23
Feb
2011

Backstage — Intervista per Lo Spazio Bianco

Quest'intervista, con­dot­ta da Ales­san­dro Cia­sca, è sta­ta pub­bli­ca­ta per la pri­ma vol­ta su Lo Spa­zio Bian­co il 22/02/2011.

Non c’è pre­sen­ta­zio­ne miglio­re che quel­la fat­ta da se stes­si: Mas­si­mo Spi­ga e Fran­ce­sco Acqua­vi­va, chi sie­te e quan­do è nata la vostra pas­sio­ne per i fumetti?
Mas­si­mo Spi­ga
: In real­tà, è piut­to­sto recen­te. Come mol­ti, ho ini­zia­to a leg­ge­re fumet­ti nell’infanzia, duran­te il perio­do “epi­co” del­la Bonel­li (’86-’96 cir­ca), ma non mi han­no mai appas­sio­na­to abba­stan­za da indur­mi a pro­dur­ne di miei. Dai 14 anni in poi, ho ini­zia­to a scri­ve­re in pro­sa, sul­la scia dei miei eroi dell’epoca (tra i tan­ti, voglio cita­re una pos­si­bi­le San­tis­si­ma Tri­ni­tà: Love­craft, Ell­roy, Bur­rou­ghs) ed ho impa­ra­to i fon­da­men­ti del­la sce­neg­gia­tu­ra cine­ma­to­gra­fi­ca. Con­si­de­ra­vo il fumet­to un media mino­re. Nel 2003, ho let­to Tran­sme­tro­po­li­tan di War­ren Ellis ed ho rea­liz­za­to che avrei pas­sa­to una par­te con­si­sten­te del mio futu­ro a scri­ve­re e leg­ge­re fumet­ti. E’ sta­ta una rive­la­zio­ne scon­vol­gen­te, una gra­zia ina­spet­ta­ta. Da allo­ra, sono sta­ti tan­ti i pro­dot­ti dell’arte che han­no modi­fi­ca­to in manie­ra sostan­zia­le la mia vita.
Fran­ce­sco Acqua­vi­va: Per me inve­ce la pas­sio­ne per il fumet­to nasce all’incirca quan­do ave­vo 6 anni… ho ini­zia­to a rile­ga­re i miei fumet­ti con le graf­fet­te in pri­ma elementare..e non ho più smesso!All’inizio ero appas­sio­na­to di Topo­li­no e di auto­ri qua­li Gior­gio Cavaz­za­no e Mas­si­mo De Vita (La sua saga del­la Spa­da di Ghiac­cio resta un must!) poi a 13 anni ho sco­per­to il mon­do dei fumet­ti ame­ri­ca­ni e di auto­ri come Frank Mil­ler, Alan Moo­re, Grant Mor­ri­son, Dave McKean, Bill Sien­kiewicz, Arthur Adams, Bar­ry Wind­sor-Smith, Mike Migno­la… e da lì ho deci­so che quel­lo sareb­be sta­to il mio futu­ro come autore.

Da cosa nasce l’idea per la rea­liz­za­zio­ne di Backstage?
MS
: Back­sta­ge non nasce da un’idea vera e pro­pria, ma da un sen­ti­men­to dif­fu­so nel nostro pano­ra­ma cul­tu­ra­le. Non c’è alcun biso­gno di uno spun­to nar­ra­ti­vo spe­ci­fi­co, la tele­vi­sio­ne è ovun­que: chiun­que viva in que­sto seco­lo non può non far­ci i con­ti. E’ un ele­fan­te par­cheg­gia­to nel nostro salot­to. Come tut­ti i media, amplia e defi­ni­sce ciò che sia­mo. E ciò che sia­mo non è neces­sa­ria­men­te coe­ren­te o omo­ge­neo. Per que­sto moti­vo, io e Fran­ce­sco Acqua­vi­va abbia­mo deci­so di fram­men­ta­re la sto­ria di Back­sta­ge in sei sot­to­tra­me che si rin­cor­ro­no tra loro. Non esi­ste alcu­na “veri­tà” in Back­sta­ge. Ci sono solo le imma­gi­ni, che i sei pro­ta­go­ni­sti vedo­no ed inter­pre­ta­no a modo loro. E’ un modo come un altro per ripro­por­re una del­le doman­de più inquie­tan­ti poste da gran­di auto­ri come Phi­lip K. Dick: “Come si può vive­re in un mon­do in cui non esi­ste alcun pun­to di rife­ri­men­to?“. Cre­do che que­sta sia una del­le tema­ti­che cen­tra­li di Backstage.

Il tema trat­ta­to è sicu­ra­men­te attua­le e la mag­gior par­te del­le per­so­ne accet­ta que­sto tipo di situa­zio­ni ora­mai qua­si con una cer­ta arren­de­vo­lez­za e taci­ta accon­di­scen­den­za… pen­sa­te che dan­do voce di que­sto mon­do poco puli­to anche attra­ver­so il fumet­to, si pos­sa smuo­ve­re qual­co­sa di più nei gio­va­ni lettori?!
MS
: Il mon­do del­lo spet­ta­co­lo non è “poco puli­to”. E’ una male­det­ta fogna, esat­ta­men­te come il resto del pia­ne­ta Ter­ra. Ma è la nostra fogna, e con­tie­ne tut­te le schi­fez­ze che ci fan­no anda­re su di giri. In Back­sta­ge, ho ten­ta­to di man­te­ne­re que­sta fon­da­men­ta­le ambi­va­len­za rispet­to ad ogni pro­ble­ma. Ad esem­pio, ad un cer­to pun­to del­la sto­ria, una veli­na-pro­sti­tu­ta si chie­de se lavo­ra­re otto ore al gior­no in un fast food per tut­ta la vita sia più o meno ono­re­vo­le di fare il suo “mestie­re”. E’ una bel­la doman­da, a cui io stes­so non so dare una rispo­sta. In ogni caso, è fuor di dub­bio che i cosid­det­ti “gio­va­ni” sia­no meglio attrez­za­ti per affron­ta­re la nostra real­tà turbomediata/mediatica rispet­to alle gene­ra­zio­ni pre­ce­den­ti. Aver visto milio­ni di ore di pub­bli­ci­tà li ha resi così cini­ci rispet­to ai media che è qua­si impos­si­bi­le fregarli.
Cer­to, quan­do si par­la del­le men­zo­gne basi­la­ri che rego­la­no la nostra vita comu­ne, come ad esem­pio “il dena­ro com­pra tut­to“, sia i gio­va­ni che gli anzia­ni cado­no nel tra­nel­lo con la stes­sa faci­li­tà. Spe­ro che Back­sta­ge pos­sa con­tri­bui­re, sep­pu­re in manie­ra mini­ma, a sfa­ta­re que­ste leg­gen­de metropolitane.

Dedi­ca­re un capi­to­lo per ogni per­so­nag­gio e rac­con­ta­re tan­te pic­co­le sto­rie che con­flui­sco­no in quel­la prin­ci­pa­le è sta­ta una otti­ma idea ed in ogni capi­to­lo sono pre­sen­ti rife­ri­men­ti al nudo, al ses­so o a cor­pi per­fet­ti e pro­vo­can­ti…  sem­bra che anche nel pano­ra­ma fumet­ti­sti­co Ita­lia­no ci sia­no fumet­ti che evi­den­zia­no una ten­den­za simi­le, qua­si come una sor­ta di emu­la­zio­ne-vene­ra­zio­ne nei con­fron­ti di Milo Mana­ra, voi cosa ne pensate?
FA
: Dav­ve­ro inte­res­san­te come doman­da, dal momen­to che la pri­ma vol­ta che mi è sta­ta pro­po­sta la pos­si­bi­li­tà di rea­liz­za­re un volu­me per la Free­books, l’esempio che mi è sta­to fat­to dal mio edi­to­re è sta­to pro­prio quel­lo di Milo Mana­ra! Cre­do che nel­la socie­tà moder­na il ses­so e il nudo sia­no par­ti inte­gra­li dell’aspetto comunicativo,permeano ormai ogni ambi­to del­la nostra vita socia­le e pen­so che non si pos­sa pre­scin­de­re da loro se si vuo­le rac­con­ta­re uno spac­ca­to del die­tro le quin­te del mon­do tele­vi­si­vo. Sono anni che nel­la pub­bli­ci­tà appa­io­no chiap­pe per recla­miz­za­re yogurt o ragaz­ze bel­lis­si­me nude per spon­so­riz­za­re auto­mo­bi­li, e que­sto cre­do abbia influen­za­to e stia carat­te­riz­zan­do il nostro modo di vede­re e inten­de­re le cose.

In alcu­ne tavo­le il trat­to ed i colo­ri sem­bra­no dare anco­ra più peso e for­za alle imma­gi­ni già di per sè cini­che, era que­sta l’idea?!
FA
: Asso­lu­ta­men­te. Spe­cial­men­te cre­do che la cosa si pos­sa nota­re con lo scor­re­re del­le pagi­ne, più mi adden­tra­vo nell’opera e mag­gior­men­te sen­ti­vo l’esigenza di ren­de­re anche gra­fi­ca­men­te la cru­dez­za e la spie­ta­tez­za con­di­ta comun­que sem­pre da un aspet­to grot­te­sco del­lo sho­w­biz. Per ogni ope­ra che rea­liz­zo cer­co sem­pre lo sti­le che meglio pos­sa ren­der­ne l’atmosfera e i temi trat­ta­ti, per que­sto all’inizio ho avu­to un po’ di dif­fi­col­tà, ma man mano che pro­se­gui­vo nel lavo­ro lo sti­le e i colo­ri si sono tra­sfor­ma­ti auto­no­ma­men­te per espri­me­re le emo­zio­ni che covavo.

Sie­te dav­ve­ro con­vin­ti, come fate asse­ri­re ad un vostro per­so­nag­gio, che non esi­sta un busi­ness come lo show business?
MS
: Beh, il per­so­nag­gio che lo affer­ma è una figu­ra di pun­ta del­lo show busi­ness mede­si­mo. Lui stes­so deve ali­men­ta­re il sogno (o lo slo­gan di mar­ke­ting) che sor­reg­ge il suo mon­do, sen­za il qua­le tut­to cadreb­be in pez­zi. Quin­di, dal suo pun­to di vista, quel­la è una veri­tà fon­da­men­ta­le per la sua stes­sa soprav­vi­ven­za. Dal mio pun­to di vista, lo show busi­ness è un mer­ca­to inte­res­san­te per­ché uni­sce le qua­li­tà crea­ti­ve più subli­mi del gene­re uma­no con le sue carat­te­ri­sti­che ven­tra­li più abiet­te. Ma, spe­ci­fi­ca­to que­sto, non dif­fe­ri­sce in nes­su­na manie­ra sostan­zia­le da un enor­me mer­ca­to del­le vac­che. O dal set­to­re dell’editoria a fumet­ti, tan­to per fare un altro esem­pio. Dovun­que si ven­da e si com­pri, l’effetto distor­cen­te del mer­ca­to defor­ma sia i pro­dot­ti che i con­su­ma­to­ri. E là dove il mer­ca­to comin­cia, ini­zia pure il fra­cas­so di gran­di com­me­dian­ti e mosche vele­no­se. Noi ita­lia­ni lo con­sta­tia­mo ogni gior­no in parlamento.

Ci sono situa­zio­ni, pro­gram­mi, per­so­nag­gi del­la TV che vi han­no ispi­ra­to mag­gior­men­te rispet­to ad altri, e perché?
MS
: Il docu­men­ta­rio Video­cra­cy mi ha mol­to col­pi­to per­ché mostra lo show busi­ness ita­lia­no per come esso vuo­le esse­re per­ce­pi­to. Ed è uno spet­ta­co­lo asso­lu­ta­men­te ine­nar­ra­bi­le. Vede­re Fabri­zio Coro­na che mer­ci­fi­ca il suo cor­po nudo, che con­ta i sol­di, che si van­ta del suo suc­ces­so… e guar­dar­lo negli occhi men­tre lo fa è un espe­rien­za straor­di­na­ria. Gli occhi di Coro­na sono un poz­zo nero di dispe­ra­zio­ne. Si rie­sce a coglie­re il ter­ro­re e la ver­go­gna che ani­ma­no la sua vita. Anche Coro­na, come il per­so­nag­gio cita­to in pre­ce­den­za, si sfor­za con tut­te le sue ener­gie per man­te­ne­re viva la fac­cia­ta del sogno. Per­ché sen­za quel­la sot­ti­lis­si­ma pati­na sareb­be per­du­to. O meglio, que­sto è quel che ho intui­to da Video­cra­cy e che ho ten­ta­to di infon­de­re in Back­sta­ge. Inol­tre, il fumet­to trat­ta di acca­di­men­ti più o meno fre­quen­ti nel­la tele­vi­sio­ne, come la cen­su­ra di un comi­co (e, con­si­de­ran­do la “stra­ge dei sati­ri” che si è con­su­ma­ta in TV, non man­ca­no figu­re a cui ispi­rar­si), l’intervista mol­to gla­mour ad uno psi­co­ti­co cri­mi­na­le (un esem­pio tra tut­ti, l’intervista a Dona­to Bilan­cia di Bono­lis) e varie altre ame­ni­tà del genere.


Il giu­di­zio sul­la tele­vi­sio­ne è sen­za appel­lo, o cre­de­te che ci sia­no anco­ra spa­zi che si sal­va­no dal­la mediocrità?
MS
: La medio­cri­tà non esi­ste. Tut­to è inte­res­san­te, in qual­che modo. Tut­to con­tri­bui­sce ad accre­scer­ci come esse­ri uma­ni, se desi­de­ria­mo far­lo o se sap­pia­mo come far­lo. Per que­sto, io con­fi­do cie­ca­men­te in tut­ti i media. I media ampli­fi­ca­no i nostri sen­si e la nostra men­te, ed io voglio sem­pre di più: più gio­ia, più dolo­re, più sogni, più pau­ra, più esta­si, più malat­tia, più sto­ria, più coscien­za, più evo­lu­zio­ne, più vita.

I rea­li­ty han­no crea­to l’illusione che il “quar­to d’ora di cele­bri­tà” sia alla por­ta­ta di tut­ti ma soprat­tut­to lo sia sen­za meri­to, o a vol­te pro­prio per deme­ri­to. Vole­va­te comu­ni­ca­re qual­co­sa anche a que­ste gene­ra­zio­ni di “cac­cia­to­ri di fama tele­vi­si­va” con la vostra opera?
MS
: Non tut­ti pos­so­no o voglio­no esse­re pre­mi nobel per la medi­ci­na. Per alcu­ni, è suf­fi­cien­te scuo­te­re le chiap­pe davan­ti ad una tele­ca­me­ra. Chi pen­sa che que­sto sia il suo sacro desti­no e la stra­da per la sua feli­ci­tà, fac­cia pure. Gli augu­ro di otte­ne­re esat­ta­men­te ciò che desi­de­ra. Mi pare una puni­zio­ne sufficiente.
FA: Amen.

Come sono sta­te fino­ra le rea­zio­ni al vostro fumetto?

MS
: Mol­to posi­ti­ve. Devo ammet­te­re, con una pun­ta di vele­no, che i let­to­ri ten­do­no a elo­gia­re più i dise­gni che non la sto­ria. Ma è ovvio. Dopo­tut­to, è cosa risa­pu­ta: gli scrit­to­ri non ser­vo­no a nien­te. In alcu­ni casi, ci è sta­ta fat­ta un osser­va­zio­ne mol­to intri­gan­te: secon­do un cer­to nume­ro di let­to­ri, la sto­ria di Back­sta­ge si pre­ste­reb­be più ad un for­mat di tipo tele­vi­si­vo che non a quel­lo fumet­ti­sti­co. E’ un com­men­to che mi riem­pie di orgoglio.
FA: Mi è sta­to fat­to nota­re come dall’opera tra­spa­ia l’anima che io e Mas­si­mo abbia­mo cer­ca­to di infon­der­le… e que­sto cre­do sia pos­si­bi­le solo gra­zie alla sin­to­nia che si è crea­ta tra me e Mas­si­mo sin dal pri­mo lavo­ro che abbia­mo fir­ma­to insie­me. Mas­si­mo scri­ve le sto­rie che io vor­rei leg­ge­re, e quin­di dise­gnar­le diven­ta sem­pre un’esperienza straor­di­na­ria, mi spin­ge a dare il meglio di me per­ché i dise­gni sia­no all’altezza del­la storia.