Workers
Sesto brano di THE DIABOLIST VARIATIONS, più o meno ispirato ai Fear Factory. Buon primo Maggio.
Sesto brano di THE DIABOLIST VARIATIONS, più o meno ispirato ai Fear Factory. Buon primo Maggio.
È uscito TEOREMA #14. Questo mese, ho scritto Thimbleweed Park – Gerarchie del controllo (e anche una recensione di Hardcore Henry). Ecco l’incipit.
«Sarà come aprire un vecchio e polveroso cassetto e trovarci un’avventura grafica della LucasArts a cui non avete mai giocato». Con queste parole, due anni fa, si aprì la raccolta fondi su Kickstarter che diede origine a Thimbleweed Park, il nuovo videogame di Ron Gilbert e Gary Winnick. L’iniziativa ebbe un certo successo: attirò più di quindicimila backer, ammassando un capitale doppio rispetto a quello richiesto dagli sviluppatori (ovvero, più di seicentomila dollari). Dato che viviamo in un mondo crudele – si vocifera che una parte dell’umanità sia ancora ignara delle mirabili opere di Gilbert e colleghi – è necessario compiere un breve excursus per spiegare come mai tutto ciò costituisca una buona notizia.
Sardinia Post mi ha intervistato. Ecco un estratto:
I personaggi del testo sono in bilico tra estremo realismo e sicura visionarietà…
Spesso, la narrativa fantastica degenera in una confortevole favola d’evasione, in cui i lettori possono rifugiarsi, al sicuro dalla terribile concretezza della realtà. Al contrario, perché le nostre storie abbiano un’utilità non meramente analgesica, credo che l’immaginario debba solidamente radicarsi nell’”incubo della storia” (come scriveva Joyce). Questo vuol dire rappresentare i personaggi – e gli ambienti in cui vivono – in modo verosimile, per poi innestare ogni aspetto fantastico sopra queste solide fondamenta. Solo da questo delirio della realtà può emergere qualcosa che abbia un significato “mitologico”; capace di suscitare la riflessione, oltre che l’intrattenimento.
È uscito CTHULHU E RIVOLUZIONE – IL PENSIERO POLITICO DEL SOLITARIO DI PROVIDENCE. In questo testo del 1933, H.P. Lovecraft espone la trasformazione del suo pensiero politico in seguito alla Grande Depressione, discutendo di lotta di classe, del potere dei monopoli, di un nuovo sistema di welfare e del suo giudizio sul New Deal rooseveltiano, sollevando interrogativi e trovando soluzioni a problemi che ancora oggi vessano l’Occidente. Il volume include anche Il culto dei nomi barbari, una disamina delle etimologie lovecraftiane in fatto di divinità aliene, libri maledetti, luoghi e personaggi, e A layman looks at the government, il testo originale in inglese del breve saggio che costituisce la parte centrale del volume.
(Questo articolo costituisce la prefazione del volume Cthulhu e Rivoluzione – Il pensiero politico del Solitario di Providence. Aggiornamento 02/03/17: il pezzo è stato ripreso da Megachip.)
Si vedrà allora come da lungo tempo il mondo possiede il sogno di una cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza, per possederla realmente.
Lettera a Ruge, Karl Marx, 1843
La Grande Razza sembrava formare un'unica nazione dai legami alquanto elastici e con le maggiori istituzioni in comune; tuttavia c'erano quattro specifiche divisioni. Il sistema politico-economico era una specie di socialismo fascista, con le principali risorse distribuite razionalmente e il potere delegato a un governo di pochi individui, eletto dai voti di tutti coloro che superavano determinate prove psicologiche e culturali.
The Shadow Out of Time, H.P. Lovecraft, 1935
Il governo era complesso e probabilmente di tipo socialista, anche se a questo proposito i bassorilievi non hanno potuto darci nessuna sicurezza.
At The Mountains of Madness, H.P. Lovecraft, 1936
Secondo la vulgata, non c’è dubbio che Lovecraft fosse un fascista. Era un conservatore nazionalista, misogino, antisemita, xenofobo, omofobo e classista, convinto che la democrazia fosse una tragica farsa. Eppure, il percorso politico del Solitario di Providence riserva delle sorprese a chiunque desideri approfondire l’argomento; una mera scorsa superficiale alle sue lettere e ai suoi articoli non si limita ad offrirci una rapida confutazione della tesi circa il suo presunto fascismo ma, in un sorprendente colpo di scena, mina la nostra sanità mentale con un’agghiacciante rivelazione: sepolta nelle innominabili profondità del suo animo, vediamo sventolare una bandiera rossa.