11
Set
2011

"Ne con il PD ne con il PDL, sono fratelli gemelli" Intervista a Frankie HI NRG

Que­sto arti­co­lo è sta­to pub­bli­ca­to su Sar­de­gna 24 del 10/09/11.

Se qual­co­sa può esse­re affer­ma­to con cer­tez­za su Fran­ce­sco di Gesù, più noto come Frank­ie HI-NRG MC, è che sia un devo­to sacer­do­te del­la Paro­la e la usi con mae­stria nel­la sua arte. E’, infat­ti, uno dei pri­mi e dei più cele­bri rap­per d’Italia ed ha vis­su­to tut­te le fasi evo­lu­ti­ve di que­sto gene­re, sen­za mai per­de­re inte­res­se rispet­to alle sue fon­da­men­ta lin­gui­sti­che e cul­tu­ra­li. Tra que­sti, appun­to, la paro­la ed il suo potere.

Qual’è la dif­fe­ren­za tra le ori­gi­ni del Rap Ita­lia­no, il cosid­det­to perio­do del­le “pos­se” di cui tu sei sta­to uno dei pro­ta­go­ni­sti, e il presente? 

«Il perio­do del­le pos­se, all’interno del Rap, è sta­ta una tran­si­zio­ne, che ha tra­ghet­ta­to il gene­re dal sot­to­suo­lo alle ter­re emer­se. Con gli ami­ci, all’inizio dei ’90, era­va­mo impe­gna­ti nel­la pro­du­zio­ne di Rap dal­le for­ti tona­li­tà socia­li, come la mag­gior par­te del­le altre pos­se. Il caso ha volu­to che la sto­ria si spo­stas­se in una dire­zio­ne in cui quel mes­sag­gio e que­gli stru­men­ti fos­se­ro apprez­za­ti dal gran­de pub­bli­co. Ho scrit­to, allo­ra, Fight Da Fai­da per pochi ami­ci, è pia­ciu­ta, poi ho pub­bli­ca­to il disco con suc­ces­so. Oggi la situa­zio­ne è diver­sa: trion­fa l’influenza USA. Ma c’è un para­dos­so: si ten­de ad emu­lar­ne sia mes­sag­gio sia con­te­nu­ti. Infat­ti, il Rap in Ita­lia è qua­si tut­to Gang­sta. Si cele­bra l’alcool, la dro­ga, si trat­ta­no le don­ne come fos­se­ro put­ta­ne, si ragio­na osses­si­va­men­te sui sol­di ed il suc­ces­so, sia come mez­zo che come fine.»

Non è curio­so che il Gang­sta sia un gene­re di Rap gio­va­ni­le eppu­re sia così rea­zio­na­rio? I gio­va­ni dovreb­be­ro esse­re, per defi­ni­zio­ne, i mem­bri più “rivo­lu­zio­na­ri” del­la società.

«Non sono tan­to i gio­va­ni, ma l’argomento scel­to ad esser­lo. Il dena­ro è rea­zio­na­rio. Desi­de­ra­re quat­tri­ni è rea­zio­na­rio. Il capi­ta­li­smo tra­di­zio­na­le è rea­zio­na­rio. Chi fa un qua­lun­que lavo­ro sola­men­te per dena­ro, di fat­to, si omologa.»

Come si riflet­te il tuo impe­gno poli­ti­co nel­la tua vita quotidiana?

«Io cer­co di fare poli­ti­ca tenen­do­mi lon­ta­no dai par­ti­ti. Sono anche con­vin­to che ogni gesto quo­ti­dia­no sia una scel­ta poli­ti­ca. Non sto nel PD o nel PDL: pri­ma di tut­to per­ché sono mol­to simi­li, e, in secon­da bat­tu­ta, per­ché non mi pia­ce come ven­go­no evi­den­zia­te le loro reci­pro­che dif­fe­ren­ze. Se la sini­stra ha una clas­se diri­gen­te così peno­sa è per­ché ci sia­mo accon­ten­ta­ti di votar­li sen­za pre­ten­de­re un cam­bia­men­to. Io for­se mi aspet­to trop­po da loro. Sono stan­co di evo­ca­re sem­pre Enri­co Ber­lin­guer, quin­di but­to un altro nome: Pie­tro Nen­ni. Il mio impe­gno poli­ti­co quo­ti­dia­no con­si­ste nel dire quel­lo che pen­so e sti­mo­la­re le per­so­ne a fare lo stes­so. Sono appe­na sce­so da un tre­no, dopo un viag­gio di qua­si quat­tro ore, e mi ha dato una gran­dis­si­ma sod­di­sfa­zio­ne par­la­re di tra­spor­ti, poli­ti­ca, tele­vi­sio­ne con due stu­den­tes­se, una casa­lin­ga ed un anzia­no signo­re: è cru­cia­le poter ave­re un con­fron­to, scam­bia­re idee, rac­con­ta­re aned­do­ti. Que­sto è dibat­ti­to. E’ democrazia.»

In una cer­ta tra­di­zio­ne del­la vec­chia scuo­la del Rap sta­tu­ni­ten­se, l’MC è un inse­gnan­te ed un cro­ni­sta. Ti iden­ti­fi­chi in que­sto modello?

«Tutt’al più mi con­si­de­ro un bidel­lo del­la vec­chia scuo­la. A par­te que­sto, la rispo­sta è: senz’altro. L’MC fa que­ste cose e le rac­con­ta: tro­va una for­mu­la diver­ten­te, spes­so in rima (ma non neces­sa­ria­men­te), e le ripro­po­ne. Spes­so un aned­do­to, come quel­li emer­si dal­la chiac­chie­ra­ta in tre­no, se pre­sen­ta­ti da un MC, (che poi è un ora­to­re tout-court) acqui­si­sco­no un valo­re sim­bo­li­co, maga­ri fan­no anche sor­ri­de­re e riflet­te­re le per­so­ne. Met­te­re il pub­bli­co a pro­prio loro agio, far­lo ragio­na­re su qual­co­sa che lo riguar­da è impor­tan­te. Lo si può anche met­te­re a disagio.»

Oltre alla musi­ca, hai avu­to vari flirt arti­sti­ci nel mon­do del cine­ma (come atto­re in Paz! o DeGe­ne­ra­zio­ne, ad esem­pio). Vor­re­sti scri­ve­re e diri­ge­re un film?

«Sì, ma ho mai tro­va­to una idea per una sto­ria abba­stan­za buo­na. Ulti­ma­men­te, ho avu­to il pia­ce­re di inter­pre­ta­re una par­te in I più gran­di di tut­ti, scrit­to e diret­to da Car­lo Vir­zì, di pros­si­ma usci­ta. Io ho avu­to l’onore di reci­ta­re al fian­co di Cathe­ri­ne Spaak. E’ sta­ta una bel­la esperienza.»

Stai lavo­ran­do ad un nuo­vo progetto?

«Lune­dì, il mio nuo­vo sin­go­lo, School Rocks, sarà dispo­ni­bi­le in tut­ti i nego­zi di musi­ca onli­ne, come iTu­nes. Il video è dispo­ni­bi­le in ante­pri­ma nel sito www.frankie.tv. E’ un pro­get­to dedi­ca­to agli stu­den­ti di scuo­le medie supe­rio­ri ed infe­rio­ri, la pre­fa­zio­ne musi­ca­le al libro omo­ni­mo. Inol­tre, dall’11 otto­bre, debut­to in tea­tro con un pro­get­to di Mas­si­mi­lia­no Bru­no. Si inti­to­la Pote­re alle paro­le. Sarà in pro­gram­ma per due set­ti­ma­ne, a Roma, al tea­tro Ambra. E’ uno spet­ta­co­lo di mono­lo­ghi e can­zo­ni, che coo­pe­ra­no nel rac­con­ta­re un’Italia che vor­rem­mo non dover rac­con­ta­re. Ha tan­ti ele­men­ti diver­si, tan­ti sapo­ri oltre ai temi socia­li. L’equilibrio tra la paro­la reci­ta­ta da Mas­si­mi­lia­no e quel­la rap­pa­ta da me lo ren­de mol­to speciale.»