1
Nov
2013

DOMANI — CRONACA DEL CONTAGIO infesta le librerie!

In coin­ci­den­za di Hal­lo­ween, a cau­sa di una oscu­ra con­giun­zio­ne astra­le, è arri­va­to anche DOMANI — CRONACA DEL CONTAGIO. È un roman­zo zom­bie d'azione, scrit­to da me con tan­te amo­re­vo­li cure e pub­bli­ca­to da Arka­dia Edi­to­re. Puoi acca­par­rar­ti il libro nel­la tua libre­ria di rife­ri­men­to, ordi­nar­ne una copia via Ama­zon o, se sei trop­po elet­tro­ni­co o trop­po squat­tri­na­to per una copia rea­liz­za­ta con i cari e vec­chi albe­ri mor­ti, acqui­sta­re l'eBook.
Puoi tro­va­re infor­ma­zio­ni sul­la tra­ma, sul nume­ro di pagi­ne, sul prez­zo ed anche un'anteprima del volu­me a que­sto link, per cui non mi dilun­go. In estre­ma sin­te­si, se ti pia­ce The Wal­king Dead, ti pia­ce­rà Doma­ni. A pro­po­si­to, il libro è sta­to scrit­to per un pub­bli­co gio­va­ne, dai 15 anni in su, ma mi sono assi­cu­ra­to di ren­der­lo abba­stan­za sfri­go­lan­te per­ché sia apprez­za­bi­le anche dagli adulti.
DOMANI è già arri­va­to nel­le libre­rie di mol­te cit­tà ita­lia­ne. A bre­ve, poste­rò un elen­co di quel­le in cui la sua pre­sen­za è cer­ta, se vole­te anda­re a col­po sicu­ro. Se la tua pre­fe­ri­ta non lo ha anco­ra ordi­na­to, ti invi­to ad ami­che­vol­men­te sol­le­ci­ta­re il tuo libra­io di fidu­cia, per­ché anche lui con­tri­bui­sca all'olocausto non-mor­to. Orga­niz­ze­re­mo un tour di pre­sen­ta­zio­ni da metà novem­bre a metà dicem­bre in giro per la Sar­de­gna e, suc­ces­si­va­men­te, valu­te­re­mo le pre­sen­ta­zio­ni da fare in tra­sfer­ta per il belpaese.
Anche se lo ripe­to sem­pre, lo fac­cio di nuo­vo: non sot­to­va­lu­ta­re l'importanza del tuo con­tri­bu­to per la riu­sci­ta di un roman­zo, per­ché, in real­tà, è l'unica cosa che con­ta dav­ve­ro. L'editoria indi­pen­den­te soprav­vi­ve gra­zie al pas­sa­pa­ro­la, i con­si­gli, le recen­sio­ni dei let­to­ri. Se il libro ti pia­ce, par­la­ne sui social net­work, recen­si­sci­lo sul tuo blog, o fai quel che pre­fe­ri­sci. È essen­zia­le. È l'unico modo per far sì che roman­zi di qua­li­tà ven­ga­no scrit­ti e pubblicati.
Se hai doman­de o dub­bi, non esi­ta­re a chie­de­re diret­ta­men­te a me. Non è dif­fi­ci­le con­tat­tar­mi.
29
Ott
2013

Intervista a me e Riccardo Mostallino su DOMANI — CRONACA DEL CONTAGIO, da ZombieKB (29/10/13)

Zom­bie­KB mi ha inter­vi­sta­to sull'uscita di DOMANI — CRONACA DEL CONTAGIO, il mio nuo­vo roman­zo hor­ror. Leg­gi l'intervista inte­gra­le a que­sto link.
Ecco un bre­vis­si­mo estratto:

Ini­zia­mo con qual­co­sa di sem­pli­ce: par­la­ci un po' di te e di cosa ti ha spin­to a scri­ve­re una Zom­bie novel.
In que­sti anni, mi sto dedi­can­do ad una esplo­ra­zio­ne siste­ma­ti­ca del­la let­te­ra­tu­ra di gene­re. Oltre a Doma­ni, ho scrit­to anche un fan­ta­sy e due libri di fan­ta­scien­za, men­tre in que­sti gior­ni sto lavo­ran­do ad un noir a sfon­do sto­ri­co. L'obiettivo è tuf­far­mi nel­le strut­tu­re mito­lo­gi­che pop crea­te da tut­ti noi, esplo­ra­re le ter­re dell'immaginazione emer­se da poco e com­pi­la­re dei repor­ta­ge su ciò che ho visto. La fan­ta­sia col­let­ti­va spie­ga la nostra con­di­zio­ne meglio del­la nar­ra­ti­va realistica.
Spe­ci­fi­ca­men­te, ho deci­so di scri­ve­re un roman­zo incen­tra­to sugli Zom­bie per rispon­de­re ad una doman­da: per­ché que­sti putre­fat­ti gen­ti­luo­mi­ni sono dive­nu­ti così popo­la­ri pro­prio in que­sto momen­to sto­ri­co? La rispo­sta arti­co­la­ta a que­sto que­si­to èDo­ma­ni. Quel­la sin­te­ti­ca è che la nar­ra­ti­va Zom­bie attin­ge diret­ta­men­te a quel gene­re di pau­re e ten­sio­ni mora­li che con­se­guo­no alla cri­si eco­no­mi­ca. Il sen­ti­men­to dif­fu­so che il nostro model­lo di svi­lup­po sia arri­va­to ad un capo­li­nea, l’insicurezza cro­ni­ca, la degra­da­zio­ne per­so­na­le (sia eco­no­mi­ca che mora­le), la pau­ra del pros­si­mo, la tota­le casua­li­tà con cui il disa­stro può col­pi­re, la logi­ca pre­da­to­ria del capi­ta­li­smo tur­bo­li­be­ri­sta: insom­ma, tut­ti i topoi del­la nar­ra­ti­va Zom­bie si pos­so­no ricol­le­ga­re a quel che vivia­mo tut­ti i gior­ni. I revenantdell’800 o medie­va­li non ave­va­no nul­la a che vede­re con quel­li attua­li: era­no carat­te­riz­za­ti da una temi teo­lo­gi­ci e mora­li­sti­ci che ora abbia­mo (giu­sta­men­te) lan­cia­to fuo­ri dal­la fine­stra. Ora gli Zom­bie sono una diret­ta tra­du­zio­ne nar­ra­ti­va del­la teo­ria dei ger­mi. Ma i ger­mi sia­mo noi.
22
Ott
2013

Recensione di DOMANI, su ZombieKB (21/10/13)

DOMANI — Cro­na­ca del con­ta­gio sta arri­van­do. Ecco la pri­ma recen­sio­ne.
Un estrat­to:

I per­so­nag­gi sono ben carat­te­riz­za­ti, ma il prin­ci­pa­le pre­gio del roman­zo non è quel­lo di pre­sen­ta­re una for­te ana­li­si intro­spet­ti­va degli indi­vi­dui che ne popo­la­no le pagi­ne, ben­sì la capa­ci­tà di mostra­re come le debo­lez­ze uma­ne e la lot­ta per la soprav­vi­ven­za, con­tro ogni buo­ni­smo, pos­sa­no tra­sfor­ma­re un uomo comu­ne, non nato per esse­re un eroe od unlea­der cari­sma­ti­co, in un per­so­nag­gio dan­na­ta­men­te “uma­no” che oscil­la con­ti­nua­men­te tra il bene ed il male (alla fac­cia di Tol­kien e dei suoi Hobbit).
19
Ott
2013

Intervista a me e Gianluca Floris su NYX (28/07/11)

 [Un'altro pez­zo d'archivio che ripub­bli­co qui a futu­ra memo­ria.  L'antologia NYX è dispo­ni­bi­le qui. Il mio rac­con­to è anche dispo­ni­bi­le in ebook sin­go­lo.]

Un'intervista di Valen­ti­na Usa­la (qui l'originale)
15 giu­gno 2011. Il cie­lo not­tur­no si mostra ai miei occhi in tut­ta la sua bel­lez­za e curio­sa fac­cia. Impos­si­bi­le non sosta­re per ado­rar­ne la sua volu­bi­le presenza.
Ore 22.00. Il cie­lo nero que­sta sera non s’illumina. La luna non emet­te il suo baglio­re usua­le, ma un’ inten­sa e coin­vol­gen­te luce ros­sa, che atta­na­glia i mei occhi al cospet­to di que­sta mae­sto­sa luna. Sì, poco rischia­ra, ma ren­de com­pli­ce il mio ani­mo. Sera­ta per­fet­ta per gusta­re un buon libro, sedu­ta sot­to un man­to incan­ta­to. Gio­con­da rari­tà: biz­zar­ria ecce­zio­na­le. Un’ora sol­tan­to e lo spet­ta­co­lo sarà fini­to! Al con­tra­rio il libro si fa leg­ge­re, rileg­ge­re, scru­ta­re, odo­ra­re ma soprat­tut­to nel nostro caso, susci­ta pas­sio­ne. E’ un’eclisse luna­re a far da cor­ni­ce, per­ché il pro­ta­go­ni­sta del mio intrat­te­ni­men­to è in real­tà il già cita­to libro. Ma tut­to è in sin­to­nia. Così, le memo­rie dei miei stu­di mi ricon­du­co­no nell’antica Gre­cia, dove ogni par­ti­co­la­re del­la natu­ra ave­va un nome per­so­ni­fi­ca­to e l’astrologia, un’incessante studio…di quel­li che ti ruba­no la psi­che. Nyx: una dea gre­ca. La not­te in per­so­na. Nyx, i rac­con­ti del­la not­te. Que­sto è il tito­lo del libro. Qua­le not­te potreb­be esse­re più azzec­ca­ta, per leg­ge­re di essa? Accom­pa­gna­ti da imma­gi­na­ri suo­ni di flau­ti e arpe, da dol­ci fan­ciul­le che dan­za­no avvol­te dai loro pepli, vi invi­to a alla sco­per­ta di que­sto scrit­to. Alla sco­per­ta di Nyx.
La strut­tu­ra è par­ti­co­la­re, una sor­ta di “deka­pen­ta­me­ro­ne” alla Boc­cac­cio. Quin­di­ci auto­ri, per quin­di­ci rac­con­ti, ognu­no dei qua­li rac­con­ta la not­te, secon­do la pro­pria visio­ne per un tota­le di 160 pagi­ne. “Nyx è un’antologia che nasce dall’idea di rac­con­ta­re la not­te nel­la for­ma del rac­con­to bre­ve. Ogni auto­re coin­vol­to in que­sta rac­col­ta ha potu­to rac­con­ta­re la sua not­te sen­za limi­ti di gene­re. Not­te che, in alcu­ni casi, diven­ta tema cen­tra­le e in altri momen­to, atti­mo, sogno, desti­no pri­va­to o istan­te di sto­ria. Con una tema­ti­ca aper­ta alle più diver­se decli­na­zio­ni, gli auto­ri han­no com­po­sto sto­rie che van­no dal rac­con­to fan­ta­sti­co al thril­ler vec­chia manie­ra, pas­san­do per digres­sio­ni fan­ta­scien­ti­fi­che ed il rac­con­to disto­pi­co, arri­van­do infi­ne a splen­di­di momen­ti di pro­sa dal­la for­te cari­ca poe­ti­ca. La not­te quin­di, pun­to foca­le di que­sta anto­lo­gia dove si par­la del momen­to in cui indos­sia­mo le nostre masche­re o, for­se, ce le levia­mo”. Sono que­ste le paro­le che l’editore Mostal­li­no Mur­gia di Arka­dia Edi­to­re uti­liz­za, per par­la­re del roman­zo. Edi­to nel novem­bre 2010 appun­to da Arka­dia, Nyx fa par­te del­la col­la­na Nar­ra­ti­va Micro­te­ca. (per infowww.arkadiaeditore.it). Un melan­ge di auto­ri emer­gen­ti e altri già noti, come Mar­cel­lo Fois e Miche­la Mur­gia; per pro­se­gui­re poi: Aba­te, Buo­nan­no, Dazie­ri, De Roma, Flo­ris, Gabos, Giam­mei, Ibra­hi­mi, Lino, Napo­li, Nepo’, San­na, Spi­ga. Tra que­sti, ho il pia­ce­re di chiac­chie­ra­re con due di que­sti quin­di­ci auto­ri: Mas­si­mo Spi­ga e Gian­lu­ca Flo­ris, apren­do così un’intervista doppia.
Mi par­li di lei, mi dia qual­che cen­no biografico.

Mas­si­mo Spi­ga: Sono un gran­de esti­ma­to­re dei Wu Ming, per cui anch’io mi acco­do alla loro scel­ta di non-inter­fe­ren­za e mini­ma inva­si­vi­tà nel­la vita dei libri o rac­con­ti. Pre­fe­ri­sco lascia­re che le ope­re par­li­no con la loro voce, la mia vita è un’eccedenza irri­le­van­te in que­sto contesto.
Gian­lu­ca Flo­ris: Sono nato a Caglia­ri nel 1964 e ho quin­di 47 anni. Da vent’anni fac­cio l’artista liri­co (teno­re soli­sta) e dal 2000 pub­bli­co roman­zi e rac­con­ti. Qui un cur­ri­cu­lum da teno­re, qui un cur­ri­cu­lum da scrit­to­re. Ma direi che la for­ma strin­ga­ta qui sopra potreb­be bastare.

Come e quan­do nasce Nyx?

MS: E’ una doman­da rivol­ta alla per­so­na sba­glia­ta. Io sono sta­to con­tat­ta­to dal mio agen­te quan­do il pro­get­to era già in dive­ni­re. Mi ha impar­ti­to di scri­ve­re una sto­ria bre­ve incen­tra­ta sul con­cet­to di “not­te”, sen­za aggiun­ge­re altri det­ta­gli. L’ho idea­ta, scrit­ta e con­se­gna­ta in una set­ti­ma­na. Si inti­to­la Not­te dell’Avvenire. Solo a pub­bli­ca­zio­ne avve­nu­ta, ho potu­to apprez­za­re l’ampiezza del progetto.

GF: L’idea nasce con la nasci­ta del­la col­la­na Micro­te­ca, cura­ta da Danie­le Pin­na, e quin­di con l’idea di Arka­dia di dare vita ad una col­la­na di rac­con­ti anche per vari sup­por­ti, oltre il car­ta­ceo. Io non sono sta­to coin­vol­to nel­la fase di idea­zio­ne. Sem­pli­ce­men­te un gior­no ho rice­vu­to una tele­fo­na­ta di Danie­le Pin­na che mi chie­de­va se aves­si in ani­mo di scri­ve­re per que­sta pub­bli­ca­zio­ne sul­la not­te. Ho subi­to accet­ta­to con entu­sia­smo. Pra­ti­ca­men­te subi­to mi è venu­to in men­te il mio rac­con­to: “lo squalo”.

Mi par­li del suo rac­con­to del­la not­te; lo dedi­ca a qual­cu­no in par­ti­co­la­re? Tra­mi­te qua­le aspet­to inten­de far riflet­te­re il lettore?

MS: Not­te dell’Avvenire si basa sul­la vita del­la cosmo­nau­ta rus­sa Valen­ti­na Tere­sh­ko­va, anche se la sua vita è sta­ta rimo­del­la­ta in vari pun­ti e fusa con quel­le di altri cosmo­nau­ti. Tut­ti gli even­ti in essa rac­con­ta­ti sono real­men­te acca­du­ti. Il rac­con­to è per loro, gli eroi che han­no mes­so in peri­co­lo o sacri­fi­ca­to la loro vita per esplo­ra­re il Gran­de ed Oscu­ro Las­sù. Lo svi­lup­po dell’astronautica, dal­le sue ori­gi­ni alla con­tem­po­ra­nei­tà, ha una sto­ria che moz­za il fia­to. E’ la dimo­stra­zio­ne di come il fana­ti­smo pri­va­to di visio­na­ri, spian­ta­ti ed emar­gi­na­ti spar­si per il mon­do, pos­sa far pro­gre­di­re l’umanità tut­ta e cam­bia­re la nostra con­ce­zio­ne del pos­si­bi­le. Basti riflet­te­re sul come la pri­ma fran­gia di dilet­tan­ti e soste­ni­to­ri dell’astronautica, negli anni ‘20 del Nove­cen­to, aves­se come suo testo sacro “Dal­la Ter­ra alla Luna” di Jules Ver­ne. Io ho deci­so di rac­con­ta­re un det­ta­glio di que­sta gran­de epo­pea tra i tan­ti pos­si­bi­li, appli­can­do uno sguar­do obli­quo alla tema­ti­ca in modo da evi­tar­ne i lati più reto­ri­ci o pro­pa­gan­di­sti­ci (“E’ un pic­co­lo pas­so per l’uomo…” etc).

GF: Lo dedi­co alla mia cit­tà che per tan­ti anni ho fre­quen­ta­to pro­prio e soprat­tut­to la not­te. Per mol­ti anni io sono tor­na­to a casa sola­men­te alle pri­me luci dell’alba. Tut­ti i gior­ni, tut­to l’anno. Io vive­vo la not­te: di not­te incon­tra­vo gli ami­ci, esplo­ra­vo la mia cit­tà, ama­vo, man­gia­vo, vive­vo avven­tu­re. Lo dedi­co alla mia cit­tà, Caglia­ri, che ho impa­ra­to ad ama­re pro­prio di notte.

Tre agget­ti­vi per qua­li­fi­ca­re la not­te e Nyx.MS: Sia Nyx che la not­te sono, sen­za dub­bio, impre­ve­di­bi­li, scon­fi­na­ti e deci­sa­men­te bizzarri.
GF: La not­te: inti­ma, fan­ta­sti­ca, avven­tu­ro­sa. Nyx: cora­le, indi­vi­dua­li­sta, plurale.

Il sen­ti­men­to che la not­te le sug­ge­ri­sce, con il suo cie­lo nero, nel quo­ti­dia­no.MS: Per gli aspet­ti “not­tur­ni” di Not­te dell’Avvenire, se mi pas­sa­te la ridon­dan­za, ho deci­so di paga­re un tri­bu­to ad uno dei miei pun­ti di rife­ri­men­to let­te­ra­ri: H.P. Love­craft. E’ inol­tre un modo di vede­re la not­te che ormai ho inte­rio­riz­za­to anch’io. La meta­fo­ra di base è quel­la del cimi­te­ro di stel­le, una vol­ta inco­no­sci­bi­le ed incom­men­su­ra­bi­le. Un miste­ro sen­za con­tor­ni in cui la mia pro­ta­go­ni­sta andrà ad immer­ger­si, pro­tet­ta sol­tan­to da uno shut­tle tenu­to insie­me con lo spu­to e dei com­pu­ter di bor­do che, con­si­de­ra­ti dal­la nostra pro­spet­ti­va con­tem­po­ra­nea, non sareb­be­ro suf­fi­cien­ti per la cor­ret­ta gestio­ne di una caffettiera.
GF: La not­te io vedo meglio tut­te le cose. La not­te mi è ami­ca, com­pli­ce, com­pa­gna. Con il suo cie­lo nero la not­te mi sug­ge­ri­sce inti­mi­tà e al con­tem­po estre­ma libertà.

Nyx, secon­do la mito­lo­gia gre­ca, era la per­so­ni­fi­ca­zio­ne del­la not­te ter­re­stre e sorel­la di colui che rap­pre­sen­ta­va la not­te del mon­do infer­na­le, che in que­sto caso inten­dia­mo nel sen­so figu­ra­to del ter­mi­ne: il cie­lo che ogni not­te ci sovra­sta si chia­ma Nyx o Ere­bo? Qua­le dei due cie­li pre­do­mi­na il suo racconto?

MS: Nel mio rac­con­to, Ere­bo trion­fa. Si par­la del­la disgre­ga­zio­ne di un mon­do, quel­lo sovie­ti­co, del crol­lo di un uto­pia, quel­la astro­nau­ti­ca, e del­le riper­cus­sio­ni di que­sti even­ti su una don­na fra­gi­le come noi tut­ti. Tut­to ciò è intrin­se­ca­men­te infer­na­le a livel­lo dell’immaginazione, sia per il peri­co­lo a cui allu­de che per l’ansia e l’eccitazione da esso pro­dot­te. Cio­no­no­stan­te, sap­pia­mo che dall’Inferno si esce per rive­der le stel­le, no? Vivia­mo in un mon­do stra­no ed inte­res­san­te e dob­bia­mo fare il pos­si­bi­le per­ché lo diven­ti sem­pre di più.

GF: Non pos­so dir­lo io, lo deve dire il let­to­re. A me pia­ce pen­sa­re che nei miei rac­con­ti non ci sia­no con­fi­ni defi­ni­ti e net­ti fra il bene e il male, fra la ter­ra e gli infe­ri, fra la real­tà e la fan­ta­sia. Non vor­rei che pre­do­mi­nas­se una del­le due visio­ni sull’altra. Duran­te la not­te ter­re­stre suc­ce­do­no cose che di gior­no non sareb­be­ro pos­si­bi­li, di not­te si mate­ria­liz­za­no le fan­ta­sie e diven­ta­no rea­li. Per dir­la con Liga: “Cer­te not­ti ti sen­ti padro­ne di un posto che tan­to di gior­no non c’è”. C’è da dire che la not­te che rac­con­to io è una not­te estre­ma­men­te diver­sa da quel­la del­la mito­lo­gia. Quan­do non esi­ste­va l’illuminazione pub­bli­ca del­le stra­de e del­le cit­tà, la not­te ave­va tut­to un altro signi­fi­ca­to, era ter­re­no dei devia­ti, del mali­gno. Oggi, al con­tra­rio, da quan­do abbia­mo illu­mi­na­to le nostre cit­tà (dal­la Pari­gi dell’800, la vil­le lumié­re, appun­to) la not­te è diven­ta­ta bru­li­can­te di vita, di quel pul­sa­re che non si fer­ma più con il tra­mon­to. Ma che dopo il tra­mon­to acqui­sta un nuo­vo sapore.
19
Ott
2013

"Quando Tutto Tace" di Alessandro De Roma, un'analisi

[Oggi, con il leg­ge­ris­si­mo ritar­do di un anno e die­ci mesi, mi sono reso con­to che Ales­san­dro De Roma ha pub­bli­ca­to sul suo sito la tra­scri­zio­ne di una pre­sen­ta­zio­ne che feci del suo libro Quan­do Tut­to Tace nel 2011. Lo rin­gra­zio per le sue gen­ti­li paro­le e per aver sal­va­to il testo, i cui appun­ti ori­gi­na­li sono per­si nell'aldilà digi­ta­le del mio vec­chio Mac. Lo ripub­bli­co qui, per far­lo entra­re nel mio archi­vio. Mi per­do­ne­re­te per il tono a trat­ti leg­ge­ro dell'analisi, ma è sta­ta con­ce­pi­ta per una pre­sen­ta­zio­ne ora­le e non scritta.]

Quel­la che farò è una let­tu­ra o inter­pre­ta­zio­ne di Quan­do Tut­to Tace, scrit­to da Ales­san­dro De Roma, attra­ver­so l’analisi dei tre per­so­nag­gi prin­ci­pa­li e del­le tema­ti­che che incar­na­no, fina­liz­za­ta a sot­to­li­nea­re come que­sto roman­zo pos­sa esse­re let­to come la foto­gra­fia di un pro­ces­so cul­tu­ra­le in atto in Ita­lia. Cioè la mor­te degli anni ’80 nel­la nostra men­te col­let­ti­va oppu­re, se non il loro defi­ni­ti­vo supe­ra­men­to, alme­no la per­ma­nen­za dei loro effet­ti mor­ti­fe­ri. Con il ter­mi­ne “anni ’80″ voglio inten­de­re quel com­ples­so di idee che, a livel­lo cul­tu­ra­le alto, sono rap­pre­sen­ta­te dal post­mo­der­ni­smo e, ad un livel­lo meno eli­ta­rio, dal­la socie­tà del­lo spet­ta­co­lo. In que­sto per­cor­so men­ta­le sarò accom­pa­gna­to da Phi­lip K. Dick: è il mio ani­ma­le tote­mi­co. Quin­di imma­gi­na­te che il suo fan­ta­sma aleg­gi pro­prio ora in que­sta sala. Nono­stan­te Quan­do Tut­to Tace sia un libro scrit­to in sti­le post­mo­der­no, mi sem­bra che nuo­ti in quel fiu­me, ma lo fac­cia con­tro­cor­ren­te: è da que­sto attri­to che emer­ge la mia chia­ve d’interpretazione del testo.

Tere­sa de Caro­lis — Il valo­re dell’empatia

Il libro si apre con un dia­lo­go tra un’angelo dall’aspetto sgra­de­vo­le, chia­ma­to Tere­sa, e l’autore del roman­zo stes­so. Più che un dia­lo­go è un liti­gio sul­le moda­li­tà di crea­zio­ne di Tere­sa. Come gli androi­di di Bla­de Run­ner, quin­di, fin dal pri­mo momen­to in cui appa­re, Tere­sa è un per­so­nag­gio mani­fe­sta­men­te arti­fi­cia­le, crea­to dal suo Dio (ovve­ro De Roma) per assol­ve­re ad uno sco­po spe­ci­fi­co. Simil­men­te agli androi­di dic­kia­ni, si ren­de con­to di que­sto sta­to di cose e, per­ciò, disprez­za il suo crea­to­re per l’evidente imper­fe­zio­ne del­la sua ope­ra: Tere­sa è zop­pa, ha un sor­ri­so vaga­men­te disgu­sto­so ed altre ame­ni­tà che le ven­go­no ricor­da­te con­ti­nua­men­te da tut­ti i per­so­nag­gi e per­fi­no dall’autore del libro, quan­do inter­vie­ne nel­la nar­ra­zio­ne in pri­ma per­so­na. Tere­sa ha una filo­so­fia estre­ma­men­te dic­kia­na: anche lei è con­vin­ta che il suo mon­do sia una pri­gio­ne illu­so­ria crea­ta da un Dio o Demiur­go mal­va­gio (e par­lia­mo sem­pre del mal­va­gio De Roma) per tor­tu­ra­re lei e gli altri per­so­nag­gi. Que­sti sono i car­di­ni di una con­ce­zio­ne del­la real­tà mol­to anti­ca: sono le basi teo­lo­gi­che del­la cor­ren­te gno­sti­ca del cri­stia­ne­si­mo, che anda­va mol­to di moda (sic) nel Ter­zo Seco­lo dopo cri­sto. Gli gno­sti­ci sono sta­ti i pri­mi post­mo­der­ni: ad esem­pio, era loro abi­tu­di­ne riscri­ve­re i miti cri­stia­ni cam­bian­do­ne il pun­to di vista, come ad esem­pio la Gene­si vista dal­la pro­spet­ti­va del ser­pen­te o altre ini­zia­ti­ve let­te­ra­rie simi­li. Sono sta­ti i pri­mi a son­da­re l’aspetto meta­let­te­ra­rio del­la scrit­tu­ra e a por­re le fon­da­men­ta del gene­re let­te­ra­rio di cui anche Quan­do Tut­to Tace fa par­te. Poi i cat­to­li­ci li han­no ster­mi­na­ti per una fac­cen­da di sol­di e que­sto è uno dei moti­vi per cui Ales­san­dro De Roma non è il papa. Comun­que, la loro visio­ne del mon­do coin­ci­de in vari pun­ti con quel­la di Phi­lip K. Dick e di Tere­sa, entram­bi con­vin­ti di esse­re intrap­po­la­ti in una gab­bia di men­zo­gne da un Demiur­go malvagio.
La dif­fe­ren­za fon­da­men­ta­le tra gli androi­di di Bla­de Run­ner e Tere­sa è che quest’ultima è un ange­lo, nel sen­so let­te­ra­le del ter­mi­ne. Ciò le con­fe­ri­sce il dono dell’empatia, dell’amore incon­di­zio­na­to. Ed il suo com­por­ta­men­to nel­le varie vicen­de del libro con­fer­ma quan­to scrit­to da Dick nel suo sag­gio How to Build a Uni­ver­se That Doesn’t Fall Apart Two Days Later e cioè che, in un uni­ver­so arti­fi­cia­le, in cui i padro­ni sono mal­va­gi, imper­scru­ta­bi­li ed onni­po­ten­ti, ciò che con­trad­di­stin­gue il vero esse­re uma­no dai repli­can­ti (cioè gli uomi­ni “fin­ti”) è la sua capa­ci­tà di per­ce­pi­re ed imme­de­si­mar­si nel­le emo­zio­ni altrui: l’empatia, trat­to carat­te­ria­le domi­nan­te in Tere­sa. Quin­di ci tro­via­mo col bel para­dos­so di ave­re un per­so­nag­gio con­sa­pe­vo­le di esse­re “fin­to” ma dota­to dell’unica carat­te­ri­sti­ca dell’essere uma­no “vero”. E la pos­sie­de in dosi mol­to mag­gio­ri di tut­ti gli altri per­so­nag­gi, i qua­li, in linea teo­ri­ca, dovreb­be­ro esse­re comu­ni mortali.
Qual’è il com­pi­to di Tere­sa, affi­da­to­le dal Demiur­go-De Roma? Con­dur­re una lun­ga inter­vi­sta all’ex-musicista di bas­sa lega e pre­sen­ta­to­re Nel­lo Bru­ni. Ritor­nia­mo a Bla­de Run­ner: chi lo ha visto sa che che il mestie­re del pro­ta­go­ni­sta Dec­kard con­si­ste pro­prio nell’”intervistare” per­so­ne sospet­te di esse­re androi­di, misu­rar­ne le rea­zio­ni e deter­mi­na­re se sia­no vera­men­te degli esse­ri uma­ni. Que­sto è ciò che Tere­sa fa con Nel­lo: le doman­de da lei poste, che costel­la­no il libro, han­no come obiet­ti­vo quel­lo di far sì che Nel­lo si scuo­ta dal suo tor­po­re e dal­la sua rou­ti­ne, affron­ti la sua vita, e tor­ni ad esse­re un uomo nel sen­so più pie­no del ter­mi­ne. Pos­sia­mo vede­re Tere­sa come una sor­ta di Socra­te, che spin­ge maieu­ti­ca­men­te Nel­lo a sve­gliar­si dal suo sonno.

Nel­lo Bru­ni — La socie­tà del­lo spettacolo

 


Nel­lo, al con­tra­rio di Tere­sa, non ha idea del­la sua natu­ra let­te­ra­ria. È un ex-can­tan­te del­la band I Cuc­cio­li di Tigre, fie­ro del­le sue par­te­ci­pa­zio­ni a San Remo. E’ un ex ven­di­to­re di pen­to­le, pro­dut­to­re ese­cu­ti­vo di show ed agen­te tele­vi­si­vo. Quan­do il libro comin­cia, è ormai nel­la sua fase deca­den­te. Ormai vec­chio, dopo esser­si ritro­va­to solo al mon­do per col­pa del desti­no e del­la sua con­dot­ta allu­ci­nan­te, dopo aver per­so la fama ed il dena­ro, si è chiu­so nel suo appar­ta­men­to e con­tem­pla il sui­ci­dio. E’ tor­men­ta­to da una depres­sio­ne feno­me­na­le ed un sen­so di inu­ti­li­tà che sca­tu­ri­sce dal­le gio­ie effi­me­re dell’attrezzo a cui ha dedi­ca­to la vita: la tele­vi­sio­ne. I suoi tra­scor­si “arti­sti­ci”, se così li pos­sia­mo chia­ma­re, sono rie­vo­ca­ti nell’intervista con­dot­ta da Tere­sa. E’ una vita ste­ri­le e super­fi­cia­le, domi­na­ta dall’amore per il ses­so ed il dena­ro. Nel­lo è il figlio pre­di­let­to del­la socie­tà del­lo spet­ta­co­lo, un pro­dot­to da com­pra­re e ven­de­re come le pen­to­le che ten­ta di spac­cia­re in tele­vi­sio­ne. Dal­la rico­stru­zio­ne del mon­do tele­vi­si­vo attua­ta da De Roma, appa­re evi­den­te che, come dice­va Bur­rou­ghs, “simil­men­te all’eroina, l’intrattenimento è il pro­dot­to idea­le in un regi­me capi­ta­li­sti­co, per­ché è una mer­ce che non vie­ne ven­du­ta ad un clien­te: al con­tra­rio, è il clien­te ad esse­re ven­du­to alla mer­ce. In que­sti due casi, non è il pro­dot­to ad esse­re sem­pli­fi­ca­to e miglio­ra­to (secon­do i clas­si­ci miti del­la con­cor­ren­za), ma i clien­ti ad esse­re degradati”.
E, su que­sto pun­to, nono­stan­te il libro fac­cia una meti­co­lo­sa ana­li­si del­le dina­mi­che tele­vi­si­ve e del­la schia­vi­tù squal­li­da del­la fama, pre­fe­ri­sco non dilun­gar­mi per­ché il roman­zo lo fa in manie­ra più bril­lan­te di quan­to lo potrei fare io. Comun­que, anche Nel­lo, sot­to stra­ti di rim­pian­ti, rimor­si, fru­stra­zio­ne e deca­den­za, ha una scin­til­la vita­le che gli per­met­te di intui­re il gran­de sche­ma del­le cose. Que­sto è uno scam­bio di bat­tu­te tra lui e Tere­sa: (Tere­sa par­la) “Come se qual­cu­no si stes­se diver­ten­do alle nostre spal­le?” con­ti­nua, “come se ci faces­se­ro uno scher­zo.” (E lui) “Un Dio Mal­va­gio che ha crea­to il mondo.”
Inol­tre, capi­sce che c’è un ele­men­to man­can­te nel­la sua uma­ni­tà, e la com­pren­sio­ne di ciò avver­rà man mano che la sto­ria si svi­lup­pa e tut­ti i pez­zi del puzz­le cado­no al loro posto. Per­ché, come tut­ti i libri post­mo­der­ni, anche Quan­do Tut­to Tace è un puzz­le. Cio­no­no­stan­te, ha uno svol­gi­men­to intri­gan­te e con­tro­cor­ren­te: per­ché, man mano che il mon­do di que­sto libro vie­ne costrui­to, ini­zia anche a disgre­gar­si. E que­sto è il momen­to per il gran­de ritor­no di Dick, con un pic­co­lo bra­no che par­la del pic­co­lo scher­mo, par­la di Nel­lo e par­la del mon­do di que­sto roman­zo: “Cos’è la real­tà? Sia­mo bom­bar­da­ti da pseu­do real­tà costrui­te da per­so­ne mol­to sofi­sti­ca­te con attrez­zi elet­tro­ni­ci mol­to sofi­sti­ca­ti. Non mi fido del­le loro moti­va­zio­ni e non mi fido del loro pote­re. Han­no un pote­re straor­di­na­rio: quel­lo di crea­re uni­ver­si del­la men­te. E lo so, per­ché anch’io fac­cio la stes­sa cosa. E lo fac­cio in modo tale che non col­las­si­no dopo due gior­ni. Ma vi voglio rive­la­re un segre­to: vi ho men­ti­to. In real­tà, mi pia­ce pro­prio costrui­re uni­ver­si che col­las­sa­no dopo due gior­ni. Ho un amo­re segre­to per il caos. Dovreb­be esser­ce­ne di più. Io cre­do, e sono mor­tal­men­te serio quan­do lo dico, che non biso­gna pen­sa­re che l’ordine e la sta­bi­li­tà sia­no sem­pre oppor­tu­ni o posi­ti­vi, sia in un uni­ver­so che in una socie­tà. Ciò che è vec­chio ed ossi­fi­ca­to deve dare spa­zio a nuo­va vita e la nasci­ta di nuo­ve real­tà. Que­sta è una veri­tà peri­co­lo­sa, per­ché ci dice che dob­bia­mo, pri­ma o poi, abban­do­na­re ciò che ci è fami­lia­re. E que­sto fa male, ma è par­te del­la sce­neg­gia­tu­ra del­la vita. Se ci rifiu­tia­mo di far­lo, ini­zia­mo a mori­re interiormente.”
Ed è esat­ta­men­te que­sto il dilem­ma, arri­va­to ai gior­ni del­la sua vec­chia­ia, che Nel­lo dovrà affron­ta­re per ritro­va­re la sua uma­ni­tà. For­tu­na­ta­men­te, ha un ange­lo dal­la sua par­te. Dovrà fare il pos­si­bi­le per emer­ge­re, anche psi­co­lo­gi­ca­men­te, dal mon­do di spec­chi del­la socie­tà del­lo spet­ta­co­lo e sco­pri­re l’aria fre­sca che si respi­ra fuo­ri dal pic­co­lo schermo.

Simo­ne Costa — Le gab­bie nel tea­tro del mondo

 


All’interno del roman­zo, Simo­ne Costa è uno degli ami­ci sto­ri­ci di Nel­lo Bru­ni, lega­to a lui da un rap­por­to com­ples­so e pro­ble­ma­ti­co. Comun­que, non è su que­sto che mi voglio sof­fer­ma­re. Simo­ne Costa è per mol­ti ver­si ico­ni­co del­la clas­se intel­let­tua­le ita­lia­na. È nar­ci­si­sta, arro­gan­te, cini­co. È un’intellettualoide fumo­so e per­fet­ta­men­te inte­gra­to alla mac­chi­na del pote­re cato­di­ca. La sua cul­tu­ra è più un anal­ge­si­co o una razio­na­liz­za­zio­ne del­la sua stes­sa meschi­ni­tà che un moto­re di evo­lu­zio­ne per­so­na­le e socia­le. Da que­sto pun­to di vista, è una rap­pre­sen­ta­zio­ne dell’intellettuale “di regi­me” o più sem­pli­ce­men­te “para­cu­lo”. Simo­ne Costa affron­ta in manie­ra diret­ta, all’interno del libro, i pro­ble­mi del post­mo­der­no, que­sta ver­sio­ne cul­tu­ral­men­te avan­za­ta del­la ideo­lo­gia del­la socie­tà del­lo spettacolo.
Simo­ne Costa dice, citan­do Umber­to Eco, in un pun­to salien­te del roman­zo: «Chi dice “ti amo dispe­ra­ta­men­te” sa che lo ha già det­to Lia­la in tut­ti i suoi libret­ti sen­ti­men­ta­li e allo­ra, ecco che a quel “dispe­ra­ta­men­te”, non può che sor­ri­de­re con spi­ri­to: alme­no il tan­to che basta per far capi­re all’amato, o all’amata, che sa che quel­la fra­se l’ha già scrit­ta Lia­la: tut­ta­via, dice Eco, ciò non gli impe­di­sce di amar­si comun­que. La dif­fe­ren­za però, dico io, è che quel sor­ri­so non è affat­to cosa pic­co­la, pro­prio per nien­te! E’ un sor­ri­so di scher­no, ahi­mé, e cam­bia ogni cosa.»
Vede­te come, in que­sto pas­sag­gio, si sve­la il lato nichi­li­sta e vuo­to del post-moder­no. La sin­dro­me del “tut­to è già sta­to det­to e fat­to e scrit­to”, del “la vita non ha sen­so”, del “il mon­do è una masche­ra die­tro una masche­ra die­tro una masche­ra”. Anche Simo­ne Costa, for­se, per­ce­pi­sce a livel­lo subli­mi­na­le o intel­let­tua­le di far par­te di un ope­ra let­te­ra­ria ed è schiac­cia­to dal­la vacui­tà di que­sta nozio­ne. In que­sta visio­ne del­le cose, nul­la è vero e quin­di nul­la ha sen­so. E’ ciò che cre­de­va­no gli gno­sti­ci, ma la dif­fe­ren­za prin­ci­pa­le è che gli gno­sti­ci era­no cri­stia­ni, e quin­di tro­va­va­no la sal­vez­za in una ipo­te­ti­ca reden­zio­ne divi­na. Ste­fa­no Costa è un intel­let­tua­le del seco­lo ven­tu­ne­si­mo e non cre­de più in nul­la, quin­di non tro­va nes­sun appi­glio. Que­sto sta­to di cose appar­te­ne­va anche alla let­te­ra­tu­ra post­mo­der­na ita­lia­na, a par­ti­re dagli anni ’80. Dico­no i Wu Ming, ripren­den­do lo stes­so bra­no di Eco cita­to da Costa: «Nel­le Postil­le al Nome del­la Rosa (cfr. la nota 3 in cal­ce a que­sto testo), Umber­to Eco die­de una defi­ni­zio­ne del post­mo­der­ni­smo dive­nu­ta cele­ber­ri­ma. Para­go­nò l’autore post­mo­der­no a un aman­te che vor­reb­be dire all’amata: “Ti amo dispe­ra­ta­men­te”, ma sa di non poter­lo dire per­ché è una fra­se da roman­zo rosa, da libro di Lia­la, e allo­ra enun­cia: “Come direb­be Lia­la, ti amo dispe­ra­ta­men­te.” Negli anni suc­ces­si­vi, l’abuso di quest’atteggiamento por­tò a una stag­fla­zio­ne del­la paro­la e a una sovrab­bon­dan­za di “meta-fic­tion”: rac­con­ta­re del pro­prio rac­con­ta­re per non dover rac­con­ta­re d’altro. Oggi la via d’uscita è sosti­tui­re la pre­mes­sa e spo­sta­re l’accento su quel che impor­ta dav­ve­ro: “Nono­stan­te Lia­la, ti amo dispe­ra­ta­men­te”. Il cli­ché è evo­ca­to e subi­to mes­so da par­te, la dichia­ra­zio­ne d’amore ini­zia a rica­ri­car­si di senso.»
Quin­di, in con­clu­sio­ne, si può dire che Quan­do Tut­to Tace foto­gra­fa que­sti bran­del­li di anni ’80, la socie­tà del­lo spet­ta­co­lo e il post­mo­der­no, che anco­ra ci ammor­ba­no la vita e pun­ta ad una pos­si­bi­le solu­zio­ne o via d’uscita che pos­sa resti­tui­re un sen­so alle cose ed una dimen­sio­ne uma­na alla vita. E, come dice­va anche Phi­lip Dick, que­sta è l’approccio del diver­so, l’amore e l’empatia ver­so gli altri esse­ri uma­ni. Que­sta è la nostra nuo­va utopia.
9
Ott
2013

Jimmy's End Cycle


Alan Moo­re e Mitch Jen­kins han­no finan­zia­to i cin­que cor­to­me­trag­gi del ciclo di Jimmy's End con una trion­fan­te cam­pa­gna di cro­w­d­fun­ding. Quan­do sarà com­ple­ta­to l'ultimo epi­so­dio, usci­ran­no diret­ta­men­te in DVD. Sono mera­vi­glio­si. Ho avu­to il pia­ce­re di curar­ne la tra­du­zio­ne italiana.
5
Ott
2013

Heisenb3rg Studio 2.0 — Gli ultimi aggiornamenti

HEISENB3RG STUDIO è lo sto­re di que­sto sito. Con­tie­ne link a tut­ti i miei libri (e, pre­sto, fumet­ti) in ven­di­ta, pub­bli­ca­ti da tut­ti gli edi­to­ri con cui col­la­bo­ro. In aggiun­ta, vi pub­bli­co di tan­to in tan­to qual­che volu­met­to spe­cia­le, spes­so atti­nen­te alla mia atti­vi­tà di tra­dut­to­re o scrit­to­re. Per un paio di gior­ni è sta­to offli­ne. Ecco i miglio­ra­men­ti imple­men­ta­ti duran­te que­sta ope­ra di ristrutturazione:
  • Ora tut­te le pro­du­zio­ni "autoc­to­ne" (qui, qui e qui) han­no un ISBN.
  • I sud­det­ti volu­mi sono pre­sen­ti su tut­ti gli sto­re di eBook prin­ci­pa­li (una ven­ti­na in tut­to): pri­ma era­no pre­sen­ti sol­tan­to su Amazon.
  • Ho amplia­to la sezio­ne "Doman­de Frequenti".
  • La pos­si­bi­li­tà di con­di­vi­de­re le sche­de dei libri su Pinterest.
Tra le pros­si­me pub­bli­ca­zio­ni da segna­la­re ci sono: LIBERTA' di Jack Par­sons, I Segu­gi di Tin­da­los di Frank Bel­k­nap Long (per la col­la­na Love­craft Zero Adden­da) e Beyond the Spec­trum di Mor­gan Roberts­on, un inquie­tan­te rac­con­to del 1914 che pre­an­nun­cia una guer­ra mon­dia­le tra USA e Giap­po­ne, con­clu­sa attra­ver­sò l'impiego di bom­be atomiche.
Come al soli­to, que­ste pub­bli­ca­zio­ni sono cura­te da me nel tem­po libe­ro, quin­di è impos­si­bi­le pre­ve­der­ne con pre­ci­sio­ne la data di usci­ta a lun­go ter­mi­ne. Liber­tà è attual­men­te in fase di edi­ting. Se tut­to va bene, sarà dispo­ni­bi­le a par­ti­re dal­la set­ti­ma­na prossima.
Ed, ovvia­men­te, col­go l'occasione per ricor­da­re che il mio roman­zo zom­bie-hor­ror pub­bli­ca­to da Arka­dia, Doma­ni — Cro­na­ca del con­ta­gio, abbel­li­rà gli scaf­fa­li di tut­te le miglio­ri libre­rie d'Italia a par­ti­re dal 28 ottobre.