23
Mar
2014

Lovecraft Zero — Le Copertine

Ecco tut­te le mie coper­ti­ne degli eBook di Love­craft Zero in ver­sio­ne puli­ta. Quel­le del nume­ro 4 (Altro­ve) e del ven­tu­ro 8 (Cthu­lhu — Il Richia­mo) non sono inclu­se, per­ché non ne sono l'autore.

Lovecraft Zero - Dagon 01 — Dagon  

Lovecraft Zero - Nyarlathotep

 02 — Nyarlathotep

Lovecraft Zero - Estraneo

 03 — Esterno

Lovecraft Zero - Il Rito
 05 — Il Rito

Lovecraft Zero - Città Senza Nome

 06 — Cit­tà sen­za nome

Lovecraft Zero - Il Tempio

 07 — Il Tem­pio 
20
Mar
2014

Maschere degli architetti solari

È dispo­ni­bi­le il secon­do volu­me di Armi Nar­ra­ti­ve Spe­ri­men­ta­li: Masche­re degli archi­tet­ti sola­ri. È una novel­la hor­ror sul­le gio­ie del­la medi­ta­zio­ne, sul­la tra­di­zio­ne occul­ti­sti­ca nove­cen­te­sca e sul­le mute­vo­li real­tà dei sogni luci­di. Lo pote­te sca­ri­ca­re in for­ma di eBook dal­la sua sche­da oppu­re leg­ge­re onli­ne su Kontendi.it
Come In Silen­zio, anche Masche­re è sta­to com­po­sto in un eser­ci­zio di improv­vi­sa­zio­ne (tro­vi tut­te le tec­ni­che nar­ra­ti­ve nin­ja impie­ga­te nei "Tito­li di Coda" in coda all'eBook). Buo­na let­tu­ra e, mi rac­co­man­do, non tra­scen­de­re il pia­no d'esistenza su cui ti trovi.
P.S. Il ter­zo volu­me, in pro­gram­ma per Apri­le, sarà Edu­ca­zio­ne del Dra­go­ne, una novel­la sull'infanzia di Vlad l'Impalatore.
10
Mar
2014

Armi Narrative Sperimentali

Oggi par­te la mia nuo­va col­la­na ARMI NARRATIVE SPERIMENTALI, una serie di novel­le che si svi­lup­pe­rà per tut­to il 2014. È gra­tis, è sfri­go­lan­te, è in eBook ed è anche con­sul­ta­bi­le onli­ne. Di cosa si tratta?
Dopo aver scrit­to quat­tro roman­zi (più uno in cor­so) e sva­ria­te cen­ti­na­ia di pagi­ne di rac­con­ti bre­vi, sono arri­va­to ad una pro­ce­du­ra per la com­po­si­zio­ne del­le sto­rie piut­to­sto stan­dar­diz­za­ta. Ovve­ro, seguo sem­pre lo stes­so per­cor­so ed otten­go sto­rie che han­no una qua­li­tà più o meno uni­for­me (se sia alta o bas­sa, lascio giu­di­ca­re a te). Cio­no­no­stan­te, vor­rei evi­ta­re di fos­si­liz­zar­mi in un uni­co meto­do testa­to e sicu­ro. Per que­sto, ho scel­to di scri­ve­re una serie di novel­le, ovve­ro rac­con­ti medio-lun­ghi (60–80 pagi­ne cia­scu­no), usan­do per ognu­no uno stra­ta­gem­ma di com­po­si­zio­ne dif­fe­ren­te. Li ren­de­rò dispo­ni­bi­li duran­te tut­to il 2014, e dovreb­be­ro esse­re una deci­na in tut­to. Ogni volu­me sarà distri­bui­to gra­tui­ta­men­te, per­ché, dopo­tut­to, si trat­ta di esperimenti.
I pri­mi due volu­mi, IN SILENZIO e MASCHERE DEGLI ARCHITETTI SOLARI, si basa­no sull'improvvisazione let­te­ra­ria. Se ti inte­res­sa sape­re qua­le sia lo stra­ta­gem­ma alla base di ogni volu­me, ho alle­ga­to al ter­mi­ne del­la sto­ria i "Tito­li di coda", in cui spie­go qual'è il making of del­la novella. 
Ogni volu­me è reso dispo­ni­bi­le nei for­ma­ti più usa­ti (PDF, EPUB, MOBI e let­tu­ra onli­ne) e rim­bal­ze­rà anche su Kontendi.it, il sito/rivista di sto­rie bre­vi inau­gu­ra­to da Edi­zio­ni di Kar­ta. Entro bre­ve, ren­de­rò pos­si­bi­le l'acquisto dei volu­mi in for­ma car­ta­cea, al prez­zo mino­re possibile.
Spe­ro che le novel­le ti piac­cia­no. Dato che si trat­ta di ter­ri­to­ri nar­ra­ti­vi nuo­vi, ogni com­men­to o feed­back è apprezzato.
20
Feb
2014

Artwork per SETTE CATENE

Sette Catene - Cover

 

Ecco, in ante­pri­ma, la cover di Set­te Cate­ne, ter­zo volu­me del­la col­la­na di eBook Love­craft Zero Adden­da (tro­vi il pri­mo volu­me qui ed il secon­do qui). Il rac­con­to, scrit­to da Clark Ash­ton Smith, è un pre­quel del cele­bre Il Tumu­lo di Howard Phil­lips Love­craft, inter­pre­ta­to in chia­ve fan­ta­sy. In sin­te­si, è una sor­ta di Signo­re degli Anel­li in un uni­ver­so d'orrore cosmi­co, ovve­ro la rispo­sta all'annosa doman­da: che sareb­be suc­ces­so se Ara­gorn aves­se incon­tra­to Tsa­thog­gua? (SPOILER: nien­te di posi­ti­vo). La coper­ti­na è sta­ta rea­liz­za­ta dall'artista Khai Vinh (khaiart.wordpress.com).
6
Feb
2014

Perché voglio che Bitcoin crepi tra le fiamme

(tra­du­zio­ne di un arti­co­lo di Char­lie Stross, leg­gi qui l'originale)

Oggi (NdT 18 dicem­bre 2013), Bit­coin ha per­so il 50% del suo valo­re, dopo che si è dif­fu­sa la noti­zia del­la sua non con­ver­ti­bi­li­tà con lo Yuan. Un Bit­coin vale­va 1000$ ieri, men­tre oggi è sce­so a 500$ e con­ti­nua a precipitare.
Otti­mo.
Io voglio che Bit­coin cre­pi tra le fiam­me: que­sto è un ini­zio, ma non basta. Lascia­te che vi fac­cia un rias­sun­ti­no. Come ogni siste­ma valu­ta­rio, Bit­coin ha una sua poli­ti­ca intrin­se­ca. Le deci­sio­ni riguar­dan­ti il modo in cui gestia­mo il dena­ro, la tas­sa­zio­ne e l'economia han­no del­le con­se­guen­ze rea­li: è da esse che pos­sia­mo giu­di­ca­re un siste­ma finan­zia­rio. Il nostro siste­ma glo­ba­le attua­le è una mer­da, ma sot­to­pon­go a voi la tesi che Bit­coin sia peggio.
Tan­to per comin­cia­re, il Bit­coin è intrin­se­ca­men­te defla­zio­ni­sti­co. Esi­ste un limi­te al nume­ro di Bit­coin che pos­so­no esse­re crea­ti (o "mina­ti", nel ger­go spe­ci­fi­co: i nuo­vi Bit­coin sono emes­si attra­ver­so la solu­zio­ne di ope­ra­zio­ni mate­ma­ti­che che diven­go­no man mano più dif­fi­ci­li con l'esplorazione del­lo spa­zio Bit­coin: come avvie­ne per il cal­co­lo dei nume­ri pri­mi, la loro dif­fi­col­tà è espo­nen­zia­le). Que­sto signi­fi­ca che il costo dell'emissione di nuo­vi Bit­coin cre­sce con il pas­sa­re del tem­po, cosic­ché il valo­re dei Bit­coin cre­sce in rela­zio­ne ai beni e ser­vi­zi dispo­ni­bi­li in que­sta valu­ta. Meno sol­di inse­gui­ran­no i beni; meno dena­ro ci sarà da spen­de­re per tut­ti (quan­do la quan­ti­tà di mer­ci supe­re­rà abbon­dan­te­men­te la quan­ti­tà di Bit­coin). Sug­ge­ri­men­to: la defla­zio­ne e l'inflazione sono due cose mol­to diver­se; in par­ti­co­la­re, tene­te bene a men­te che la defla­zio­ne non è il con­tra­rio dell'inflazione (seb­be­ne non pos­sa­no acca­de­re con­tem­po­ra­nea­men­te: puoi bec­car­ti una malat­tia oppu­re l'altra).
Il Bit­coin è sta­to pro­get­ta­to per esse­re veri­fi­ca­bi­le (ovve­ro non fal­si­fi­ca­bi­le), ma è anche del tut­to intrac­cia­bi­le, e mol­to faci­le da nascon­de­re. Più faci­le di un sac­co pie­no di doblo­ni, in ogni caso. Ed è anche più faci­le spe­dir­lo all'altro capo del mon­do con la sem­pli­ce pres­sio­ne di un tasto.
I liber­ta­ri lo ama­no per­ché toc­ca le stes­se aree con­cet­tua­li dei loro fetic­ci auri­fe­ri e non ha l'aspetto di una mone­ta fiat. Puoi figu­rar­te­lo come una sor­ta di risor­sa infor­ma­ti­ca scar­sa, una spe­cie di equi­va­len­te digi­ta­le dell'oro. Gli sta­ti nazio­na­li non ne con­trol­la­no l'emissione, per ciò bypas­sa le ban­che centrali.
Ma c'è una varie­tà di gigan­te­schi effet­ti col­la­te­ra­li. Ecco una serie di link che ne illu­stra­no i principali:
 
1) L'impronta eco­lo­gi­ca del­le "minie­re" di Bit­coin sem­bra usci­ta dall'Inferno (sic­co­me il pote­re di cal­co­lo neces­sa­rio per crear­li è in costan­te asce­sa, i costi elet­tri­ci impen­na­no). Que­sto arti­co­lo pre­sen­ta del­le cifre discu­ti­bi­li, ma il ragio­na­men­to di base è solido.
 
2) I soft­ware per mina­re Bit­coin, ormai, sono stra­pie­ni di virus, per­ché usa­re un com­pu­ter altrui per mina­re Bit­coin è più faci­le che com­prar­si un muc­chio di hard­ware apposito.
 
3) Bit­coin vio­la la leg­ge di Gre­sham: l'elettricità ruba­ta scac­ce­rà i mina­to­ri one­sti. In que­sto modo, i bene­fi­ci saran­no rac­col­ti in lar­ga misu­ra dai cri­mi­na­li più spietati.
 
4) La tota­le man­can­za di rego­la­men­ta­zio­ne per­met­te l'emersione di mer­ca­ti vera­men­te orri­pi­lan­ti, come quel­li dedi­ti all'omicidio, alla pedo­por­no­gra­fia e alla droga. 
 
Il Bit­coin è anche intrin­se­ca­men­te dan­no­so per il tes­su­to socia­le. Pen­si che le nostre feno­me­na­li ban­che d'investimento non paghi­no le tas­se dovu­te? Beh, Bit­coin è pra­ti­ca­men­te pro­get­ta­to per con­sen­ti­re l'evasione fisca­le. Inol­tre, il coef­fi­cien­te di Gini dell'economia Bit­coin è agghiac­cian­te, e con­ti­nua a peg­gio­ra­re, così tan­to da far sem­bra­re le clep­to­cra­zie sub­sa­ha­ria­ne del­le uto­pie socia­li­ste, in con­fron­to. Inol­tre, se tut­to ciò va avan­ti così come è anda­to nel recen­te pas­sa­to, le estra­po­la­zio­ni linea­ri ci mostra­no come il Bit­coin com­pro­met­te­rà la sta­bi­li­tà dei gover­ni, per non men­zio­na­re la sua deva­sta­zio­ne dei siste­mi di tas­sa­zio­ne redi­stri­bu­ti­vi e degli ammor­tiz­za­to­ri socia­li, se il suo valo­re con­ti­nua ad aumen­ta­re (e pare che le sue pro­prie­tà defla­zio­ni­sti­che ser­va­no pro­prio a quello). 
In bre­ve, il Bit­coin appa­re pro­get­ta­to come un'arma diret­ta al dan­neg­gia­men­to del­le ban­che cen­tra­li, crea­to con in testa una linea poli­ti­ca liber­ta­ria dura. Il suo sco­po sem­bra quel­lo di logo­ra­re l'abilità degli sta­ti di riscuo­te­re le tas­se e con­trol­la­re le tran­sa­zio­ni finan­zia­rie dei suoi cit­ta­di­ni. Il che é una figa­ta se sei un liber­ta­rio, ma io con­si­de­ro il liber­ta­ri­smo simi­le al leni­ni­smo: è una teo­ria poli­ti­ca affa­sci­nan­te ed inter­na­men­te coe­ren­te ed ha mol­ti pun­ti posi­ti­vi ma, pur­trop­po, offre del­le indi­ca­zio­ni su come gesti­re le socie­tà uma­ne che fun­zio­na­no sol­tan­to se sosti­tuia­mo i rea­li, inca­si­na­ti, esse­ri uma­ni con degli uma­noi­di sfe­ri­ci, pri­vi di fri­zio­ne, la cui den­si­tà è uni­for­me (per­ché la teo­ria si fon­da su sem­pli­fi­ca­zio­ni del com­por­ta­men­to uma­no che sono, sfor­tu­nan­ta­men­te, sbagliate).
 
In sin­te­si: il siste­ma ban­ca­rio attua­le ed il tar­do capi­ta­li­smo fan­no caga­re, ma sosti­tuir­li con il Bit­coin sareb­be come gua­ri­re da un'unghia incar­ni­ta e pigliar­si la can­cre­na di Fournier.
6
Feb
2014

Re degli Orchi (4 di 4)

Re degli Orchi
Una sto­ria d’amore
Par­te 4 di 4
Capi­to­lo 7

Non è impor­tan­te sta­bi­li­re se sarò il pros­si­mo. Pro­ba­bil­men­te, sono già mes­so peg­gio di tut­ti gli esem­pi cita­ti. Maga­ri non voglio pen­sa­re a quel che pen­sa di me la gen­te. Colo­ro che ho dipin­to in toni sep­pia ed ho svil­la­neg­gia­to sono i miei ami­ci, le per­so­ne a cui ten­go di più, colo­ro che fre­quen­to. Il ritrat­to pate­ti­co che ne ho fat­to è, da mol­ti pun­ti di vista, una men­zo­gna: non una rap­pre­sen­ta­zio­ne fede­le, ma una grot­te­sca caricatura… 
I miei ami­ci sono intri­gan­ti ed enig­ma­ti­ci, intel­li­gen­ti e buf­fi: inol­tre, il loro equi­li­brio è per­fet­to. Andy si è appe­na spo­sa­to; Mike lo farà pre­sto. Andy ha pro­ba­bil­men­te per­so 45 chi­li dai tem­pi in cui quel video imma­gi­na­rio fu "gira­to". Dave è tor­na­to a WoW per­ché Zarq ha ripre­so di sua spon­ta­nea ini­zia­ti­va. Inol­tre, cre­do pas­si più tem­po di me insie­me a per­so­ne in car­ne ed ossa (inu­ti­le spe­ci­fi­ca­re che si vedo­no per gio­ca­re a Magic The Gathe­ring, ma comunque…).
Eppu­re, la nostra cul­tu­ra (e Megan, ed io) è pie­na di pau­ra, incer­tez­za e dub­bi sul­la gen­te come me e come loro. Quan­do li incon­tro, que­ste orri­bi­li, ingiu­ste idee che ho su di loro spa­ri­sco­no, ulu­lan­do, dal­la mia men­te. Per­ché non impor­ta quan­ta fidu­cia abbia in loro: c’è sem­pre una par­te di me che pen­sa: «Guar­da, per l’amor di Dio…». E, a pre­scin­de­re da quan­ta fidu­cia abbia in me stes­so, che si chie­de se gli altri pen­si­no lo stes­so di me.

Capi­to­lo 8

Mi ren­do con­to che esi­ste un peri­co­lo rea­le die­tro quel­la pau­ra; pos­so vede­re il pre­ci­pi­zio davan­ti a me. È que­sto ad aver­mi fat­to abban­do­na­re WoW. Cio­no­no­stan­te, insi­sto sul fat­to che non deb­ba esse­re per for­za così. In fon­do, sono indi­gna­to. Insi­sto per­ché mi si accet­ti così come sono. Insi­sto per­ché esse­re me stes­so sia leci­to al 100%. Ed insi­sto che ci sia un equi­li­brio, anche se io non l’ho anco­ra trovato.
Quest’estate, Megan ed io abbia­mo tra­slo­ca­to nel­la nostra pri­ma vera casa, una fie­ra barac­ca con un incre­di­bi­le poten­zia­le. Pri­ma che il lavo­ro esti­vo di Megan ini­zias­se, bru­cia­va­mo dal desi­de­rio di ristrut­tu­ra­re, ridi­pin­ge­re, aggiu­sta­re, ripu­li­re ed apri­re i pac­chi. Poi, Megan ini­ziò a lavo­ra­re di pome­rig­gio. Lei anda­va a lavo­ro, ed io ini­zia­vo ad apri­re i pac­chi, nel­la spe­ran­za di riu­sci­re nell’impresa di libe­rar­me­ne pri­ma che lei doves­se tor­na­re agli stu­di, alla fine dell'estate. O meglio, avrei ini­zia­to ad apri­re i pac­chi, se non fos­si sta­to inter­rot­to da pro­fon­di ragio­na­men­ti su come accu­mu­la­re i Distin­ti­vi del­la Giu­sti­zia neces­sa­ri per acca­par­rar­mi quel­la fighis­si­ma cin­tu­ra magi­ca su cui ave­vo posa­to gli occhi, maga­ri met­ten­do insie­me un grup­po, diri­ger­mi a Bota­ni­ca per gua­da­gna­re repu­ta­zio­ne Sha’tar e…
E poi Megan tor­na­va a casa, ed io non ave­vo fat­to nien­te, e lei attin­ge­va alle sue tita­ni­che riser­ve di pazien­za per non get­tar­mi dal­le sca­le. Mi sen­ti­vo un ver­me, lei si sen­ti­va ade­gua­ta­men­te fru­stra­ta, ed io pen­sa­vo: «For­se dovrei smet­te­re». E, dopo un mese di que­sta rou­ti­ne, di dol­ce far nul­la, ho smesso.
È que­sta la par­te inquie­tan­te: for­se il mio equi­li­brio nasce dall’arrendermi, dal­la mia con­sa­pe­vo­lez­za che il desi­de­rio di gio­ca­re mi ter­rà (ed ha tenu­to) sve­glio fino alle tre del mat­ti­no a fare scor­ri­ban­de per Mecha­nar, men­tre mia moglie dor­me dell’altra stan­za; mi ren­de­rà trop­po spa­ven­ta­to dal mon­do per affron­ta­re la pagi­na bian­ca, trop­po occu­pa­to per bada­re a mia moglie, men­tre affo­ga nel mon­do in cui io l’ho tra­sci­na­ta. For­se ciò che mi sal­va è che ne sono coscien­te, e quin­di pos­so cam­bia­re dire­zio­ne. Sup­pon­go che la mia for­za sia costi­tui­ta dall'indisponibilità di Megan ad abban­do­nar­mi ad Azeroth.
Se que­sta è la mia for­za — se mi sono sal­va­to per­ché ho smes­so — la mia lamen­ta­zio­ne è que­sta: devo ren­der­mi con­to del­la mia capa­ci­tà di esse­re con­su­ma­to, del mio desi­de­rio di cede­re, e del­la con­sa­pe­vo­lez­za di non poter­lo fare. Sup­pon­go che esse­re adul­ti signi­fi­chi pro­prio questo.

Capi­to­lo 9

«In real­tà, ho appe­na smes­so» dis­si a Sarah.
«No, non l’hai fat­to» rispo­se «Ti stai sol­tan­to pren­den­do una pausa.»
(Dave, quan­do gli dis­si che smet­te­vo, si affret­tò a pre­ci­sa­re: «Non can­cel­la­re i tuoi per­so­nag­gi. Se vuoi con­ge­la­re l’account, bene. Fai una pau­sa, pen­sa­ci. Fin­ché non can­cel­li i per­so­nag­gi, tor­ne­rai qun­do sei pronto.»)
«Sì, ho chiu­so l’account l’altro giorno.»
«Cer­to» dis­se Sarah «Aspet­ta un paio di mesi. Tornerai.»
«Spe­ro di no.»
«Tor­ne­rai» mi disse.
Da quan­do ho smes­so, il mio tem­po libe­ro è più libe­ro, e sono sta­to costret­to a tro­va­re nuo­vi modi per pro­cra­sti­na­re il lavo­ro. Modi che non si por­ti­no con se uno stig­ma socia­le così for­te. Ho ini­zia­to a vede­re in giro la pub­bli­ci­tà del­la nuo­va espan­sio­ne, e descri­vo i miei sen­ti­men­ti nei suoi con­fron­ti come una “vaga nostal­gia”. Non voglio tor­nar­ci, sul serio.
Più tar­di, insie­me a tut­ti i col­le­ghi, ci tro­vam­mo in stra­da per anda­re a pran­zo. Sen­ti­vo Sarah par­la­re con un altro ragaz­zo. Lui le dis­se «Ho appe­na smes­so». «No, non l’hai fat­to» rispo­se lei. Il rifiu­to che Sarah oppo­ne­va alla nostra deci­sio­ne era rive­la­to­re: ci ver­go­gnia­mo del­la nostra con­dot­ta. O, alme­no, per me è così. Sono sta­to sot­to­po­sto ad un tale quan­ti­ta­ti­vo di osti­li­tà da par­te del pros­si­mo per le mie abi­tu­di­ni di gio­co — anche in modo non pale­se, come uno sguar­do o un com­men­to sar­ca­sti­co — che mi sono lascia­to influen­za­re. Abor­ro que­sto sde­gno; incar­no que­sto sde­gno. Dipin­go ritrat­ti al vetrio­lo dei miei ami­ci più cari, per­ché vedo rifles­si in loro gli aspet­ti che odio in me stes­so. Non so più come esse­re me stesso.

Capi­to­lo 10

«Ora, dim­mi tut­to quel­lo che sai su WoW» chie­si a Megan.
«Per­ché? Così mi puoi far fare la figu­ra dell’imbecille? Così puoi far sem­bra­re che mi oppon­ga ad una cosa di cui, in real­tà, non so niente?»
Megan è sul­la difen­si­va per­ché sa che anche io sono sul­la difensiva.
«Voglio sem­pli­ce­men­te saper­lo.» le dico.
Lei chiu­de il suo lap­top ed ema­na irri­ta­zio­ne nei miei confronti.
«È un gio­co di ruo­lo… online?»
«Cor­ret­to.»
«E devi sce­glie­re un ser­ver, e ci sono un muc­chio di ser­ver, e devi sce­glie­re quel­lo giu­sto per­ché se no non cono­sci nes­su­no, e puoi tra­sfe­ri­re i tuoi per­so­nag­gi da uno all’altro, ma devi ave­re qual­che tipo di pote­re arca­no per far­lo o voo­doo inter­net­ti­sti­co o sol­di o qual­co­sa del genere.»
«Sì, sono tut­ti mol­to simili.»
«Ed ini­zi, e devi fare que­ste mis­sio­ni, e la pri­ma è ammaz­za­re dei lupi, per­ché è la pri­ma che è capi­ta­ta a me.»
(Qui mi pen­to un pochi­no di aver­la spin­ta a pro­va­re il gio­co, anche sol­tan­to per un'ora)
«E quan­do arri­vi al livel­lo 70, puoi anda­re in un posto speciale…»
Par­la per un pò, per cin­que minu­ti, e toc­ca mol­ti aspet­ti del gio­co. Pote­va andar peg­gio. È la descri­zio­ne che dare­sti ad un prin­ci­pian­te, o a tua non­na, quan­do ti chie­de di che trat­ta WoW. Megan non cono­sce le spe­ci­fi­che del­le clas­si, o nien­te di tan­to intri­ca­to quan­to i nomi dei dun­geon o dei boss o cose del gene­re. Sono, in un cer­to sen­so, con­for­ta­to dal­lo sco­pri­re che sa di WoW più o meno quel che io so di cuci­to, il suo hob­by preferito.
«…e che sei diven­ta­to il Re degli Ogre.»
Que­sto è ciò che temo di WoW, il moti­vo per cui ho smes­so: gio­ca­re mi ren­de un orco, e, quan­do sono un orco, devo far fin­ta di esser­ne il re. Sci­vo­lo via dagli ami­ci, dal­la mia vita e dai miei pari. Vedo gli altri su Aze­roth e mi repu­to miglio­re di loro.
Que­sta è la veri­tà: non pos­so esse­re uno di loro. Con loro, espri­mo le par­ti peg­gio­ri di me stes­so. Sono irri­tan­te, gras­so ed anti­so­cia­le. Diven­ta­re uno di loro signi­fi­ca abban­do­na­re me stesso.
Que­sta è la veri­tà; sono uno di loro. Come loro, non miglio­re. Li amo, tut­ti, uno per uno. Irri­tan­ti, osses­si­vi, anti­so­cia­li. Sono me. Ed abban­do­nar­li signi­fi­ca abban­do­na­re me stesso. 
4
Feb
2014

Re degli Orchi (3 di 4)

Re degli Orchi
Una sto­ria d’amore
Par­te 3 di 4

(di J. Nicho­las Gei­st, tra­dot­to da Kill Screen #1 — No Fun)


Leg­gi la pri­ma parte
Leg­gi la secon­da parte


Capi­to­lo 5


C'era una ragio­ne per cui Megan fos­se con­vin­ta che Brian e Amy vives­se­ro in Geor­gia: era là che Dave e Zarq era­no diret­ti quan­do han­no incon­tra­to la cop­pia per la pri­ma vol­ta. Zarq dove­va pre­sen­zia­re ad una qual­che Sti­lo­sa Con­fe­ren­za per Gen­te Pro­dut­ti­va ad Atlan­ta, e lo sca­lo a Dal­las fu un’inaspettata scu­sa per effet­tua­re una micro-adu­nan­za del­la gil­da. Rie­sco ad imma­gi­nar­me­li, sedu­ti ad una tavo­li­no metal­li­co all’aeroporto, sopra quel­le sedie doz­zi­na­li, sco­mo­de. Qual­cu­no le pro­get­tò par­ten­do dall’assunto che uno scan­den­te foglio di metal­lo potes­se far le veci del legno pre­gia­to. Rie­sco ad imma­gi­na­re Zarq che si fis­sa le mani, men­tre Dave è tut­to emo­zio­na­to. Nel mio qua­dret­to men­ta­le, Brian e Amy si stan­no pal­pan­do sot­to il tavo­li­no, anche se pro­ba­bil­men­te non è anda­ta così. Nes­su­no sa cosa dire, e quin­di tut­ti si cimen­ta­no in fred­du­re sul­la gen­te che pas­sa. Zarq ridac­chia, a disagio.
Ad un cer­to pun­to, Zarq chie­de a Brian: «Come stan­no i bambini?»
«Pic­co­li bastar­di. Sto anco­ra ten­tan­do di inse­gnar loro a chiu­de­re la boc­ca quan­do sono su Ventrilo.»
«Oh, dai. Tu sei sem­pre su Ven­tri­lo.» dice Amy «Pri­ma o poi, dovran­no pure parlarti.»
«For­se dovre­te inse­gnar­gli il lin­guag­gio dei segni.» scher­za Zarq, ten­tan­do dispe­ra­ta­men­te di inco­rag­giar­li a qual­sia­si tipo di com­por­ta­men­to sociale.
«Mer­da» dice Brian.
«O, alme­no, quan­do stai facen­do un raid…» dice Dave «L’altro gior­no a Karazhan…»
E, da lì in poi, si par­le­rà solo di equi­pag­gia­men­to e pro­fes­sio­ni e dan­ni al secon­do, e tut­to l’imbarazzo e la discon­nes­sio­ne saran­no cela­te die­tro un’esperienza con­di­vi­sa all’interno di un mon­do arti­fi­cia­le, sot­to que­sto pon­te costrui­to con armi epi­che e spe­cia­liz­za­zio­ne del­le clas­si e caver­ne ampie ed articolate.
Brian e Amy, nel­la mia imma­gi­na­zio­ne, sono geni­to­ri da incu­bo, per­ver­ti­ti e osce­ni. Pos­so figu­rar­mi i loro figli, tra mol­ti anni, men­tre scri­vo­no let­te­re furio­se ai mostri del gio­co: «PERCHÈ NON CI AMAVANO QUANTO AMAVANO VOI?!?!». È così invi­tan­te, in que­sti gior­ni di disin­tos­si­ca­zio­ne, incol­pa­re il video­ga­me del­le loro eccen­tri­ci­tà geni­to­ria­li. Ma è anche ingiu­sto. Ciò che amo del­la gen­te di WoW è pro­prio la loro deter­mi­na­zio­ne a non vio­la­re la rego­la che infran­go in que­sto momen­to: non giu­di­ca­no il pros­si­mo. Ci pren­dia­mo come sia­mo, per­ché sap­pia­mo che nes­sun altro lo farà. Sap­pia­mo che non snob­be­re­mo i nostri com­pa­gni per il modo in cui par­la­no ai pro­pri figli o per la loro irri­ta­bi­li­tà o per quan­do sono fasti­dio­si su Ven­tri­lo. E, di cer­to, non li giu­di­che­re­mo mai per tut­to il tem­po che pas­sia­mo a gio­ca­re. WoW è uno spa­zio sicu­ro, un luo­go in cui anda­re per esse­re accol­ti a brac­cia aper­te ed esse­re ama­ti così come sia­mo. Come una chie­sa. Come un Wal Mart.

Capi­to­lo 6


Det­to que­sto, ecco tut­to ciò che sape­vo su Sarah: la gen­te non la capi­va. È pro­prio que­sto che ci acco­mu­na­va, là al McDonald's. Le per­so­ne attor­no a noi, i com­mes­si svo­glia­ti, i clien­ti di pas­sag­gio, chiun­que ci ascol­tas­se… non capi­va­no una paro­la di quel che dicevamo.
Un paio di set­ti­ma­ne dopo aver smes­so, Megan ed io ci tro­vam­mo a casa dei miei.
«L’altro gior­no leg­ge­vo qual­co­sa» dis­se mia madre «sul­la dipen­den­za da vio­deo­gio­chi. Ne hai mai sen­ti­to parlare?»
«Di cosa, specificamente?»
Megan rima­se in silenzio.
«A quan­to pare, in Cina o in uno di quei posti lì,» pro­se­guì mia madre «il gover­no sta varan­do del­le leg­gi per limi­ta­re gli ora­ri degli Inter­net Point. Dico­no che c’è gen­te che ci sta 60 o 70 ore di fila­to e poi tira le cuo­ia per la stanchezza.»
«Sì, ci sono nazio­ni con una cul­tu­ra del gio­co mol­to diver­sa.» rispon­do «In Corea, ad esem­pio, quel­la del gio­ca­to­re è una car­rie­ra rispet­ta­bi­le. Trat­ta­no i gio­ca­to­ri pro­fes­sio­ni­sti come noi trat­tia­mo gli atle­ti pro­fes­sio­ni­sti. Da loro, video­gio­chi come Linea­ge o Star­craft, che per noi sono roba vec­chia, han­no anco­ra un pub­bli­co enor­me. Ed alcu­ni esagerano.»
Mam­ma ci pen­sò un attimo.
«Beh» dis­se infi­ne «assi­cu­ra­ti di non gio­ca­re trop­pe ore di seguito.»
In real­tà, pen­so pro­prio che sia una figa­ta. Ovvia­men­te, non mi rife­ri­sco al cre­pa­re per spos­sa­tez­za o per avve­le­na­men­to da azo­to alla 62° ora di gio­co con­se­cu­ti­vo. È una figa­ta l’idea che esi­sta­no luo­ghi in cui esse­re un gio­ca­to­re è accet­ta­to. In cui l’idea che rice­ve­re una remu­ne­ra­zio­ne per fare ciò che ami si esten­da anche ad atti­vi­tà che non richie­do­no il fisi­co di un atle­ta o una pas­sio­ne sover­chian­te per la con­ta­bi­li­tà. In cui gen­te come me è rispet­ta­ta, alme­no quan­to un appas­sio­na­to di lacros­se oppu­re un DJ. Più tar­di, in mac­chi­na, Megan mi dis­se: «Non sono sta­ta brava?»
«Per­ché?»
«Quan­do tua madre ha men­zio­na­to la dipen­den­za da video­ga­me, non ho det­to una parola.»
«Sì» rispo­si «Hai ragione.»
«Gra­zie» ho pro­ba­bil­men­te det­to in segui­to, anche se rite­ne­vo che, in real­tà, non aves­se nul­la da dire: ave­vo smes­so, quin­di ovvia­men­te non ero dipen­den­te, gra­zie tante.
Capi­sco quel che pro­va­va. Sul serio. Anche io ho espe­ri­to lo stes­so orro­re pro­fon­do, quan­do udii Dave, ad una cena di un matri­mo­nio, par­la­re ai testi­mo­ni di come fun­zio­na­va­no i raid, ed in qua­li cir­co­stan­ze un raid com­po­sto da 10 gio­ca­to­ri può fun­zio­na­re con sol­tan­to due gua­ri­to­ri. Sono sta­to pro­prio io ad avver­ti­re sua sorel­la, la spo­sa, che lui avreb­be pro­ba­bil­men­te par­la­to tut­to il tem­po di WoW, e che lei avreb­be dovu­to rove­sciar­gli in testa una bot­ti­glia d’acqua oppu­re dar­gli un col­po di rivi­sta sul naso. Que­sta è la veri­tà: non esi­ste momen­to in cui odio i video­ga­me mag­gior­men­te — in cui odio me stes­so mag­gior­men­te — come quel­li in cui, ad esem­pio, Dave e Zarq sono a cena da noi, e Dave dice: «Hey, ti ho rac­con­ta­to che mi è suc­ces­so ieri alla Ser­pen­tsh­ri­ne Cavern?» ed io rispon­do «No, cosa?» e Megan leva gli occhi al cie­lo e sospi­ra pia­no, chiu­den­do­si nel silenzio.
Pen­so che il mon­do abba inse­gna­to a mia madre che se gio­co a WoW, per­de­rò il con­trol­lo sul­la mia vita, rimar­rò sedu­to davan­ti al com­pu­ter tut­to il gior­no a bere metri cubi di Pibb Xtra e man­gia­re tor­te inte­re e per­de­rò il lavo­ro. Megan dovrà rispon­de­re alle tele­fo­na­te pre­oc­cu­pa­te dei miei geni­to­ri, spie­gan­do loro che non pos­so rag­giun­ge­re la cor­net­ta per­ché sono sul Sun­well Pla­teau. Pas­se­rà i gior­ni a pian­ge­re sul­le imma­gi­ni dei nostri ami­ci che non incon­tria­mo più. Dopo­tut­to, anche lei non è immu­ne. For­se teme le stes­se cose. Neanch’io sono immu­ne. Nel­la caver­na del­le mie pau­re, vedo ciò che il mon­do vede: 
 
Le luci si accen­do­no su un pic­co­lo uffi­cio dome­sti­co. MIKE, un occhia­lu­to omac­cio­ne, il qua­le indos­sa una magliet­ta su cui è stam­pa­ta una bar­zel­let­ta rela­ti­va ad inter­net, è sedu­to davan­ti ad un com­pu­ter. È cir­con­da­to da action-figu­re di Spi­der Man e sca­to­le di video­ga­me, acca­ta­sta­te come se fos­se­ro arre­da­men­to. Un movi­men­to di came­ra ci mostra MIKE men­tre gio­ca a World of War­craft. Sul­la scri­va­nia davan­ti a lui, squil­la il tele­fo­no. MIKE alza la cor­net­ta, con­trol­la il nome del chia­man­te, e chiu­de la chia­ma­ta. Imme­dia­ta­men­te, il tele­fo­no di MIKE squil­la di nuovo.
 

NARRATORE
(Pre­fe­ri­bil­men­te Susan Sarandon)
Que­sto è Mike. A lavo­ro, Mike è diver­ten­te, ami­che­vo­le, socie­vo­le. Alle feste, tut­ti voglio­no esser­gli accan­to, per il suo spic­ca­to sen­so dell'umorismo. Dopo il lavo­ro, dopo le feste, la gen­te lo chia­ma. Vuo­le pas­sa­re del tem­po con lui. Ma Mike non rispon­de. Gli lascia­no mes­sag­gi, ma Mike non richia­ma. Alle fine, tut­ti smet­to­no di provarci.

 
Fer­moim­ma­gi­ne sul­lo sguar­do con­cen­tra­to di MIKE. Lo scher­mo ti tin­ge di una colo­ra­tu­ra seppia.
 
NARRATORE
Mike è un nerd.
 
Stac­co. Sia­mo in un mar­ket 24h. ANDY, un uomo mol­to cor­pu­len­to,  pas­seg­gia davan­ti alla cas­sa. Di fian­co ad essa sono già pre­sen­ti due Dou­ble Gulps da 1800 gram­mi cadau­no. ANDY sac­cheg­gia l’area dol­ci, fa incet­ta di pata­ti­ne e cibo cal­do, por­tan­do alla cas­sa del cibo ad ogni pas­sag­gio. ANDY par­la al telefono.
 
ANDY
Sì, sì, lo so. Sono al 24 ore. Col­le­ga­ti a Ven­tri­lo ed aspet­ta­mi alla Pie­tra dell'Adunanza.
 
NARRATORE
Que­sto è Andy. Andy ha una ric­ca vita socia­le, den­tro e fuo­ri dall’ufficio. Si è appe­na spo­sa­to, e sua moglie lo ama. Ma i dot­to­ri lo aller­ta­no che deve per­de­re peso, e far­lo in fret­ta. Andy pesa 226 chili.
 
Fer­moim­ma­gi­ne su ANDY. Beve una soda gigan­te. Seppia.
 
NARRATORE
Andy è un nerd.
 
Stac­co. Sia­mo in uno stu­dio, in cui DAVID sie­de al com­pu­ter. Gio­ca a World of War­craft. ZARQA gli è accan­to, leg­ge una rivi­sta. ZARQA pro­va ripe­tu­ta­men­te ad ini­zia­re una con­ver­sa­zio­ne con DAVID, il qua­le le fa cen­no di smet­ter­la, oppu­re par­la nel suo micro­fo­no. ZARQA sospi­ra. Si avvi­ci­na al com­pu­ter. DAVID è intri­ga­to dall’interesse di ZARQA.
 
NARRATORE
Que­sto è David. David lavo­ra in un'importante azien­da assi­cu­ra­ti­va. Rie­sce a sve­la­re milio­ni di dol­la­ri di fro­di ogni anno. E que­sta è Zar­qa. Come infer­mie­ra, pas­sa 12 ore al gior­no a sal­va­re del­le vite. Sono sta­ti spo­si feli­ci per tre anni. Ma oggi, Zar­qa si è resa con­to che l’unico modo di man­te­ne­re vivo il suo matri­mo­nio è gio­ca­re con il mari­to a World of War­craft. Per sal­va­re il loro rap­por­to, deve diven­ta­re ciò che più teme.
 
Men­tre il NARRATORE par­la, ZARQA si spo­sta davan­ti alla tastie­ra. Posa una mano incer­ta sul mou­se. Fer­moim­ma­gi­ne su ZARQA, men­tre  fis­sa con ras­se­gna­zio­ne la scher­ma­ta per la crea­zio­ne del per­so­nag­gio. Seppia.
 
NARRATORE
David è un nerd.
 
Stac­co. Susan Saran­don (oppu­re il NARRATORE, se lei è indi­spo­ni­bi­le), pas­seg­gia per un Inter­net Cafe. Sul­lo sfon­do, varie per­so­ne gio­ca­no a video­ga­me online.
 
NARRATORE
Sal­ve. Sono Susan Saran­don. In tut­to il mon­do, la Ner­di­tà sta cau­san­do più vit­ti­me del can­cro, dei mor­si di ser­pen­te e degli esplo­si­vi ad alto poten­zia­le. Ogni anno, milio­ni di per­so­ne cado­no vit­ti­ma dell’impulso di gio­ca­re ai videogames.
 
Uno dopo l’altra, vedia­mo i fer­moim­ma­gi­ne di MIKE, ANDY e ZARQA scor­re­re sul­lo scher­mo. Alla fine, com­pa­re un pun­to di doman­da ros­so su uno sfon­do nero.
 
NARRATORE
Sarai tu il prossimo?

4
Feb
2014

Re degli Orchi (2 di 4)

Re degli Orchi
Una sto­ria d’amore
Par­te 2 di 4

(di J. Nicho­las Gei­st, tra­dot­to da Kill Screen #1 — No Fun)


Leg­gi la pri­ma parte


Capi­to­lo 2


Giun­se il pri­mo gior­no di lavo­ro. Come si con­fà ad un nerd, ero un ven­di­to­re di com­pu­ter. Io ed i miei col­le­ghi aspet­ta­va­mo, a disa­gio, che ci venis­se det­to di entra­re nel­la came­ra in cui sareb­be avve­nu­to l’orientamento. Duran­te l'attesa, pre­si le misu­re dei miei nuo­vi col­le­ghi: tre gros­si cef­fi dall’aspetto sec­chio­ne (me com­pre­so), un nerd magro­li­no, una ragaz­za, gio­va­ne e cari­na, con un appa­rec­chio ai den­ti che pos­so solo descri­ve­re come “scin­til­lan­te”. La sua diso­mo­ge­nei­tà rispet­to al grup­po era ridi­co­la. I ragaz­zi ave­va­no tut­ta l’aria di dor­mi­re con foto di Stan Lee sot­to il cusci­no. Era faci­le imma­gi­nar­ci men­tre fru­ga­va­mo tra le visce­re di un lap­top feri­to. Quel­la ragaz­za, inol­tre, non ave­va più di vent’anni. Non ave­va l’aspetto di una che spen­de più di 100$ al mese in fumet­ti (non lo fac­cio neanch’io, bada bene, ma potrei di sicu­ro far­lo). Io face­vo bal­lon­zo­la­re i pie­di, e mi muo­ve­vo in avan­ti ed indie­tro: la mia tra­di­zio­na­le dan­za dell’imbarazzo.
«Ti chia­mi Josh» mi dis­se uno dei miei com­pa­gni nerd.
«Sì…» rispo­si. Non l'avevo mai visto prima.
«Sono un genio.» dis­se lui.
«Oh…?» chie­si. La dan­za proseguì.
«C’è scrit­to sul­la tua taz­za» sot­to­li­neò lui.
«Aha»
Ini­ziam­mo a caz­zeg­gia­re, par­lan­do di nomi, di come la gen­te stor­pias­se i nostri con rego­la­re fre­quen­za. Gene il Genio veni­va spes­so con­fu­so con Jean. Phil diven­ta­va Fill. Nes­su­no sba­glia­va il nome di Josh, per­ché di Josh ce ne sono un milio­ne. Solo chiac­chie­re di cir­co­stan­za del­la più infi­ma risma. La mia atten­zio­ne rica­de­va spes­so sul­la ragaz­za, così diver­sa da noi, e di come ten­tas­se di inse­rir­si in quel con­te­sto. Di nasco­sto, face­va anche lei cosplay? Anda­va alla Comic-Con? Pos­sie­de­va un suo bat’leth per­so­na­le? Quan­do il nostro capo ci chia­mò, salim­mo le sca­le. Io e Phil/Fill fum­mo mes­si in cop­pia: dove­va­mo par­la­re, in modo da cono­scer­ci meglio, per poi pre­sen­ta­re il nostro part­ner al grup­po. Discu­tem­mo di mogli e figli e case, ed i rela­ti­vi van­tag­gi del­le distri­bu­zio­ni di Linux bina­rie o sour­ce-built. Die­tro di me, rie­cheg­giò la tenue voce fem­mi­ni­le dell’Altra: «Beh, io sono Sarah e gio­co a World of War­craft…»
Aha.

Capi­to­lo 3

È una varie­tà peri­co­lo­sa del­la curio­si­tà, quel­la che mi spin­se a chie­de­re a Megan, una not­te dopo cena, di dir­mi tut­to quel che sape­va sui miei com­pa­gni di gilda.
«Mmh. Beh, non ricor­do i loro nomi, ma c’è una cop­pia spo­sa­ta che vive in Geor­gia: par­la­no sem­pre del­la loro vita sessuale…»
«Mol­to det­ta­glia­ta­men­te.» aggiun­si io.
«…e c’è il ragaz­zi­no che bestem­mia da mat­ti. E poi il tipo pie­no di sol­di, e poi il ragaz­zo fasti­dio­so chia­ma­to Davy….»
Men­tre par­la­va, nel­la mia testa: trion­fo! Brian e Amy vivo­no in Texas, Davy è quel­lo ric­co ed il ragaz­zo fasti­dio­so si chia­ma Lucas. Megan non cono­sce nem­me­no Pat, o Chloe, o Will. Que­sto vuol dire che l’ho espo­sta sol­tan­to ad una dose mini­ma­le di ner­di­tà. Haha! Sono un bra­vo mari­to. O qual­co­sa del genere.
E anche: potreb­be andar peg­gio. Lei non gio­ca, tran­ne per quel­la vol­ta in cui l’ho spin­ta a pro­var­ci. Non ha mai par­la­to con loro tra­mi­te Ven­tri­lo, il ser­vi­zio VoIP che usia­mo per comu­ni­ca­re duran­te le par­ti­te. Pro­ba­bil­men­te non riu­sci­reb­be a rico­no­scer­ne le voci. Non si è mai sedu­ta all’aeroporto ad aspet­ta­re gen­te che cono­sce sol­tan­to per­ché ha sen­ti­to le loro voci ed ha visto le foto dei loro gnomi.
Ed infi­ne, per fare il pun­to del­la situa­zio­ne: Oh, mer­da.
Mi ven­ne l’impulso mal­sa­no di chie­der­le di dir­mi tut­to quel­lo che sape­va su WoW. Lo soppressi.

Capi­to­lo 4



Men­tre era­va­mo in pau­sa, andai da Sarah. Era­va­mo simi­li, per cui dovet­ti por­le una doman­da: «Su che ser­ver sei?»
«Ale­x­strasza» rispon­de «Tu?»
«Sil­ver Hand.» Il gio­co ha una enor­me popo­la­zio­ne (più di 11 milio­ni, all’ultima con­ta) e rie­sce a gestir­la divi­den­do­la in vari ser­ver, cia­scu­no con­te­nen­te una copia inte­gra­le del­lo stes­so mon­do. Incon­tra­re per caso per­so­ne che gio­ca­no sul tuo ser­ver è più o meno come anda­re a Disney­world ed imbat­ter­ti in tuo cugino.
Quin­di bla­te­ram­mo di WoW, con­fron­tan­do la den­si­tà di Stre­go­ni sui rispet­ti­vi ser­ver, dibat­ten­do del­le ingiu­ste calun­nie rivol­te ai Cac­cia­to­ri… il gene­re di ner­di­tà distil­la­ta che è dif­fi­ci­le tro­va­re oltre le mura del Lar­ge Hadron Col­li­der. Pro­se­guim­mo fin­ché non ci tro­vam­mo al McDo­nald, in cui ordi­nai una Diet Coke, men­tre lei non pre­se nul­la. È stra­no: duran­te il ritor­no, mi resi con­to di non ave­re asso­lu­ta­men­te nul­la in comu­ne con quel­la ragaz­za. Pro­prio nul­la. Anche all’interno del gio­co, face­va­mo cose diver­se, fre­quen­ta­va­mo gen­te diver­sa, ave­va­mo diver­si obiet­ti­vi. La nostra chiac­chie­ra­ta durò 15 minu­ti. Fu inte­ra­men­te con­dot­ta in un lin­guag­gio con­di­vi­so e trat­tò di espe­rien­ze con­di­vi­se: cio­no­no­stan­te, non c’era asso­lu­ta­men­te alcu­na con­nes­sio­ne tra me e lei. D'un trat­to, mi sen­tii vuoto.
Se mi chie­di, come io stes­so ho fat­to, per­ché gio­ca­vo a WoW, la rispo­sta è mol­to chia­ra: con­nes­sio­ne. Gio­ca­vo per sta­re insie­me a gen­te come me, per­so­ne che tro­vo rara­men­te nel mon­do ester­no. Per­so­ne che, di nor­ma, non chie­do­no: «Per­ché gio­chi a WoW men­tre potre­sti [inse­ri­re impre­sa sover­chian­te qui]?». Anzi, al con­tra­rio, sono soli­te dire cose così: «Cer­to, potrei fare la mara­to­na di Boston tra tre ore, ma… sì, cre­do che pro­ba­bil­men­te andrò nel dun­geon di Steamvaults.»
Ma, men­tre par­la­vo con Sarah del fat­to che lei ed il suo ragaz­zo — un det­ta­glio che rie­vo­ca­va in con­ti­nua­zio­ne, pro­ba­bil­men­te per disin­cen­ti­var­mi a pro­var­ci con lei — si sta­va­no crean­do nuo­vi per­so­nag­gi, dei Ladri, su un nuo­vo ser­ver, ero sopraf­fat­to dal­la sen­sa­zio­ne che que­sto spe­cia­le, con­di­vi­so lega­me di Alte­ri­tà con­tro il resto del mon­do fos­se in lar­ga par­te mera appa­ren­za. Con­di­vi­de­va­mo quell’attività per poter fin­ge­re di esse­re simi­li, ma non c’era nien­te di genui­no nel nostro lega­me: era­va­mo soli.
«In real­tà» le dis­si «Io ho appe­na smesso.»