Eli­sir dell’Agilità. Per ore, cor­re­vo qua e là tra la Fat­to­ria di Yor­gen e Addle’s Stead, ucci­den­do ogni Defias che riu­scis­si a tro­va­re, in atte­sa di un bot­ti­no che non arri­va­va mai.
«Non mi sarei dovu­to distur­ba­re,» mi dice­vo, sghi­gnaz­zan­do «Per quel +8 all’Agilità, non ne vale la pena…»
«Che?» mi chie­se Megan. Face­va le puli­zie in bagno, e mi ha sen­ti­to ridere.
«Uh… bana­ne.» rispo­si «Sono ric­che di potassio.»
«Aha» dis­se. Scos­se la testa, pun­tan­do gli occhi sul suo mise­ra­bi­le, tra­gi­co mari­to. Tor­nò alle pulizie.
Se c’è un imma­gi­ne che ben rap­pre­sen­ta quell’estate è pro­prio que­sta: una Megan esa­spe­ra­ta, inten­ta a man­da­re avan­ti le fati­che del­la vita quo­ti­dia­na, men­tre la mia men­te si cro­gio­la, inde­ci­sa, tra le mol­te varia­bi­li offer­te dai pae­sag­gi implau­si­bi­li di Azeroth.

Capi­to­lo 1

Tut­to ini­ziò a ridos­so di Nata­le. Mi resi con­to che era pas­sa­to un’anno da quan­do ave­vo acqui­sta­to The Bur­ning Cru­sa­de, la pri­ma espan­sio­ne di World Of War­craft, un gio­co onli­ne osce­na­men­te popo­la­re. Smi­si di gio­car­ci cir­ca un mese dopo. Ma ini­zia­vo a pro­va­re nostal­gia per il gio­co, ed ero dolo­ro­sa­men­te coscien­te di quan­te aree del mon­do vir­tua­le non aves­si esplo­ra­to. In aggiun­ta, il mio miglio­re ami­co, Dave, e sua moglie, Zar­qua, ave­va­no ripre­so a gio­ca­re; far­lo anch’io mi par­ve un buon modo per fre­quen­tar­li. Megan ed io man­gia­va­mo ad un fast food, quan­do glie­lo dis­si: «Pen­sa­vo di ripren­de­re ad usa­re il mio account di WoW».
«Oh, sì?» chie­se. Non ricor­do esat­ta­men­te cosa fece. For­se guar­da­vo il menù per evi­ta­re di nota­re la sua rea­zio­ne. Imma­gi­no che tut­ti i suoi musco­li le si sia­no irri­gi­di­ti e la sua spi­na dor­sa­le si sia driz­za­ta, qua­si aves­si sfo­de­ra­to un coltello.
«Sì, Dave e Zarq han­no ripre­so a gio­ca­re,» dis­si «ed ora abbia­mo tut­ti un gior­no libe­ro il mar­te­dì. Quin­di… pen­sa­vo che potrem­mo rico­min­cia­re tut­ti da capo con un nuo­vo per­so­nag­gio e pro­se­gui­re insieme.»
«Una vol­ta alla set­ti­ma­na, uh?»
«Sì, cer­to. Non come prima.»
Dopo que­sta con­ver­sa­zio­ne, più o meno tut­ti i gior­ni, si ripe­té la stes­sa sce­na. Maga­ri sta­va­mo facen­do shop­ping, o ci tro­va­va­mo sedu­ti al bar, o sul­la stra­da per Yose­mi­te, oppu­re in atte­sa al risto­ran­te. Lei tor­na­va dal bagno e mi tro­va­va impe­gna­to a cal­co­la­re i miglio­ri coef­fi­cien­ti di attac­co per il gio­co. Lei guar­da­va un film ed io sce­glie­vo la miglio­re com­bi­na­zio­ne per le mie armi ed arma­tu­re. Quin­di non so dire con pre­ci­sio­ne, o cosa stes­si facen­do, quan­do avven­ne la seguen­te con­ver­sa­zio­ne. In un fur­ti­vo momen­to di distra­zio­ne nerd, mi scap­pò un «Oddio» dal­le labbra.
«Che suc­ce­de?» chie­se Megan. Mi ave­va beccato.
«Oh, um» dis­si «Beh, a quan­to pare c’è un blah blah DPS blah blah blah mana blah blah blah fuo­co auto­ma­ti­co blah blah blah.»
«Capi­sco» rispo­se, pro­ba­bil­men­te stu­dian­do i bar­bo­ni più pros­si­mi per sce­glie­re qua­le potes­se esse­re un mari­to migliore.
«Scu­sa» dis­si «Ma me l’hai chie­sto tu.»
«Beh, cre­de­vo fos­se qual­co­sa di sensato.»
«Pfft. Que­sto dimo­stra che non ne capi­sci nulla.»
«Imma­gi­no di sì.»
«Va bene. La pros­si­ma vol­ta che me lo chie­di, ti dirò che le bana­ne han­no un con­te­nu­to di potas­sio inso­li­ta­men­te alto, rispet­to all’altra frut­ta. Così, alme­no il mio bla­te­ra­re ti for­ni­rà qual­che infor­ma­zio­ne importante.»
«Ok.»
Tut­to ciò mi tor­na alla men­te per la musi­ca dei Kings of Leon, la band che ascol­ta­vo duran­te le ses­sio­ni di gio­co. Doma­ni, potreb­be acca­de­re a cau­sa di una chia­ma­ta da par­te di Dave, oppu­re per col­pa di un gat­to somi­glian­te al mio ani­ma­let­to dome­sti­co all’interno del gio­co, o chis­sà cos’altro. È come un buco nero: io gal­leg­gio sem­pre vici­no all’orizzonte degli even­ti di WoW, in atte­sa di una spin­ta. Megan non gio­ca, chia­ra­men­te, e quin­di rie­sco a man­te­ne­re quel­lo che i non-gio­ca­to­ri chia­ma­no “equi­li­brio”. Una vol­ta, dopo una ses­sio­ne di gio­co par­ti­co­lar­men­te movi­men­ta­ta, la infor­mai che ero dive­nu­to il Re degli Orchi. Da quel momen­to in poi, cam­biò il mio nome nel cel­lu­la­re con quel tito­lo. Così, ogni vol­ta che la chia­mo, sul display appa­re “Re degli Orchi”. Sup­pon­go abbia accom­pa­gna­to quel nome con una foto in cui mi esi­bi­sco in un’espressione appro­pria­ta. I mem­bri del­la mia gil­da mi chie­de­va­no per­ché gio­ca­vo sem­pre ad ora­ri così tar­di. Spie­gai loro che, quan­do Megan era sve­glia, pre­fe­ri­vo pas­sa­re il mio tem­po con lei. Il che era, ovvia­men­te, vero. Ed era anche una como­da coin­ci­den­za che, duran­te l’estate, Megan andas­se sem­pre a let­to subi­to dopo il tra­mon­to: così ave­vo un bel po’ di tem­po da dedi­ca­re al gio­co, fino all’alba. 
Dice­vo ai miei com­pa­gni che il tem­po tra­scor­so con lei era più diver­ten­te, ed ero sin­ce­ro. Ma il fat­to che fos­se vero non impli­ca che non fos­se anche fal­so: ovve­ro, gio­ca­vo mol­to di meno di quan­to avrei volu­to. Non rie­sco a spie­gar­le bene il moti­vo per cui per me fos­se così fru­stran­te non poter esse­re onli­ne quan­do lo era­no i miei com­pa­gni di gil­da, o il fat­to che, di dome­ni­ca, non pote­vo fare scor­ri­ban­de a Kara­z­han del­la dura­ta di otto ore, o che non avrei mai otte­nu­to mai l’equipaggiamento miglio­re per­ché non ave­vo il tem­po di fare raid da 25 gio­ca­to­ri. Non rie­sco a spie­gar­le che la ragio­ne per cui Dave e Zarq pro­va­va­no con così tan­ta foga a far­la diven­ta­re una gio­ca­tri­ce era per­ché vole­va­no sta­re più tem­po onli­ne insie­me a noi. E, visto che lei non pote­va capi­re, a me era proi­bi­to fare tut­ta una serie di cose. E, dato che mi era proi­bi­to, sono riu­sci­to ad aggrap­par­mi ai pochi bran­del­li di nor­ma­li­tà che mol­ti dei miei ami­ci han­no perduto.