29
Ago
2011
Un'onda anomala chiamata Hardcore
(La band hardcore Il Disagio)
Questo articolo è stato pubblicato su Sardegna 24 del 27/08/11
Un’onda anomala. È questa l’immagine più adatta a descrivere il genere musicale definito hardcore (termine ombrello sotto al quale si cela un labirinto di sottocorrenti come il grindcore, il crust, le forme più estreme di punk, ma anche il death metal ed affini).
Le band che hanno voluto imboccare questa via, la più dura per definizione, si trovano ad abitare le zone emarginate e selvagge del panorama musicale: in ogni live il pubblico si trova investito da un’ondata sonica travolgente, scaturita dalla rabbia e dalla disperazione che la nostra società solitamente occulta dietro ai comodi paraventi del consumismo. Live come quelli che terranno in stato d’assedio il pubblico della Terror Fest, la kermesse hardcore che si terrà il 3 settembre alla “Pinetina” a Sorso, sul lungomare Porto Torres-Castel Sardo.
L’hardcore è, in molti sensi, l’inconscio della musica moderna: il luogo in cui ciò che è taboo e, quindi, risulta impronunciabile, trova una sua esplosiva modalità di espressione. A conferma di questo, è sufficiente notare come i testi dei brani in questione diano ampio spazio ad argomenti “proibiti” come la morte, la critica sociale più intransigente e visionaria, l’horror vacui che si cela nel cuore del materialismo.
«È un tipo di musica liberatoria ed aggressiva, — spiega Davide Manca, chitarrista della band Il Disagio (nella foto in basso di Roberto Pili) — un urlo contro l’oppressione, in qualunque forma essa si manifesti: sia essa figlia (appunto) del disagio sociale o delle gabbie mentali le cui sbarre sono i luoghi comuni». Com’è adatto ad un genere “escluso” per costituzione, l’hardcore non può per correre le stesse vie di diffusione della musica tradizionale ed è supportato da un vasto network clandestino di centri sociali, realtà autogestite e personalità inconsuete.
«L’organizzazione dei nostri ultimi due tour, — prosegue Davide Manca — è stata possibile soprattutto grazie all’impegno di ragazzi appartenenti a vari gruppi anarchici o punk, che hanno organizzato i concerti ovunque fosse disponibile un palco. L’ingresso era libero: non si imponeva un prezzo fisso, ognuno pagava secondo le sue disponibilità».
Ed il risultato è impressionante, se si considera che questa rete sotterranea, sebbene agisca con limitatissime risorse economiche, ha garantito a Il Disagio dei tour che hanno percorso Croazia, Slovenia, Serbia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Olanda ed Italia. Ciononostante, l’hardcore è un genere che richiede una grande abilità tecnica. In mancanza di questa, i suoi tempi forsennati impongono almeno una certa prestanza atletica ai performer. «Come sempre, un’ampia cultura musicale è d’obbligo. È fondamentale ascoltare e capire ogni genere. — dice Davide Manca — Non farlo provoca una chiusura settaria in sottocorrenti ed, in ultima analisi, la stagnazione creativa. Penso che sia un male: siamo tutti incazzati per gli stessi motivi, è deleterio chiudersi ognuno nel proprio angolino».
Questo problema, comune a molte tendenze musicali, può essere arginato grazie ad eventi come la Terror Fest: «L’obiettivo è fornire un luogo in cui riunire le band che si identificano nelle varie anime dell’hardcore, — dice Giovanni Pinna, uno degli organizzatori — sia per dar loro visibilità che per farle entrare in contatto con nuove categorie di pubblico, come quelle che giungeranno alla Terror Fest per partecipare al contest di skate che si terrà poco prima del concerto (ore 17)».
Questo festival, giunto alla sua terza edizione, ha visto i fan raddoppiare nei primi due anni e si ipotizza che questa tendenza continui a incrementarsi. Al contrario dell’esperienza “nomade” de Il Disagio, la Terror Fest è nata per valorizzare le band locali ed ospiterà artisti provenienti da tutta la Sardegna (anche se i focolai principali rimangono Olbia, Cagliari e Sassari).
Oltre alla raffica di concerti, il festival prevede anche gallerie di artisti, stand di prodotti hand-made ed altri dedicati alla diffusione della cultura ecologista e vegana. Perché la furia ed il frastuono dell’hardcore non sono altro che le doglie da cui nasce un nuovo stile di vita.