Stilisti radicali: arriva il cosplay
I personaggi della narrativa pop contemporanea definiscono il nostro modo d’intendere il mondo e la vita non meno di quanto avveniva nel lontano passato.
Eroi di film, fumetti e letteratura formano un pantheon mitologico moderno che riflette lo spirito dei tempi, pur mantenendo immutati nei millenni alcuni cardini culturali tradizionali: è semplice trovare il trait d’union simbolico tra Merlino ed Albus Silente dalla saga di Harry Potter, così come la sostanziale identità tra la figura di Achille e quella di Superman o, addirittura, i fortissimi elementi cristologici che definiscono il personaggio di Kenshiro nella serie Hokuto No Ken: entrambi sono morti in croce e risorti, tanto per citare un dettaglio significativo.
Alcuni di noi sono più o meno suscettibili ad identificarsi, inconsciamente, in questi moderni eroi dell’immaginario, mentre altri decidono di celebrarli attivamente. Ed il mondo del cosplay (crasi di “costume” e “play”), fin dai primi anni ’90, rappresenta la manifestazione più letterale di questo fenomeno. I cosplayer sono coloro che, nell’ambito di eventi ad hoc, decidono di far materializzare i propri eroi pop indossando costumi che ne rappresentano le fattezze. Sia in maniera individuale che di gruppo, giovani e giovanissimi creano meticolosamente il proprio abito, gli accessori, le parrucche e tutto quanto serva loro per incarnare il personaggio prescelto.
In seguito, preparano una “scenetta” attraverso la quale possono dargli vita nel mondo reale.
Di norma, le migliori esibizioni all’interno di questi contest sono premiate con i biglietti aerei e gli accrediti necessari per partecipare a manifestazioni analoghe, in ambito nazionale o internazionale.
Negli ultimi dieci anni, il cosplay è divenuto un fenomeno rilevante anche in Sardegna. Ogni anno, molte associazioni (Mondi Sospesi, ed il suo Beach Cosplay Party, è tra le più importanti) organizzano dei festival o eventi in cui i cosplayer possono esprimere la loro creatività.
Abbiamo deciso di analizzare il fenomeno attraverso le “confessioni” di due giovani cosplayer, Valentina Podda e Martina Serusi. La prima è una veterana del settore, con un’esperienza di sei o sette anni, mentre la seconda si è immersa in questo mondo nel 2010. «Negli ultimi anni, la Sardegna ha ospitato un gran numero di eventi per cosplayer, tra cui concorsi, laboratori di sartoria specializzata e vari premi. — dice Martina — Non sono serate a tema: il cosplay è libero per natura, ognuno può scegliere di indossare i panni del personaggio che sente più vicino a sé, sia esso tratto da un videogioco, un manga, un film. A volte, alcuni scelgono personaggi della letteratura: in questo caso, lo spazio all’immaginazione è molto più ampio.»
Valentina, dopo aver frequentato il succitato Cosplay Party, ha deciso di dedicarsi a questa espressione artistica e, il successivo anno, si è presentata in concorso con alcuni amici, rappresentando una scena tratta dal videogioco Ragnarok Online.
Con il passare del tempo, si è appassionata sempre di più a quest’attività: «All’inizio, avevo una certa ritrosia ad affrontare il lato sartoriale del cosplaying. Dopo aver vinto una macchina da cucire ad un concorso, ho scelto di cogliere l’occasione ed iniziare a realizzare da zero i miei costumi.»
I cosplayer, che potremmo definire stilisti radicali, hanno diverse scuole di pensiero riguardo la loro disciplina. C’è chi insiste sull’assoluta importanza dell’handmade, come Valentina, ed affronta mesi di preparazione per curare tutti i dettagli del proprio costume, mentre altri, come Martina, hanno un approccio diverso: «La cosa più importante è il divertimento. — dice lei — Oltre a questo, lo è anche curare l’interpretazione del proprio personaggio, studiando la scena o l’esibizione in modo che non sia caricaturale o sciatta, per avvicinarsi allo spirito del proprio personaggio».
L’ambiente del cosplay è molto competitivo, come tutte le culture giovanili, ma è anche un’ occasione di socializzazione ed aggregazione di grande importanza.
«È un’espressione artistica. — dice Valentina — Ognuno ci mette del suo. È cruciale individuare un personaggio a cui si assomiglia ed in cui ci si identifica. Da quel momento, possono iniziare i preparativi.»